Il medico della Lazio: «Indicazioni ridicole. Così il calcio non riparte»

by Redazione Cronache

Ai microfoni di Radio Radio, il direttore sanitario della Lazio Ivo Pulcini ha parlato della situazione: «Il Coronavirus secondo me sta morendo, perché la manipolazione ha prodotto un danno grave che riguarda non la letalità, ma la contagiosità. L’elevata contagiosità che poteva far affluire nelle strutture sanitarie una quantità esagerata di persone. È difficile distinguere il codice rosso dal codice verde rischiando, come è successo purtroppo, di danneggiare le persone che avevano maggiormente bisogno proprio perché non avevano la possibilità».

TERRORISMO PSICOLOGICO – «La cosa peggiore è stata il terrorismo psicologico della disinformazione e la confusione ha creato del panico. Le persone al minimo accenno di febbre o di tosse si sono sentite ammalate e i vicini le hanno considerate già delle persone pericolose per il contagio. È un virus del raffreddore, non voglio banalizzare né mancare assolutamente di rispetto alle persone che hanno perso perfino la vita. Però purtroppo la medicina non è una scienza come vogliono farci credere, perché non sempre 2+2 fa 4».

COMITATO TECNICO SCIENTIFICO – «Non esiste la malattia, esiste il malato. Bisogna che il medico si riappropri della propria identità, della propria autonomia e della propria libertà. Perché non me lo deve dire il politico quello che devo fare. Ho le ultime linee guida del Comitato Tecnico Scientifico in cui si dice che i tamponi devono essere per la collettività, ma questo non è un problema della scienza, della politica. È come un bel mosaico: ogni tessera deve stare al proprio posto, se ci si sposta c’è confusione e il mosaico non si identifica più. Il Comitato Tecnico Scientifico non ha voluto sentire la voce del medico del calcio che vive sul campo e non vive dietro una scrivania. Vive dove non c’è la scienza pura ma. Se si uniscono vanno a vantaggio della salute e della popolazione. Se in qualche caso avessi usato il protocollo, il paziente sarebbe morto. Oggi la superficializzazione dei titoli è grave. Forse c’è il desiderio di creare questa confusione per dare spazio alle persone incapaci che occupano dei posti sbagliati, e se la domanda è sbagliata capite com’è la risposta».

LA POSIZIONE DEI MEDICI – «Se un ragazzo si ammala e ci denuncia ne rispondiamo noi. Il comitato dice che se un giocatore o un membro dello staff è infetto deve andare in quarantena tutta la squadra. È ridicolo, non capisco perché devo considerare malato chi non lo è. La responsabilità me la prendo e tutta la squadra in quarantena non la metto. Perché se io sono negativo devo essere considerato ammalato? È ridicolo. Così la Serie A non riparte».