João Mário, Strakosha, Marin, Jović. Ma anche Brignoli e Roberto Pereyra: per confermarsi superpotenza in Grecia e scrivere la storia in Europa, l’AEK Atene sta puntando su tante nostre vecchie conoscenze, soprattutto dopo l’arrivo di Javier Ribalta come ds.
Un po’ d’Italia ovunque
Un passato con Milan, Juventus e Parma, ma anche Man United e Marsiglia, Ribalta è in carica ad Atene dall’ottobre 2024. Con una società sempre più in crescita, sta riuscendo ad attirare grandi nomi grazie alla possibilità di vincere trofei e giocare le coppe europee. E perché no, magari vincerle. Come l’Olympiakos campione in Conference proprio contro la Fiorentina.
«Volevo fare un salto del genere: un conto è lottare per vincere trofei, un altro è farlo per rimanere in Serie A», ci ha raccontato Răzvan Marin, dopo aver lasciato il Cagliari. «Se ci mettiamo con la testa, possiamo arrivare davvero lontano». Il prossimo ostacolo sarà la Fiorentina al Franchi che Thomas Strakosha ha affrontato già con la Lazio: «Tornare in Italia farà sempre un certo effetto. Io sono contento di essere tornato ad Atene, sono nato qui: è casa mia. Non mi aspettavo che il livello del campionato si fosse alzato così tanto: i top club greci non hanno nulla da invidiare a quelli in Italia, Spagna o Inghilterra».
Dal gol al Milan alla Grecia: Brignoli, il portiere bomber
Negli ultimi anni il calcio in Grecia è cresciuto a 360 gradi. Alberto Brignoli – sì, il portiere che segnò al Milan col Benevento – è ormai al 5° anno. Dopo il Panathinaikos, da 4 stagioni è all’AEK Atene: «Abbiamo giocato l’Europa League e ora la Conference. Quest’anno sono cambiate alcune cose, ma l’obiettivo è uno: giocarcela su tutti i fronti. E poi a livello di vita si sta benissimo, non ci manca nulla».
L’AEK non è l’unico club ad aver puntato sugli italiani: c’è Pirola all’Olympiakos o Calabria al Panathinaikos. Così come Vogliacco e Bianco al PAOK. In estate poi sono arrivati ad Atene João Mário e Luka Jović: «Ci sono tanti ragazzi ‘italiani’, ne parliamo spesso. È un modo per ritrovarsi e parlare di casa».
Dopo gli ultimi titoli vinti nel 2023 con Almeyda, ora al Siviglia, l’AEK Atene punta a tornare al successo. Molto passerà anche dal talento del ‘Tucu’ Pereyra, arrivato lo scorso anno dopo aver lasciato l’Udinese: «È bello avere uno spogliatoio pieno di ‘italiani’. Il greco non lo imparerò mai, ma mi devo mettere sotto con l’inglese. In Europa sarà tosta, ma vogliamo provarci». D’altronde c’è da cancellare la vittoria dell’Olympiakos con la Fiorentina. Il motivo?
Uno stadio che sa di storia e un centro sportivo da top club
I rivali di sempre hanno alzato al cielo il trofeo all’Opap Arena, la casa dell’AEK. Iniziato nel 2017 e inaugurato nel 2022, lo stadio è un omaggio alla storia del club fondato nel 1924 da alcuni profughi greci scappati da Costantinopoli, in Turchia, dopo la guerra.
Le mura esterne riprendono il profilo della città turca con 4 torri e la statua dell’aquila, simbolo del club. Per entrare ci sono 45 porte, il numero esatto delle città da cui sono scappati i profughi tornati in Grecia. Dal 2013, c’è anche un nuovo centro sportivo, lo Spata Sporting Center, a 20 km da Atene. 58 ettari destinati alla prima squadra e al settore giovanile.
C’è di tutto: 2 campi in erba naturale; uno in sintetico; piscine e palestre, oltre al centro di riabilitazione più moderno di tutta la Grecia. Senza dimenticare le strutture per l’Academy, con uno stadio da 3mila posti per i match delle Under. Entro la fine del 2026 è previsto anche un hotel a 5 stelle con sala giochi, caffetteria, biblioteca e oltre 50 camere per calciatori e staff. L’AEK vuole fare le cose in grande. Ma per riuscirci ha bisogno anche di un po’ d’Italia.
