La forza della consapevolezza. Borrelli: «Il sacrificio paga sempre»

by Michele Cappello
Borrelli Cagliari

«Come posso spiegare la doppietta? Se penso al percorso che ho fatto, è un’emozione indescrivibile». Gennaro Borrelli ha il sorriso di chi sa quanto ha lavorato per godersi i frutti che ora sta raccogliendo. Contro il Genoa è arrivata la sua prima doppietta in Serie A. E ha raccontato a Cronache le emozioni di quel giorno e il percorso che lo ha portato fin qui.

Consapevolezza

Forse la parola giusta per descrivere il suo approccio è ‘consapevolezza’. «Io ho fatto la gavetta. Ho giocato in Serie C e in Serie B. Se ora mi trovo a giocarmi le mie carte in A è grazie alle persone che hanno visto qualcosa di buono in me. Qualcosa su cui lavorare». Quelle persone, a Cagliari, sono tante, a partire dal ds Angelozzi fino al presidente Giulini passando per l’allenatore, Fabio Pisacane. «In estate sono rimasto svincolato dopo il fallimento del Brescia, a cui sono davvero molto legato. È stato un momento complicato, c’era tanta tristezza e incertezza sul futuro. Poi il direttore Angelozzi mi ha chiamato: ‘Gennaro, c’è la possibilità di portarti qui. Te la senti?’. Non ci ho pensato un secondo: ‘Sono prontissimo, me la sento. Non aspettavo altro’. A Cagliari ho sentito un’iniezione di fiducia totale. E ho pensato: ‘Come faccio a non dare tutto per questo club?’».

La chance è arrivata in fretta, già alla prima giornata di campionato: «Avevo intuito qualcosa prima della 1ª di campionato. Ma quando il mister mi ha comunicato la scelta… Gli ho risposto: ‘Aspetto questo momento da tutta la vita’. Con lui ho un ottimo rapporto. Mi viene a parlare spesso, mi dà consigli, mi chiede cose personali. Si interessa a me come persona ancor prima che come calciatore. Il lato umano conta tanto, sentire questa vicinanza è importante».

«La chiave è l’equilibrio»

Oggi Borrelli sta vivendo un sogno, ma sa benissimo quanto ha faticato per prenderselo. Non solo fisicamente, ma anche mentalmente: «In carriera ho lavorato molto su me stesso, sul non farmi condizionare da ciò che accade, sia in positivo sia in negativo. Cioè: non esaltarsi troppo quando le cose vanno bene e non demoralizzarsi quando le cose vanno male. Per come sono fatto, tenere i piedi per terra mi viene naturale. La parte complicata è non lasciarsi abbattere dai dubbi che puoi avere anche inconsciamente». È successo in passato, per esempio a Cosenza: «Quello è stato il periodo in cui ho dubitato di più. Non mi sentivo tanto apprezzato, avevo giocato poco. Ma forse anche da questo tipo di batoste ho trovato la forza per superare le avversità. Mi sono detto: ‘Se dubito io di me stesso, come faccio a far valere Gennaro come uomo e come giocatore?’. In quel momento ho reagito».

E dopo qualche anno passato tra C e B, oggi a 25 anni si sta finalmente prendendo la A: «In questo senso la mia storia può insegnare qualcosa ai ragazzi che sognano la Serie A: non è detto che il salto non arrivi. Ovvio, serve lavoro e anche la fiducia di qualcuno che crede in te, ma io credo che alla lunga il sacrificio paga».

«Mi ispiro a Džeko e Toni»

Oggi Gennaro non si sente per nulla arrivato: «Continuo a lavorare sul mio gioco, faccio allenamenti extra per imparare a usare il corpo. Non è naturale come può sembrare. I miei allenatori mi hanno sempre detto: ‘Hai un fisico importante, ma usi il 10% delle possibilità che hai’. E così lavoro tanto sulla protezione della palla, sulla pulizia della sponda. Oppure mi fermo a fare tiri a fine allenamento, a ripulire il gesto tecnico». Sui modelli ha le idee chiare: «Mi è sempre piaciuto Džeko. Poi Ibra, perché Ibra è Ibra. E Toni: ho guardato spesso i suoi gol perché era un maestro nell’usare il fisico e la testa. Dei giocatori attuali quando posso guardo Haaland: è un robot. Ogni volta che lo vedo imparo qualcosa». Perché di imparare non si smette mai. E Gennaro Borrelli sta continuando a seminare: «Spero di raccogliere in futuro. La doppia cifra sarebbe un regalo fantastico».