Le Bris, l’uomo che ha riportato il Sunderland in Premier: «Ci davano meno del 5% di possibilità»

by Cosimo Bartoloni

Régis Le Bris, in meno di un anno, a Sunderland è passato da essere un semi-sconosciuto a un eroe. L’allenatore francese di 49 anni era arrivato sulla panchina dei Black Cats la scorsa estate, dopo l’esperienza sulla panchina del Lorient, in Ligue 1, e in una sola stagione è riuscito a riportare il club di nuovo in Premier League, otto anni dopo l’ultima volta, con un percorso chiuso con la vittoria nella finale Playoff di Championship a Wembley: «C’erano 35.000 tifosi del Sunderland in festa e in delirio. È stato magico. A fine partita mi cercavano i giornalisti per le interviste. Li ho fermati. Gli ho detto: ‘Datemi giusto due minuti. Fatemi stare un attimo con questi tifosi’. Incredibile. C’è voluto un po’ per realizzarlo, ma sì: siamo in Premier League», ha raccontato ai nostri microfoni.

Il Sunderland di Le Bris

Arrivare al Sunderland nel 2024 non è una cosa qualunque. La panchina dei Black Cats scotta. Dopo la clamorosa retrocessione del 2017, il Sunderland era atteso all’immediato ritorno. Invece è sprofondato fino alla terza divisione. Il tutto documentato in una serie su Netflix che doveva celebrare la rinascita e si è trasformata in psicodramma: «Quella serie l’ho vista, come tante persone, durante il Covid», ci ha detto Le Bris. «Il Sunderland è un gigante del calcio inglese che è precipitato e che ora sta resuscitando. La cosa che mi ha impressionato di più della serie è l’attaccamento alla squadra da parte dei tifosi. Questa è gente che vive per il Sunderland: hanno una passione incredibile per questo club. E nonostante questi anni difficili che hanno passato, quando sono arrivato nella scorsa estate ho trovato entusiasmo. La prima volta che li ho incontrati è stata davanti al negozio ufficiale del club, quando era uscita la nuova maglia. C’erano 100 metri di coda, con persone che aspettavano lì dalla mattina per comprare la maglia. Loro non mi conoscevano, ero quasi uno sconosciuto».

Le Bris: «Ci davano il 25% di possibilità di retrocedere»

Arrivato da sconosciuto. Ambietato subito benissimo: «I tifosi mi hanno accolto super bene, dal primo giorno. Durante lo stage di pre-stagione in Spagna, sono venuti a vedere un’amichevole in 2.500. Incredibile. Per la finale playoff a Wembley 35.000 biglietti nostri sono andati a ruba mentre quelli dello Sheffield non sono riusciti a venderli tutti, ma anche a inizio stagione c’era grande entusiasmo, nonostante in pochi credessero in noi. La stagione prima il Sunderland aveva concluso al 16° posto. Opta ci dava meno del 5% di possibilità di finire tra le prime 6 e addirittura il 25% di possibilità di retrocedere di nuovo in League One».

La forza del Sunderland neopromosso in Premier League è stata nel gruppo: «Siamo riusciti a ribaltare i pronostici con il lavoro sul campo e con la forza di un gruppo straordinario, che ha usato l’energia comune per ottenere grandi risultati. I dati sono importanti, le statistiche possono aiutare a capire determinate cose, ma poi c’è l’energia umana che spesso fa la differenza. Al Sunderland, quest’anno, è stato così. Ho lavorato con un gruppo di ragazzi giovani: la nostra squadra aveva la media età più bassa di tutta la Championship, eppure siamo riusciti a lavorare duramente, in maniera incredibilmente matura, essendo solidali e soprattutto arrivando freschi al finale di stagione. Non è un caso se in semifinale playoff contro il Coventry abbiamo segnato il gol decisivo nei minuti finali, e non è un caso se la finale a Wembley l’abbiamo vinta al 95′».

