Catanzaro in B, Magalini: «Una squadra da record, stavolta non volevamo fallire»

by Lorenzo Cascini

Qualcuno oggi lo chiede ancora. «Ma tu c’eri a Vibo sei anni fa?». Allora si giocavano i playout e il Catanzaro lottava per non retrocedere in Serie D. Anche li il settore ospiti era pieno, come ieri a Salerno. C’erano le stesse facce, anche se sembra passata una vita. Adesso i giallorossi festeggiano una promozione trionfale, arrivata con cinque giornate d’anticipo e sedici punti sul Crotone secondo. Campionato dominato dall’inizio alla fine.

I tifosi che ieri si abbracciavano dopo la vittoria con la Gelbison sono gli stessi che sei anni fa erano lì a lottare per restare in C. Tutto quello che c’è stato in mezzo glielo leggi negli occhi, increduli al fischio finale. Ma anche felici e finalmente liberi. Dopo diciassette anni il Catanzaro è di nuovo in Serie B, stavolta dopo un girone C stravinto e una leadership mai messa in discussione. Ora una città intera può festeggiare, senza dimenticare Vibo e le preghiere di quel pomeriggio di maggio di sei anni fa.

Dalla Sila alla B, nadir di una cavalcata trionfale

A proposito di fotografie e sguardi ce ne sono alcune che  vanno tirate fuori dal mazzo per raccontare la promozione in B dei giallorossi. Il campo base è Moccone, sull’altopiano della Sila a trecento metri sul livello del mare. Nadir di un percorso che ha portato fino alla B. «Eravamo lì in ritiro. Bastava guardare i ragazzi negli occhi per capire la loro determinazione. Dopo i primi dieci giorni ero convinto che saremmo arrivati in alto». A parlare è Giuseppe Magalini, direttore sportivo del Catanzaro e architetto di un progetto che ha radici solide e fondamenta ben strutturate: «I meriti vanno divisi in tante parti. Dalla società a Vivarini, fino ai giocatori e ai tifosi. Ieri erano in 10mila a Salerno, con altri 5 o 6 mila che ci hanno accolto nel nostro stadio per festeggiare. È stato stupendo». 

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Entusiasmo scaccia fantasmi

A Catanzaro in estate il clima era quasi di timore, dopo due promozioni sfumate all’ultimo, sembrava quasi ci fosse una maledizione. «Quando sono arrivato a luglio dal discorso della proprietà ho percepito questo. Come se ci fosse il rischio di fallire ancora. Invece abbiamo scacciato via tutti i fantasmi». La squadra ha iniziato con i piedi per terra, poi partita dopo partita abbiamo preso sempre più consapevolezza della propria forza. «Sai si dice che vincere aiuta a vincere. Nel nostro caso è stato veramente cosi. Siamo riusciti a chiudere un cerchio che era aperto da troppo tempo. Si respirava un’aria di festa fin dalle prime vittorie». 

A novembre arriva il Crotone secondo in classifica, il Ceravolo è pieno e già si intuiva che potesse essere una sfida decisiva.  Altro momento spartiacque. «Erano tanti anni che a Catanzaro lo stadio non era pieno. Quella penso sia una delle cartoline che raccontano meglio la stagione e l’entusiasmo che c’è sempre stato in città».  La squadra di Vivarini vince due a zero e allunga ancora, dando un segnale forte al campionato. «Abbiamo fatto un cammino strepitoso, giocando un calcio di livello su ogni campo. Siamo riusciti a vincere divertendoci. Lo dicevo l’altro giorno in panchina durante un allenamento ‘Peccato finisca già, giochiamo così bene che è un peccato smettere’». Ci riproveranno in Serie B. «Daremo continuità al progetto. Non ci accontentiamo e non vogliamo fermarci. Adesso però ci godiamo la festa».  

Pietro Iemmello, leader e profeta in patria

Si ripartirà da Pietro Iemmello, capocannoniere e uomo simbolo della squadra. È stato riferimento e guida. «Ricordo la sua voglia di rimanere e il suo sguardo quando mi disse che voleva restare per vincere»È stato profeta in patria, ha guidato la squadra e fatto 23 gol. Leadership al potere. Anche ieri ha sbloccato la partita, spianando la strada alla festa. «Rappresenta il Catanzaro, anche come attaccamento alla maglia e alla città. Lui è l’uomo che finisce in copertina, ma credo che la nostra sia una vittoria del gruppo. Ci sarebbero tanti nomi da fare, da capitan Martinelli a Biasci e Vandeputte». 

Un ‘Io c’ero’ che oggi vale di più

Il tecnico Vivarini è stato il regista del film, Iemmello l’attore protagonista. Ma per la realizzazione finale sono stati fondamentali tutti. L’allenatore ritrova così la Serie B, lasciata con l’Entella nel 2021 e si regala una bella rivincita personale con la terza serie, dopo la finale playoff persa col Bari contro la Reggiana nel 2020 e la promozione in B del 2015 con il Teramo revocata dalla giustizia sportiva. Il Catanzaro invece la riabbraccia 17 anni dopo. Ha dominato, ha il miglior attacco con 88 gol fatti – e può arrivare a 100 facendone 12 in cin5ue giornate – e la miglior difesa con sole 13 reti subite. Il tutto con 16 marcatori diversi. Ora l’imperativo sarà continuare a correre. «La società è ambiziosa. In estate abbiamo deciso di dare fiducia a Vivarini, che in un anno e mezzo ha creato un clima fantastico, e la scelta ha pagato. Già a partire dal ritiro sembravamo un gruppo amici, decisi nel raggiungere un obiettivo e con una gran cultura del lavoro». Oggi ne hanno raccolto i frutti e una città intera festeggia grazie a loro. Senza dimenticare Vibo, le finali perse e tutto quello che hanno passato negli ultimi diciassette anni. Lo si legge negli occhi di chi c’è sempre stato, oggi finalmente felici e orgogliosi. C’erano a Salerno come in ogni parte d’Italia in questi anni tristi e difficili. E quel ‘io c’ero’ conta più di ogni altra cosa.