È morto l’uomo che ha convinto Messi a scegliere di giocare per l’Argentina

by Cesare Ragionieri

Se n’è andato domenica Omar Souto, all’età di 73 anni, dopo averne trascorsi quasi 30 a lavorare per l’AFA. Era il responsabile della logistica di tutte le Nazionali argentine. Una figura non conosciuta al di fuori del mondo Albiceleste, ma importante e rispettata. Soprattutto dai giocatori, a cui si era legato tantissimo e con i quali aveva vinto il Mondiale nel 2022. In Argentina il suo nome era legato in particolare a Lionel Messi.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Leo Messi (@leomessi)

22 anni fa

Durante il Mondiale u-17 del 2003 in Finlandia, Argentina e Spagna dividono lo stesso hotel. Un membro dello staff tecnico iberico chiede al ct dell’Albiceleste Hugo Tocalli perché non abbia convocato «il giocatore del Barcellona. È molto più bravo di tutti quelli che sono qui». Tocalli chiede chi sia: «Lionel, quello dai piedi magici», è la risposta. Da tempo la Spagna stava cercando di convincere Messi, che giocava nel Barça già da tre anni, ad accettare la convocazione in Nazionale.

«Il ragazzino del Barça» 

In Spagna si dice che Messi sia già di un altro livello: nell’ultima stagione ha segnato 38 gol in 31 partite con le giovanili blaugrana.

Ma ogni volta che la Spagna prova a chiamarlo, suo padre Jorge dice di no per lui. Al ritorno in Argentina, Tocalli dà un compito preciso a Souto: «Devi portarmi il ragazzino del Barcellona». «Chi?». «Leo Messi».

Souto pensa a come poter trovare il contatto telefonico della famiglia Messi, poi ha un’idea che si rivelerà geniale.

Lo stratagemma di Souto 

La vicenda l’ha riassunta in una vecchia intervista a Tyc Sports: «Sono entrato in un call center e ho chiesto un elenco telefonico di Rosario, sapevamo solo che provenisse da lì.

Ho strappato la pagina dove c’erano i numeri dei Messi, ho fatto una chiamata a caso per giustificare il mio ingresso nel negozio e poi sono uscito. Il primo contatto che ho trovato è stato quella della nonna di Lionel, che mi ha passato il numero dello zio.

Lo zio, a sua volta, mi ha girato quello del padre. L’ho chiamato, mi sono presentato e gli ho detto che volevamo convocare suo figlio».

Il “piano Messi”

Tutto giusto, se non per il fatto che Souto crede che Leo sia il diminutivo di Leonardo e sbaglia nome. Jorge Messi lo corregge, ma poi dice di sì: «Non vedevamo l’ora, abbiamo rifiutato la Spagna perché mio figlio vuole giocare solo per l’Albiceleste».

Souto ha un ruolo importante anche nell’ultima parte del “piano Messi”. Assieme a José Pekerman, allora ct dell’Argentina, organizza in fretta e furia un’amichevole per far debuttare Messi con l’u-20 e rendere impossibile la sua convocazione da parte della Spagna.

LEGGI ANCHE – La luna di miele tra il Real Madrid e Xabi Alonso è già finita?

A differenza di oggi, la FIFA prevedeva che una presenza ufficiale in una selezione giovanile bastasse per vincolare il giocatore a quel Paese. La Federazione dà l’ok, viene trovato un avversario (il Paraguay) e Messi scende in campo con l’u-20: l’Argentina vince 8-0 e l’operazione si conclude con successo.

Missione compiuta. Il resto è storia: Mondiale u-20 nel 2005, Olimpiade nel 2008 e la Copa América nel 2021 e nel 2024. Ma soprattutto il Mondiale in Qatar, sempre con Omar al suo fianco.

«Era solo questione di tempo»

Da giovane Souto voleva fare il giornalista, ma la morte del padre lo costringe ad abbandonare i sogni e a iniziare a lavorare. Diventa il direttore di un supermercato all’ingrosso, poi gli arriva la possibilità di entrare nell’AFA e non rifiuta. Quando ha parlato di Messi, ha minimizzato le sue percentuali di responsabilità: «Leo ha sempre voluto giocare per l’Argentina, era solo questione di tempo».

In passato se l’era presa anche con la stampa: «Un tempo trovava qualsiasi scusa per dargli contro. Oggi, dopo che ha vinto Copa América e Mondiale, si comportano al contrario e gli danno ragione anche quando ha torto».

Per sempre legato a Leo

«Sono nel posto in cui vorrebbero essere 40 milioni di argentini: vedo Messi e parlo con lui, con i giocatori e con i tecnici», amava dire. Ha girato il mondo al servizio dell’Argentina: «Credo di aver fatto bene il mio lavoro. Cosa potrei chiedere di più? Solo di vivere ancora un po’ per continuare a godermi tutto questo», aveva dichiarato di recente.

Non è riuscito a esaudire l’ultimo desiderio, ma il suo nome rimarrà per sempre legato a uno dei giocatori più forti di sempre. Se Messi è diventato Messi, una piccola parte di merito è anche di Omar Souto.

GUARDA ANCHE – David De Gea a Cronache: «L’addio allo United, la spallata a Messi, Agueeeeero e la Fiorentina»