Alessio Lisci, il tecnico del Mirandés, si racconta

by Lorenzo Lombardi
Alessio Lisci

Freddo e razionale. Così si definisce Alessio Lisci, quasi imperturbabile anche di fronte a ricordi della portata di una vittoria in casa dell’Atlético Madrid. Era il 2022 e il giovane allenatore italiano era seduto sulla panchina del Levante. Oggi, a 37 anni, è in carica al Mirandés, squadra ambiziosa della seconda divisione spagnola. Per arrivare in questi palcoscenici ha seguito un percorso lungo e tortuoso, dall’Italia fino alla borsa di studio per studiare in Spagna. Ma andiamo con ordine: seguire le tappe della sua carriera ci aiuterà a capire che tipo di uomo, e allenatore, è oggi Alessio Lisci.

Il sogno di Lisci

Nasce a Roma nel 1985 e, calcisticamente parlando, questo significa avere due possibilità: giallorosso o biancoceleste. Alessio comincia quindi dalla Lazio e intraprende il suo percorso da allenatore giovanissimo: parte come tirocinante, nel 2006, a 21 anni. Le prime esperienze con pulcini ed esordienti lo aiutano a inserirsi in una società importante e, soprattutto, gli fanno capire che quella è la strada giusta. Decide così di provare a prendere il patentino da allenatore: purtroppo però, come è noto, nel nostro Paese è difficile e spesso vengono agevolati ex calciatori che hanno alle spalle anni di calcio giocato. Gli ostacoli che incontra in quel periodo lo portano a fare una scelta audace, coraggiosa, per un ragazzo così giovane. Decide di trasferirsi in Spagna, per imparare la lingua e per provare a ottenere quel documento così importante.

Il legame con il Levante

Arriva così a Valencia, nel 2011. Vince una borsa di studio e sfrutta alla grande il tirocinio offertogli dal Levante. Nonostante il compito, più difficile del previsto, ottiene il patentino voluto e nel frattempo impressiona il club spagnolo, tanto da essere tesserato e assunto. Ancora una volta parte dal basso, dalle categorie giovanili. Squadre che cambiano continuamente, con ragazzi che vanno e vengono da tutta la Spagna. Queste esperienze, come vedremo, si riveleranno fondamentali per il suo incarico attuale. Ma non perdiamoci. Negli anni vince tanto, trofei nazionali e importanti tornei di categoria. Con pazienza, compie tutta la trafila tra le varie squadre del Levante fino ad arrivare alla prima squadra. Il tempo dà misura al merito e, dopo aver salvato il Levante B nel 2020, gli viene affidata la gestione della prima squadra, all’epoca ultima in LaLiga. Lisci diventa così il decimo allenatore italiano nella storia de LaLiga. L’obiettivo è raggiungere la salvezza, quasi una ‘mission impossible’, ma il suo Levante gioca bene e ottiene risultati: «È stata un’esperienza fantastica, che mi ha cambiato la vita. Nelle mie 23 partite da allenatore abbiamo avuto un ottimo rendimento, quasi da Europa League. Purtroppo però, quando ho preso in mano la squadra, la situazione era difficile, il club veniva da 20 partite senza vittorie e siamo retrocessi».

Dall’esordio casalingo contro l’Osasuna (terminato 0-0), alla vittoria per 8-0 in Copa Del Rey a Melilla, fino al clamoroso successo al Wanda Metropolitano, contro l’Atlético Madrid del Cholo Simeone. Emozioni forti che avrebbero sopraffatto chiunque, ma non l’allenatore romano: «Sono consapevole e orgoglioso di ciò che abbiamo fatto in quel periodo. Ci siamo tolti enormi soddisfazioni. Io però sono uno che non si lascia trasportare troppo dal momento e specialmente quando sono in campo mi isolo completamente da tutto il resto. Per questo ho sempre considerato tutte le vittorie alla stessa maniera, 3 punti».  

Una nuova opportunità

Proprio in seguito alla retrocessione, dopo 11 anni, ha lasciato il Levante. Una scelta forzata e dolorosa, partita dalla volontà della società di cambiare allenatore. Alessio non si è dato per vinto, al contrario, ha sfruttato la stagione di inattività per vedere allenamenti e partite, per studiare e per aggiornarsi, per essere pronto alle nuove sfide. Così è arrivato al Mirandés, nel nord della Spagna, vicino al confine con la Francia. Una società ‘normale’, consapevole dei suoi mezzi, che non vuole rinunciare a sognare. «Questo club mi ha convinto sin da subito. Ora posso dire di aver fatto la scelta giusta. 2 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte al momento: c’è tanto da migliorare ma sono sicuro che potremo toglierci delle soddisfazioni».

In questa nuova tappa della sua carriera sono anche tornate utili le esperienze passate e gli anni nei settori giovanili di Lazio e Levante: «Mi hanno fatto crescere e mi sono servite per abituarmi a lavorare con gruppi in costante cambiamento. Quest’anno, quando sono arrivato qui, erano rimasti solo 5 giocatori dalla stagione precedente. Durante il mercato ne sono arrivati quasi una ventina di nuovi. Significa dover ripartire dalle basi e cercare di fare gruppo il più presto possibile».

Le differenze tra Spagna e Italia

La società ha colto le opportunità presenti sul mercato e molti giocatori sono arrivati, in prestito da squadre importanti di LaLiga. Questo dei giovani, unito alle seconde squadre, è un tema molto ‘caldo’, di cui si parla tanto in Spagna: «A mio parere, vista anche l’esperienza diretta che ho avuto, le seconde squadre sono fondamentali. In Italia siamo molto indietro a riguardo e questo mi ha portato a studiare il regolamento: ho scoperto che da noi le squadre non sono per niente agevolate nella creazione di queste. In Spagna spesso si sente dire che ne sono state create troppe. Ormai ogni club di LaLiga ne ha una che partecipa ai campionati minori. Questo però, secondo me, non sarà mai un problema, perché permette ai ragazzi che ne fanno parte di mettersi alla prova in contesti diversi dal calcio giovanile».

Al contrario, come ci ha raccontato Alessio, nella seconda serie spagnola si vivono forti contrapposizioni a livello di strutture e organizzazione societarie. «Il livello del campionato è paragonabile alla nostra Serie B italiana. Il calcio ormai va verso la globalizzazione e non ci sono particolari differenze nel modo di interpretarlo e giocarlo. Qui però ci sono squadre con centri sportivi e stadi incredibili, mentre altre che magari non hanno nemmeno i campi omologati, e sono costrette a giocare in altri impianti le proprie partite casalinghe».

Nello scorso campionato le prime due vittorie stagionali del Mirandés erano arrivate alla settima e alla tredicesima giornata. Quest’anno, dopo cinque partite, questo dato è già stato pareggiato.

Alessio Lisci è partito bene e, dopo averlo conosciuto, siamo sicuri che continuerà a lavorare duramente per migliorare ogni giorno di più.