Darsi una seconda chance: Manuel Locatelli

by Redazione Cronache

Prima Pirlo e poi Xavi. Quando a 19 anni sei un centrocampista di un Milan che stenta e, dopo un gol sotto l’incrocio a Gianluigi Buffon, ti senti paragonato a due mostri del genere, hai in mano una bomba pronta ad esplodere. A 19 anni, è difficile riuscire a disinnescarla, e spesso ti esplode in mano. Quando la carriera di una promessa come Manuel Locatelli prende questa piega, e le prestazioni del ragazzo non bastano a trascinare il Milan verso posizioni di vertice, sembra di essere di fronte all’ennesimo talento inesploso del nostro calcio. L’ennesimo caso di un ragazzino che viene schiacciato da pressioni che non ha chiesto e non può essere in grado di sostenere. E si sa quanto sia facile, in casi come questi, circondarsi delle persone sbagliate, aggrapparsi a promesse mirabolanti ed inverosimili, e piombare in un baratro da cui diventa pressoché impossibile uscire. Ma il centrocampista di Galbiate ha deciso che quello non sarebbe stato il suo destino.

Il mentore

Al termine della stagione 17-18, in cui il Milan delude clamorosamente al termine di una faraonica sessione di mercato estiva, Manuel fa le valigie e va al Sassuolo. Per riprovare e per ritrovarsi. Per ripartire da una piazza dove poter esprimere il proprio calcio ma anche le proprie debolezze, senza essere divorati dal ciclone mediatico con cui si convive al Milan. Qui, incontra Roberto De Zerbi, uno dei tecnici più apprezzati e più all’avanguardia del nostro calcio, con cui arriva la svolta. Anche qui, però, bisogna sudarsela:

“Tra me e De Zerbi non sono state solo rose e fiori, ma ci sono stati anche diverbi. Anzi, vere e proprie litigate. Dopo quei confronti ero arrabbiato con lui, ma con il tempo ho capito: ciò che diceva era per farmi crescere. Quando sei giovane puoi sbagliare e io l’ho fatto: pensavo di dover giocare sempre e invece mi trovavo in panchina, spesso dopo essere stato pure rimproverato in allenamento. Nel 2018 avevo scelto il Sassuolo perché De Zerbi mi aveva voluto e, se non mi schierava tra i titolari, me la prendevo. Non capivo che il problema ero io, non il mister”.

Un percorso tortuoso e faticoso, ma da cui è uscito un uomo maturo e pronto a fare il salto di qualità. Con la pazienza giusta, e aspettando il proprio momento.

La pandemia e l’Europeo

Anche gli dei del calcio decidono di premiare la sua pazienza, e dargli il tempo che merita. Gli Europei 2020 potrebbero essere il palcoscenico ideale per la consacrazione di un calciatore che ha lavorato su sé stesso come pochi altri per arrivare pronto al momento del bisogno. Ma ancora Manuel non è abbastanza grande per salire su quel palco. Così, nella disgrazia della pandemia, Locatelli trova il tempo che gli serve per crescere ancora, maturare per un altro anno, lavorare ulteriormente sulle proprie sicurezze e sulle proprie conoscenze al fianco di mister De Zerbi, per presentarsi l’anno successivo pronto a prendersi tutto. Salvo la concorrenza interna. Sì, perché davanti a lui sembra esserci un centrocampo rodato ed intoccabile per il Commissario Tecnico Roberto Mancini, in cui la sua posizione di mezz’ala sinistra è occupata da Marco Verratti. Ancora una volta, Manuel sembra partire dalle retrovie. Ma il centrocampista del Psg si fa male, ed ecco che la Dea Fortuna chiama, finalmente.

Dopo la partita d’esordio, conclusa con una buona prestazione e un’ottima vittoria, la storia di Manuel Locatelli raggiunge il suo apice nella seconda giornata del girone contro la Svizzera. Minuto 26: lancio di 50 metri di sinistro al volo, e corsa altrettanto lunga a chiudere l’azione. Sembra la fine di una favola meravigliosa, ma è solo l’inizio. Minuto 52: mancino imparabile che si infila nell’angolino per il 2-0. Due gol, come i tempi della carriera di Manuel Locatelli. Il primo in sordina, il secondo da protagonista. Un protagonista che ha saputo cadere e rialzarsi, accettarsi, e darsi una seconda chance, sfruttata egregiamente con il lavoro. E siamo solo all’inizio. Sempre con pazienza, come conferma lui stesso subito dopo la partita:

“Il futuro? Non voglio farmi troppi viaggi mentali. Mi godo la serata”.