Quella volta in cui José Mourinho venne arrestato

by Matteo Lignelli
Mourinho arrestato

Compie 60 anni, giovedì 26 gennaio, uno degli allenatori più iconici (e vincenti) della storia del calcio. Autoproclamatosi Special One ai tempi del Porto, dopo aver vinto la Champions League, José Mourinho da sempre divide gli appassionati di calcio. Chi critica il suo gioco un po’ conservativo, chi ricorda che ha vinto ovunque.

Chi sorride alle sue battute, alle sue uscite velenose («Lo Monaco? Io conosco solo il monaco del Tibet» disse rispondendo al dirigente del Catania, ai tempi dell’Inter), ai suoi gesti provocatori (come le manette, sempre in nerazzurro) apprezzando le sue doti di grande comunicatore oltre che di allenatore, e chi lo reputa solo un buffone. Mourinho è così, o lo ami o lo odi, e il ‘rumore dei nemici’ non gli ha mai fatto paura. Anzi. Nella sua vita ha fatto di tutto, anche cose che non immagineresti per un tipo come lui: risse, tatuaggi (si è impresso sulla pelle le tre coppe europee vinte: Champions, Europa e Conference League) o essere arrestato e tenuto in custodia per qualche ora, fino alla cauzione.

Quella volta in cui José Mourinho venne arrestato

Anche in questa storia c’entra il calcio, perché l’unica volta in cui José Mourinho è stato arrestato, l’ha fatto per difendere Gullit. Non l’ex calciatore, ovviamente, ma il suo cane, al quale aveva dato proprio questo nome. La storia risale al 15 maggio 2007: lo Special One era tutto tranquillo in una sala elegante ad assistere alla premiazione del miglior giocatore del Chelsea, la squadra che allenava al tempo, quando ha ricevuto una chiamata dalla moglie.

Circa alle 19.45, si legge infatti nel comunicato di Scotland Yard, un ufficiale di Polizia si sarebbe recato in un indirizzo nel centro di Londra insieme a un funzionario del servizio locale per la salute e la salvaguardia degli animali. «Un uomo di 44 anni – proseguiva la nota – è stato arrestato con il sospetto di ostacolare la Polizia ed è stato portato in una stazione di polizia di Londra ovest. Successivamente è stato rilasciato con una diffida». La casa a cui si fa riferimento, hanno subito scoperto i media inglesi, era quella di José Mourinho, che dopo la chiamata della moglie era arrivato di corsa.

La resistenza alla Polizia e la fuga di Gullit

Cos’era successo nel mentre?  Scotland Yard aveva cercato di portare via il cane Gullit, uno uno Yorkshire terrier, affinché seguisse il periodo di quarantena previsto dalla legge in materia. Semplificando, per portare un cane in Gran Bretagna da un Paese estero, in questo caso il Portogallo, serve tutta una serie di certificazioni di avvenuta vaccinazione oltre che una registrazione ad hoc. Senza questa registrazione, l’animale deve trascorrere sei mesi in un centro di quarantena a spese del proprietario. È quel che è stato contestato al tecnico portoghese, che però una volta rientrato a casa ha rigettato le accuse e ha strappato il cane dalle mani degli ufficiali, rifiutandosi di consegnarlo.

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Alcuni cartelli ironici comparsi dopo la ‘fuga’ di Gullit. «Non gli piacciono – si legge – i russi, gli arbitri e Wenger»

«Il signor Mourinho vorrebbe chiarire che il suo cane da compagnia è stato acquistato in Inghilterra da un allevatore rispettabile e ha avuto tutte le vaccinazioni necessarie. Piena cooperazione sarà data alle autorità su eventuali problemi di salute degli animali» riferiva il giorno successivo il portavoce dell’allenatore. Ma la lite con gli agenti si è accesa a tal punto che José ha perso il controllo e, visto che si rifiutava di consegnare il cane, è stato portato via per ostruzione. Il tutto si è poi risolto con un paio di ore di fermo e il rilascio, su cauzione, con una diffida. Su quel che è accaduto fuori dalla casa dello Special One ci sono diverse ricostruzioni. Di certo sappiamo che a un certo punto il cane Gullit è sparito: non è chiaro se per via della confusione o, come avevano raccontato nel 2007 alcuni presenti, fatto uscire di casa da Mourinho che aveva finto di dover rispondere a una telefonata. Un’ipotesi un po’ cinematografica, ma che rende bene l’idea. Auguri José!