Walter Zenga, in attesa di debuttare sulla panchina del Cagliari, attraverso il quotidiano La Gazzetta dello Sport ha raccontato il suo passato in giro per il mondo.
USA – «La maia carriera da allenatore inizia quando la famiglia Kraft mi invita a Boston per una partita contro i Los Angeles Galaxy. A fine primo tempo mi chiedono un discorso per il pubblico e, non troppo intelligentemente, inizio con “I have a dream”. Pensavo di aver detto una cavolata e invece mi dicono: da domani sei il nostro player-manager. Ma… non consiglio a nessuno l’avventura da allenatore-giocatore».
ROMANIA – «Lì una delle situazioni più difficili. A poche ora dalla sfida col PSG chiamarono Daniel Prodan per avvisarlo della morte del padre. Io ero giovane, parlavo poco rumeno, mi ritrovai con uno spogliatoio da raddrizzare in una situazione impossibile».
DERBY – «Alla Steaua perdo il derby con il Rapid e la cosa più carina che mi urlano è: dimettiti. Ma alla Steaua ho vissuto la notte più bella della mia vita, col Valencia in Europa League. Perdiamo 2-0 da loro, io entro negli spogliatoi, metto la musica e dico: noi vinciamo ai rigori. Fu così».
TURCHIA – «La Turchia è la mia prima grande cazzata in panchina. Ma umanamente fu impagabile. Il popolo turco morirebbe per il calcio. Interprete, il primo ramadan e cinque sconfitte di fila. Vado a dare le dimissioni ma il presidente dice che non è colpa mia. Poi faccio un’altra cavolata e accetto gli Emirati Arabi e vado via».
INGHILTERRA – «Esci dallo stadio a piedi, zero ritiro. Non si può raccontare, bisogna viverla. Al Wolverhampton avevamo un centro all’avanguardia. Infatti andavo lì alle 8 di mattina e non andavo più via fino alla sera.».