A PRESTO

by Redazione Cronache

conti_2_maggio_2015_CDSQualsiasi squadra, anche la migliore, per quanto apparentemente imbattibile, attraversa un ciclo durante quale scoprirà il sapore amaro della sconfitta. Per le squadre più modeste, già avvezze allo sgradevole gusto, questi cicli sono molto più corti, o semplicemente più altalenanti.

E come potrebbe essere diverso? Non hanno moneta a sufficienza per garantire e programmare un mercato all’altezza a lungo termine. E ogni scelta dei loro dirigenti è una scommessa: rinvigorire qualche giocatore le cui sembianze ormai non sono esattamente il prototipo dell’atleta o stimolare l’elettricità propria dei ragazzini, e di chi è arrivato troppo tardi.

Il Cagliari per una volta è stata la migliore, è stata la prima. Era la stagione 69/70 e a guidare la truppa c’era un certo Gigi Riva, ancora oggi capocannoniere della Nazionale. Ma ben presto i sardi si sono abituati a rimbalzare tra la A e la B senza mai trovare davvero una dimensione consona nella quale stabilizzarsi e dalla quale ripartire. E anche quest’anno ci sono ricascati.

Certo che rimpiazzare giocatori del calibro di Matri, Pinilla, Ibarbo, Nainggolan, Astori non è una sciocchezza, specialmente se inciampi in un paio d’anni in cui dal cilindro non riesci più a pescare nulla. Le ha provate tutte il club sardo, cambiando 3 allenatori in corso d’opera per ridare senso alla stagione, per ridare sorriso ai caldi sostenitori isolani, per rifiutarsi di abbandonare una competizione nella quale avevano ormai messo le radici.

Ma il miracolo sportivo non si manifesta, il verdetto del campo è sentenza alla quale non ci si può opporre.

Non esiste un metodo per abituarsi alla retrocessione: ci sono squadre abituate ad essere sopraffatte, ad essere derise e sconfitte. Ma all’onta della retrocessione non ci si può abituare. Accettare di non meritarsi la categoria non fa parte di un uomo di sport, la cui mente viaggia subito in direzione uguale e verso opposto. “Riconquistare ciò che ho perso, subito”.

Ogni squadra rispetta e risponde alla ciclicità del successo e della sconfitta. E la storia, spesso, si ripete. Per cui, a presto.