7 maggio 2011: dieci anni fa l’ultimo scudetto del Milan. Chi furono i protagonisti di quell’annata?

by Redazione Cronache

Esattamente 10 anni fa, il 7 maggio 2011, grazie al pareggio per 0-0 ottenuto contro la Roma allo stadio Olimpico, i rossoneri guidati da Massimiliano Allegri conquistarono matematicamente il 18° ed ultimo Scudetto del Diavolo.

Il Milan quel giorno scese in campo così:

MILAN (4-3-1-2): Abbiati; Abate, Nesta, Thiago Silva, Zambrotta; Gattuso (1′ s.t. Ambrosini), van Bommel, Seedorf; Boateng; Robinho (28′ s.t. Pato), Ibrahimović. A disposizione: Amelia, Yepes, Bonera, Pirlo, Cassano. Allenatore: Allegri

Una formazione di tutto rispetto, con tanti elementi di qualità ed esperienza. Vediamo però chi furono tutti i protagonisti di quell’annata (tutti i dati di seguito riportati sono riferiti alla Serie A) che portarono il Milan allo Scudetto.

Portieri

A difendere la porta rossonera nell’anno dell’ultimo scudetto fu Christian Abbiati. Il n.1 ex Juventus ed Atletico Madrid diventò una vera e propria bandiera, tanto che poi si ritirò dal calcio giocato con i colori rossoneri addosso. Quella stagione scese in campo 35 volte. Suo vice fu Marco Amelia, prelevato in quella stessa stagione in prestito con diritto di riscatto dal Genoa. Il terzo portiere, che scese in campo per soli 3 minuti, era Flavio Roma. Mai convocati i giovani Alberto Paleari e Davide Di Fabio.

Difensori

Partendo dai centrali, la coppia difensiva che trascinò il Milan allo Scudetto era composta da Thiago Silva (33 presenze ed un goal) ed Alessandro Nesta (26 presenze). Entrambi giocarono ancora una stagione a Milano, sponda rossonera, prima di trasferirsi rispettivamente a Paris Saint-Germain e Montréal Impact. Loro riserve erano Daniele Bonera (16 presenze) e Mario Yepes (13 presenze). Solo 5 apparizioni per il 22-enne di belle speranze Sokratis Papastathopoulos e 2 per Nicola Legrottaglie.
A destra il titolare era il 23-enne Ignazio Abate, che scese in campo in 29 occasioni. A fargli da chioccia c’erano gli esperti Gianluca Zambrotta (15 presenze) che, in alcune occasioni, giocò anche a sinistra, e Massimo Oddo (7 presenze).
Anche a sinistra il titolare era un giocatore cresciuto nel vivaio rossonero: parliamo di Luca Antonini, che totalizzò 22 presenze. Prima riserva era Marek Jankulovski (5 presenze). A gennaio arrivò però dall’Ajax Urby Emanuelson che, sebbene fosse stato acquistato come centrocampista, venne utilizzato soprattutto come terzino sinistro (9 presenze). Una sola presenza, per tutti i novanta minuti, per Didac Vilà. Presenti in rosa, ma mai convocati, Rodrigo Ely, Michelangelo Albertazzi, Andrea De Vito, Kakhaber Kaladze e Oguchi Onyewu, ricordato dai più per la celebre lite in allenamento con Zlatan Ibrahimovic.

Centrocampisti

Il terzetto di centrocampisti di quel Milan è semplicemente da applausi: i titolari erano Gennaro Gattuso, Andrea Pirlo e Clarence Seedorf. Ringhio, vice-capitano di quel Milan, ottenne 31 presenze e 2 reti. L’attuale allenatore della Juventus, che si trasferì proprio ai bianconeri al termine della stagione, realizzò una rete in 17 presenze.  Per l’olandese, invece, 4 reti in 30 presenze. Ad alternarsi con Pirlo c’era Mathieu Flamini (22 presenze e 2 reti); anche il capitano Massimo Ambrosini trovò tanto spazio in quella stagione, con 18 presenze coronate da una rete. Nel mercato di riparazione ad arrivare dal Bayern Monaco fu Mark van Bommel, che scese in campo 14 volte. 6 presenze per il 18-enne Alexander Merkel; 3, con una rete, per il sierraleonese Rodney Strasser. Convocati rispettivamente 2 e 3 volte, ma mai utilizzati, i giovani Simone Calvano e Bruno Montelongo. Nemmeno una convocazione per il 17-enne Simone Verdi.

Attaccanti

Chissà cosa ne sarebbe stato di quel Milan senza l’ultimo giorno del calciomercato. Sì, perché, proprio al termine della sessione estiva, la coppia Berlusconi-Galliani batté un doppio colpo: Zlatan Ibrahimovic dal Barcellona e Robinho dal Manchester City. Il prima doveva riscattarsi dopo un’annata deludente agli ordini di Pep Guardiola; il secondo non era mai veramente riuscito ad imporsi nei citizens.

I due si rivelarono fondamentali per la vittoria dello Scudetto. Realizzarono entrambi 14 reti: lo svedese scese in campo 29 volte; 34 invece le presenze del brasiliano. Il tridente era spesso completato dalla stella ventenne di Alexandre Pato, anche lui a segno 14 volte (in 25 presenze). Importante per la vittoria finale fu anche Kevin-Prince Boateng (3 reti in 26 presenze), il quale permetteva al tecnico Allegri di modificare lo scacchiere tattico in funzione degli avversari. A gennaio, dopo la furiosa lite con l’allora presidente blucerchiato Riccardo Garrone, arrivò dalla Sampdoria Antonio Cassano. Il talento di Bari Vecchia realizzò 4 reti in 17 presenze. Solo 6 presenze e 2 reti per Filippo Inzaghi, che giocò ancora una stagione in rossonero prima di ritirarsi. Una sola presenza per Giacomo Beretta, Marco Borriello e Nnamdi Oduamadi.

Allenatore

Il vero artefice dello scudetto del Milan fu, probabilmente, Massimiliano Allegri. Arrivato con aspettative non altissime dal Cagliari (dove aveva appena conquistato una salvezza miracolosa), fu in grado di ottenere lo scudetto al primo colpo, dimostrando una grandissima conoscenza tattica e grande abilità nella gestione di uno spogliatoio composto da tanti campioni.