Grandolfo: «La tripletta in A col Bari ha creato troppe aspettative»

by Lorenzo Lombardi
Francesco Grandolfo intervista

«È stato incredibile tornare a casa, alle 4 di notte, e trovare tutti i miei compagni di scuola ad aspettarmi fuori dallo stadio. Bastarono poche ore per trasformarmi da perfetto sconosciuto a uomo copertina per tutti i giornali italiani». 22 maggio 2011. Bologna-Bari. Sul prato del Dall’Ara Francesco Grandolfo realizza il sogno di ogni bambino. Viene schierato al centro dell’attacco, da titolare, con la maglia della propria città, il Bari, in Serie A. Non appagato, decide di impreziosire quella giornata già storica con una tripletta. Ancora oggi è l’unico giocatore del Bari ad aver segnato tre reti nella stessa partita in trasferta. Tutto questo a 19 anni appena compiuti. Di quella giornata Francesco conserva anche il ricordo della mattina successiva: «Mia nonna mi svegliò e mi disse che fuori da casa nostra c’era gente che mi aspettava. Dopo essermi affacciato alla finestra vidi una folla di reporter e giornalisti di qualsiasi emittente. Surreale».

Francesco Grandolfo e la ‘maledetta’ tripletta in Serie A

Pensare che fino a qualche settimana prima era un normalissimo ragazzo che, dopo scuola, correva al centro sportivo per allenarsi con la primavera del Bari. L’antipasto di quello che sarebbe successo di li a pochi giorni, fu l’esordio, da subentrato, al Barbera: «Entrai a quindici minuti dalla fine e mister Mutti mi disse che, in fase di non possesso, era mio compito marcare a uomo Ilicic. Nei minuti giocati penso di non aver mai nemmeno sfiorato il pallone quando era tra i suoi piedi. Nonostante la giovane età, era già affermato, e aveva un modo di spostare e toccare la palla fuori dal normale». Pochi giorni dopo segnerà la fatidica tripletta, sul prato felsineo, che lo accompagnerà per tutta la vita. Quel giorno di maggio Grandolfo è più grande di Cassano e la piazza ha materia per guardare al futuro con nuova speranza. Oggi Francesco ha 30 anni, gioca nell’Arzignano Valchiampo in Serie C, e rimpiange il debutto tardivo, la tripletta avvenne all’ultima giornata e non gli vennero date altre occasioni per fare minutaggio in Serie A.

Il Chievo e la fine del rapporto col Bari

Archiviata così la prima stagione, passa l’estate tra interviste e rumour di mercato. Tra i vari accostamenti anche il nome della Juventus, ma alla fine fu il Chievo a spuntarla: «Mi sono trasferito in prestito con diritto di riscatto, fissato per metà del cartellino (ai tempi ancora in uso) a 1,2 milioni, cifra spropositata per un ragazzino». La stagione spesa a fianco di Pellisier, Paloschi e Thereau lo forma come calciatore ma gli restituisce poco in termini di risultati. A fine anno il Chievo provò a riscattarlo, offrendo circa la metà della cifra stabilita. Il Bari, in crisi economica, sull’orlo del fallimento, rifiutò e costrinse Grandolfo al ritorno in Puglia. «Dopo cinque spezzoni in Serie B, a Bari arrivarono mister Torrente e alcuni giocatori da lui scelti. Così decisi di andare a giocare altrove. Da lì in poi non mi è stata più data la minima possibilità di giocare per la squadra della mia città».

Francesco Grandolfo contro Ilicic

Francesco Grandolfo contro Ilicic

Una situazione paradossale che purtroppo non è nuova, soprattutto nelle categorie minori. «All’età in cui ho esordito io era veramente difficile riuscire a esplodere e poi affermarsi in Serie A. Oggi la situazione è diversa; con un buon campionato di Serie B o Lega Pro alle spalle, i giovani spesso riescono a firmare contratti con club importanti».

