La ripartenza di Hasa: «La Carrarese mi ha dato fiducia. Difficile sentire mio lo scudetto»

by Michele Cappello
Luis Hasa Carrarese

Ha lasciato casa, ha cambiato due squadre, ha vinto uno scudetto. L’ultima stagione di Luis Hasa è stata particolare: da Torino a Napoli passando per Lecce. Un anno in Serie A senza trovare spazio: «Il mio unico rimpianto è il mancato esordio in Serie A. È la cosa di cui penso: ‘Avrei voluto farlo anch’io’. Dopo un anno senza giocare, ho scelto la Carrarese per ripartire».

«La Next Gen è un bel salto, in Serie C ho preso tante botte»

Hasa è un classe 2004. Prima dell’ultimo anno, casa sua era la Juventus, per ben 12 anni: «Sono tanti. Andarsene è stato strano», ha raccontato a Cronache. «Ho conosciuto tante persone con cui ho stretto amicizie che fanno ancora parte della mia vita. In una società così puoi solo crescere».

È un centrocampista offensivo, uno dei talenti cresciuti nel sistema delle Under 23, che da qualche anno sta diventando sempre più popolare tra i club italiani. «Saltare da Primavera a Next Gen è un bel passo. Ti scontri con gente più grande, più esperta. Dico la verità: ho preso anche tante botte. La cosa che cambia di più è l’intensità: hai sempre meno tempo per agire, devi pensare in anticipo».

Nel 2024 è passato al Lecce per cercare spazio in Serie A. Ma le cose non sono andate come sperato: «A Lecce sono arrivato praticamente l’ultimo giorno di mercato. Cambiare squadra dopo 12 anni è strano, adattarsi è stato difficile. Mi sono fatto male, poi sono tornato ma non ho trovato spazio».

Da Lecce a Napoli

A quel punto è arrivata una chiamata impossibile da rifiutare, quella del Napoli. Dove da qualche mese si era insediato uno dei dirigenti che lo conosceva meglio: Giovanni Manna. «Il direttore mi aveva già avuto alla Juventus. Quando mi ha chiamato sono stato contento e sorpreso. I mesi al Napoli mi hanno fatto crescere, quando ti alleni con certi campioni è inevitabile».

Anche qui però l’esordio non è arrivato. E nonostante la stagione si sia conclusa con lo scudetto, la festa aveva un sapore particolare: «È difficile sentirlo mio come successo. Sono arrivato a gennaio e non ho giocato, per cui il merito va a loro. Io dal canto mio ho provato ad allenarmi al meglio per aiutare la squadra»

In quei mesi ha comunque avuto l’opportunità di conoscere campioni in campo… e in panchina: «Conte è esattamente come lo descrivono. I suoi allenamenti sono sfiancanti, ma grazie a lui sono cresciuto a livello di gamba. Credo di essere arrivato a Carrara più pronto».

Tra i compagni di reparto, invece, quella di Anguissa è stata la figura più importante: «Eravamo sempre vicini in spogliatoio. Mi aiutava, mi dava consigli, mi parlava spesso. Cercava di aiutarmi a capire come migliorare i tempi delle giocate. Penso che avesse stima di me, vedeva delle qualità. Che fosse forte lo sapevo, ma ho scoperto una grandissima persona».-

Obiettivo Serie A

Napoli, per ora, è il passato. La testa adesso va a Carrara, dove fin qui ha totalizzato 2 gol e 2 assist in 9 partite: «l’importante è giocare bene. Se sei tranquillo, tutto il resto arriva. Devo ringraziare il mister che ha provato da subito a trasmettermi tranquillità. Anche quando sbaglio, mi lascia libertà».

Fiducia, libertà e coraggio. Per Luis sono elementi fondamentali per esprimersi. Lui che in campo è un po’ numero 10, un po’ numero 7. Adesso è il momento di dimostrare di potersi prendere la B: «Rimpiango il mancato esordio in A, ma c’è tempo: lavorando bene posso ancora farcela».