Il più grande calciatore nella storia dell’Empoli è un eroe: la storia di Carlo Castellani

by Giacomo Brunetti

Carlo Castellani ha battuto ogni record con la maglia dell’Empoli, tanto che lo stadio porta il suo nome: è stato il miglior marcatore del Club fino al 2011, quando Francesco Tavano lo ha superato. In una sola partita Castellani ne segnò addirittura 6. Tutto questo durante i duri anni del fascismo in Italia.

Per 9 stagioni ha giocato nell’Empoli, lasciando il calcio nel 1939 a 30 anni. Cinque anni dopo, la mattina del 4 marzo, nel 1944, si era registrata proprio a Empoli e dintorni una forte manifestazione contro il regime fascista, in particolar modo da parte degli operai delle vetrerie della zona. Una rivolta – unita a quelle che si stavano svolgendo in tutta la penisola – che arrivò fino alle orecchie del Fuhrer e dei suoi collaboratori, che ordinarono una violenta repressione. 

Nella notte tra il 7 e l’8, una silenziosa vampata di morte percorse le pacifiche terre dell’empolese. Le forze dell’ordine fasciste, grazie a un delatore del posto, un uomo che aveva fatto la spia indicando il padre di Castellani, di nome David, come uno dei colpevoli della rivolta, andarono alla porta della loro casa a Montelupo Fiorentino a bussare. Carlo, ex calciatore dell’Empoli che all’epoca aveva da poco compiuto 35 anni, disse che il padre stava male e si offrì di andare lui, al suo posto, in caserma.

Gli dissero che bisognava andare in caserma per sbrigare alcune cose con il maresciallo, ma Carlo sapeva benissimo che il problema riguardava il fatto che il padre era considerato un antifascista. Senza dire niente, uscì dalla porta sottraendo il padre al proprio destino.

I carabinieri, che erano sotto gli ordini diretti delle SS, se lo fecero bastare: a loro interessava il numero totale di arrestati da consegnare ai tedeschi. Carlo Castellani e altri empolesi, un totale 23 dalle varie famiglie dissidenti, vennero deportati dalla stazione di Firenze al campo di concentramento di Gusen, in Austria. Castellani venne costretto da prigioniero ai lavori forzati per scavare gallerie nel sottosuolo. Morì poco dopo il suo arrivo l’11 agosto del 1944. Solo 5 empolesi tornarono a casa vivi a fine guerra.

L’Empoli, nel dopoguerra, gli ha intitolato i due stadi in cui ha giocato nella sua storia. Quello dell’Empoli, insieme all’impianto di Montelupo Fiorentino, paese limitrofo dov’era nato Carlo, sono gli unici due stadi in Europa intitolati a un deportato nei campi di concentramento. Castellani vestì la maglia dell’Empoli in due occasioni: pensate che quando tornò la seconda volta, nel 1934, la squadra aveva addirittura cambiato nome e si chiamava “Italo Gambacciani”. Altri tempi, di lì a poco sarebbe tornata a chiamarsi Empoli e avrebbe proseguito il suo percorso fino al professionismo e la Serie A dei giorni nostri.

81 anni dopo la sua morte, negli ultimi giorni, il Tribunale di Firenze ha stabilito che la famiglia dovrà subire un risarcimento per crimini di guerra.