La forza mentale

Non è un caso che l’arma principale del Sunderland di Le Bris sia stata mentale. L’allenatore francese ha lavorato per vent’anni nei centri di formazione di Rennes e Lorient, e vanta anche un percorso di studi con una specializzazione sulla preparazione mentale in ambito sportivo, ottenuta nel 2008: «Alla prima riunione ho chiesto ai ragazzi cosa, secondo loro, li avesse portati a essere lì, in quel momento, al raduno pre-stagione. Tutti hanno risposto parlando del desiderio comune di andare in Premier. Sono parole che si sentono dire spesso, ma in questo case alle parole sono stati abbinati i fatti, il sacrificio, la voglia di arrivarci davvero, tutti insieme, sacrificandosi l’uno per l’altro. E così è stato: c’è stata sin da subito un’alchimia pazzesca. Ci sono stati giocatori importanti a cui ho chiesto un sacrificio, a cui a volte ho detto che non sarebbero partiti titolari: nessuno si è mai lamentato, tutti si sono messi al servizio della squadra».

Per Le Bris si trattava della prima esperienza da allenatore all’estero: «Sono arrivato da solo, senza collaboratori. Spesso uno può pensare che quando un allenatore straniero arriva, può imporre le proprie idee, ritenendole migliori di quelle locali o di quelle precedenti. Io non ho fatto così. Nelle prime due settimane ho lasciato lavorare i membri dello staff, osservando il loro modo di fare. E poi, passo dopo passo, ho iniziato a esprimere le mie idee e i miei concetti di calcio. Ci siamo conosciuti in fretta, sia con i collaboratori del Sunderland che con i giocatori. E tutto questo ha funzionato alla grande».

Bellingham e Le Fée

Una delle stelle del Sunderland di Le Bris è stato Jobe Bellingham, il fratello di Jude, che proprio come il fratello ha scelto il Borussia Dortmund come tappa fondamentale per la sua crescita: «Jobe, come Mattéo Guendouzi, è tra i giocatori più determinati ed esigenti che abbia mai allenato. Sono ragazzi eccezionali, ma come giocatori hanno un carattere forte. Se con loro fai a gara a chi alza di più la voce, imponendosi con le maniere dure, le cose non funzioneranno. Con lo staff tecnico, ci siamo adattati velocemente per poterlo supportare. Poi come giocatore è fortissimo, ha già la mentalità da grande: è estremamente esigente e severo con sé stesso, vuole essere un campione e si comporta già da campione. Accompagna le sue parole con i fatti e con l’impegno per raggiungere i suoi sogni. Ha una grande carriera davanti a sé».

Un altro giocatore noto anche in Serie A è Enzo Le Fée, arrivato dalla Roma a gennaio: «Con Le Fée abbiamo un forte legame. L’ho conosciuto al Lorient, quando aveva 12 anni. A gennaio l’ho chiamato. Sapevo che non stava vivendo un grande periodo alla Roma e gli ho chiesto se avesse piacere a venire al Sunderland a darci una mano. Si è messo subito in gioco e in discussione. Le prime partite le ha giocate da esterno sinistro perché non avevo giocatori disponibili in quel ruolo, che non era il suo. Non ha mai fatto problemi: pur di giocare lo aveva accettato e si è messo subito al servizio della squadra. Poi si è infortunato: ha avuto un problema muscolare a una coscia ed è tornato. Ha ripreso il suo ruolo ed è stato determinante per il nostro grande finale di stagione».

«La Premier ci dà ossigeno»

Dopo il grande traguarda e la gioia per la promozione in Premier, è già tempo di proiettarsi alla prossima stagione: «In Premier League molte squadre neopromosse retrocedono al primo anno. Sarà difficile, ma è una bella sfida e siamo ottimisti proprio perché sappiamo di avere alle spalle una società solida e soprattutto dei tifosi straordinari, che ci sosterranno. Dopo quattro anni di League One e quattro di Championship, avevamo bisogno di questo nuovo slancio: la Premier League ci dà nuovo ossigeno. Lavoreremo al meglio per essere competitivi». Sul piano mentale, la squadra, ha già tutto ciò che le serve, ossia un allenatore come Régis Le Bris.