36 anni fa l’unica sfida tra Allegri e Spalletti da calciatori

by Matteo Lignelli
Spalletti Allegri calciatori

Da ‘toscanacci’ quali sono, tra frecciate e complimenti velati di ironia, Massimiliano Allegri e Luciano Spalletti hanno scaldato la sfida tra Napoli e Juventus già durante le conferenze stampa di rito. «Ho grande stima di Luciano. È talmente buffo e divertente che ogni tanto litighiamo come l’anno scorso» ha iniziato Allegri, ricordando la breve lite dopo la gara del Maradona del settembre 2021. Poi ha ‘lisciato’ il rivale come si deve: «Io non sono un allenatore, faccio questo mestiere per sbaglio, dovevo fare un’altra roba. Luciano è molto bravo, affrontarlo è sempre una bella sfida. Lui è uno dei più bravi, se non il migliore, a insegnare».

«Capisco che per Allegri sia conveniente passare da comprimario, ma per la Juve è impossibile nascondersi dal ruolo di favorita» la risposta di Luciano. «Allegri è il più bravo perché lo dice il suo palmarès. Davanti a quello io posso solo inchinarmi». Parole che confermano la grande tensione per una partita che dirà molto sulla lotta-scudetto, tra due dei migliori tecnici in circolazione. Due che si sono sfidati tantissime volte in panchina, è vero, ma soltanto una da calciatori nonostante condividano la regione di provenienza.

35 anni fa l’unico precedente tra Allegri e Spalletti da calciatori

Luciano da Certaldo è otto anni e mezzo più anziano, e questa è una parziale spiegazione, oltre al fatto che con gli scarpini ai piedi non è mai andato oltre la C1. Anche per questo le loro carriere si sono sempre mosse in direzioni diverse. Convergendo soltanto l’8 novembre del 1987 a Livorno, città natale di Max. Stadio Ardenza – ancora non si chiamava Armando Picchi – di fronte a 4.905 spettatori paganti. Categoria, per l’appunto, la C1, anche se di un livello più alto rispetto a quel che viene proposto oggi. Allegri, che poi negli anni Novanta si sarebbe stabilizzato in Serie A con Pescara e Cagliari, aveva 19 anni ed era già diventato il cervello degli amaranto. Di fronte lo Spezia di Spalletti, per dare vita a una partita ruvida com’è nella tradizione della rivalità tra queste due squadre.

Ascoltando chi ha vissuto quella giornata, sembra che il confronto tra i due si riduca al solito dualismo tra qualità e quantità. «Max era un giocatore molto tecnico, fortissimo quando con il pallone tra i piedi doveva distribuire il gioco. Era dotato di un grande calcio, di un lancio molto preciso. Era proprio bello da vedere» ha raccontato Igor Protti, suo compagno al Livorno, al Tirreno. Spalletti, invece, «un mediano di quelli rudi, di grande corsa. In quegli anni non c’era l’obbligo dei parastinchi e lui come me, giocava con i calzettoni abbassati. All’epoca aveva una chioma folta e fluente». Vinse lo Spezia per 1-0 con gol di Telesio al 51’.

Nella filosofia dei due allenatori è come se oggi qualcosa si fosse capovolto. Il più concreto, probabilmente, è Max, profeta del cortomuso. Più spumeggiante il gioco di Spalletti, che a ogni conferenza ci ricorda quanto è bravo (anche) con le parole: «Allegri sposa il motto juventino, che vincere è l’unica cosa che conta. Qui è tutto più anima e cuore, c’è stato Maradona, l’hanno visto giocare e quando ha vinto ha mostrato quanta bellezza c’è nel calcio. Noi non possiamo fare a meno di portarci dietro un po’ di quella bellezza e ricordiamo quel calcio sperando di riproporlo». E tu che stai leggendo da che parte stai?