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Le esperienze in giro per l’Italia

Dopo la delusione barese, Francesco ha girato l’Italia con fortune alterne. Dopo le prime esperienze con Tritium (Bergamo) e Savona, entrambe in Serie C, fu costretto a trasferirsi alla Correggese in Serie D: «Dopo anni difficili e lontano da casa, quell’esperienza ha rappresentato il punto più basso della mia carriera. In un anno e mezzo, dopo aver calcato i campi di A e B, mi ritrovai a dover giocare in un campionato dilettantistico. Rischiai di smettere di giocare. L’annata positiva, con 23 gol segnati, mi diede nuova speranza».  La valanga di reti segnate, insieme alla tenacia dimostrata nell’adattarsi al cambio di categoria, lo riportarono tra i professionisti, nella sua Puglia, alla Fidelis Andria. Qui ha incontrato Luca D’Angelo, attuale allenatore del Pisa, con cui instaurò un grande rapporto. L’anno successivo, entrambi, si trasferirono al Bassano. Questa è l’unica esperienza pluriennale con la stessa casacca per Grandolfo. La permanenza, durata due anni, è stata interrotta dal grave infortunio al legamento crociato che lo ha costretto, per l’ennesima volta in carriera, a fare i conti con la sfortuna.

Dopo la ripartenza e i tre anni passati tra Virtus Verona, Vis Pesaro e Sambenedettese, è stato il Monopoli ad acquistarlo. L’aria di casa fece bene a Grandolfo che con 33 presenze e 8 gol ha vissuto una delle migliori stagioni a livello personale. «L’esperienza di Monopoli per me è valsa tanto, perché è stato un ritorno a casa dopo anni. Ho ritrovato la mia famiglia e i miei amici e soprattutto una squadra molto competitiva». Oggi Francesco gioca in Serie C all’Arzignano. L’obiettivo della società era una tranquilla salvezza; Grandolfo e i suoi colleghi pero sono arrivati fino al primo turno di playoff, sorprendendo tutti.

Il futuro e le responsabilità

Quello che è successo in questi 12 anni, tra speranze e delusioni, è la storia di un ragazzo normale che ha lottato, con le unghie e con i denti, per inseguire il sogno, sfiorato in quel ‘maledetto’ giorno di maggio.

«Se potessi tornare indietro, al giorno della tripletta, probabilmente non la rifarei. Ha creato delle aspettative altissime nei miei confronti. Nelle mie esperienze in Serie C, molte volte mi hanno etichettato come un ‘flop’ e davano per scontato ciò che facevo. In pochi hanno capito che io ero un semplice ventenne che doveva affrontare le stesse difficoltà di tanti altri ragazzi. Dalla lontananza da casa e dalla famiglia all’adattamento in città sempre diverse. Mi sarebbe piaciuto fare un percorso più lineare, senza quel peso sulle spalle, che probabilmente mi avrebbe portato più in alto».

Nel frattempo Francesco si è laureato in Scienze Motorie e ha conseguito il diploma di direttore sportivo. «Sto cercando di mantenere vivi i miei interessi, di mettere ‘carne al fuoco’ e continuare a formarmi. Non so ancora cosa mi aspetterà in futuro, ma non voglio farmi trovare impreparato». Da qualche anno gestisce, insieme alla compagna, una cantina. Alla ‘Alessandro Benini Wines’ hanno ideato, per i clienti, una degustazione di vini immersi nei vigneti. «È un evento nato da una mia idea che ci sta regalando tante soddisfazioni. Molta gente prenota già ora e siamo sempre pieni, nonostante le serate si tengano a giugno. Io però, in quel periodo, vorrei fare un ‘overdose’ della mia Puglia per godermi la famiglia e il mare».

Chissà quante notti, tra sogni e incubi, avrà passato Francesco dopo quella tripletta. Quello che per molta gente era un percorso ‘scontato’ e delineato dopo quel giorno si è trasformato in viaggio per l’Italia, durato 12 anni e che ancora non è terminato. Jean-Paul Sartre, filosofo francese, diceva che ‘nella vita non si fa ciò che si vuole, ma si è responsabili di ciò che si è’.

Francesco Grandolfo non è riuscito a diventare il calciatore che sognava, ma è sicuramente diventato un grande uomo che con coraggio ha sempre affrontato le avversità della vita.