Magari una scommessa, un riempitivo, uno da ultimi slot per molti fantallenatori, ma Tarik Muharemović potrebbe essere stato un colpo lungimirante per la difesa. Esempio pratico: è suo il colpo di testa deviato fortuitamente da Fadera per il gol con cui il Sassuolo ha battuto la Lazio. Assist… con la palla che forse sarebbe entrata comunque: «Ci ho scherzato a fine partita. Gli ho detto: ‘La prossima volta lasciamelo’». Intanto, Tarik si è preso il premio di MVP del match.
Fra Next Gen e mancato esordio con la Juventus
Muharemović è uno dei punti fermi del Sassuolo di Fabio Grosso, tornato quest’anno in Serie A. Il classe 2003 è stato riscattato in estate dagli emiliani per circa 5 mln di euro (fra parte fissa e bonus) con la Juventus che si è tenuta il 50% su un’eventuale futura rivendita. Una stagione in B, con tanto di promozione, dopo essere diventato una certezza della Primavera e della Juventus Next Gen fra il 2021 e il 2024.
«Sono stato tre anni alla Juventus, ho fatto del mio meglio ma alla fine non mi hanno dato neanche quei 5 minuti per l’esordio che avrei meritato. Ero un po’ dispiaciuto». L’aveva presa così Muharemović che tra fine 2023 e inizio 2024 era entrato nel giro della prima squadra. A gennaio, con Allegri, aveva strappato anche la prima convocazione contro la Salernitana in Coppa Italia. Ma niente esordio.
Fra Slovenia, Austria e la Bosnia del suo idolo… Džeko
La Juventus lo aveva preso fra gli svincolati dopo l’esperienza al Wolfsberger, con cui aveva esordito fra i pro a soli 18 anni. Il primo club a puntarci veramente dopo le giovanili fra Austria Kärnten e Austria Klagenfurt. Il suo viaggio, però, parte da Lubiana, la capitale della Slovenia, la città in cui i suoi genitori, bosniaci di origine, si sono trasferiti durante la guerra in cerca di fortuna.
Nonostante sia cittadino sloveno, Muharemović ha scelto di vestire la maglia della Bosnia del suo idolo Edin Džeko: «La cosa più difficile fatta finora? Marcare Edin in nazionale. È impressionante. Difendere contro il tuo idolo… non ho parole per descriverlo». L’esordio nel giugno 2024 contro l’Inghilterra, con la mamma in lacrime. Poi anche il 1° gol, un anno dopo. Per uno scherzo del destino, proprio contro la ‘sua’ Slovenia.
L’esultanza alla Chiellini e il corano come sfondo
Džeko non è l’unico idolo di Tarik. Oltre a un centrale bosniaco come Spahić, gli anni alla Juventus lo hanno plasmato: «Sono arrivato quando c’erano Chiellini e Bonucci. Ho visto quando esultavano insieme, anche in allenamento. Mi piaceva quando Chiello esultava per aver difeso la porta o con un’entrata all’ultimo secondo. Era come se avesse fatto un gol». Carattere, personalità, gli stessi con cui ha conquistato la fiducia di Fabio Grosso.
«Grosso è uno che ti parla, anche in privato. Viene lì, ti mostra i video, lo vede con te e ti spiega dove vuole che migliori». Ricorda ancora le parole del loro primo incontro: «Abbi pazienza, col tempo il tuo momento arriverà. Insieme ci divertiremo». Muharemović ne ha fatto tesoro, scegliendo come sfondo del telefono un versetto del corano sulla stessa lunghezza d’onda: «Abbi pazienza e credici».
‘Allora Kenan, ora come la mettiamo?’
Da un anno a questa parte non è praticamente mai uscito dal campo. Per la sua qualità tecnica, per il suo fisico, per il suo carattere. Un difensore moderno, a tutti gli effetti. E anche poliglotta dal momento che parla 5 lingue: italiano, inglese, sloveno, bosniaco e tedesco. Chissà in che lingua avrà scritto a Yildiz, suo grande amico dai tempi della Juventus. L’aveva detto nel post-partita della Lazio: «L’ho sentito dopo il gol nel derby d’Italia. Per prima cosa ora la mia famiglia, poi chiamo subito Kenan per dirglielo». C’erano una vittoria e un premio MVP da festeggiare d’altronde.