Siamo di fronte alla fine della grande Juve?

by Redazione Cronache
Andrea Agnelli

A metà ottobre 2020, nel bel mezzo del calcio nell’era del Covid-19, è montata la polemica per l’esame d’italiano di Luis Suárez. La Juventus ha vinto da poco il suo nono Scudetto di fila, con Sarri, ma in Champions è uscita agli ottavi col Lione, al secondo anno in bianconero di Cristiano Ronaldo. L’Assemblea degli azionisti si riunisce a Torino, approva il bilancio e Andrea Agnelli profetizza: «È stato un anno agrodolce, solo più avanti ci renderemo conto di cosa hanno voluto dire questi nove anni». Un anno dopo, il 27 novembre 2021, la Guardia di Finanza perquisisce le sedi della Juventus. La procura di Torino contesta a sei indagati – di cui Agnelli, Neved e Paratici – due ipotesi di reato: false comunicazioni sociali, emissione di fatture per operazioni inesistenti. Due anni dopo, il 28 novembre 2022, in tarda serata, l’intero Cda della Juventus si dimette dopo un consiglio straordinario alla Continassa. È questa l’ora: «Solo più avanti ci renderemo conto…».

 

Da Agnelli a Ferrero e Scanavino

A dimettersi in blocco sono il presidente Andrea Agnelli, il suo vice Pavel Nedved, l’a.d. Maurizio Arrivabene (a cui però la proprietà ha chiesto di restare) e tutti gli altri. La Gazzetta dello Sport sostiene che il passo indietro sia legato al coinvolgimento nell’indagine Prisma. E alle contestazioni della Consob, che hanno spinto a rivedere il progetto di bilancio da approvare e far slittare due volte l’assemblea degli azionisti ora prevista al 27 dicembre. Il nuovo d.g. è Maurizio Scanavino, classe ’73. Laureato al Politecnico di Torino, una carriera tra consulenza (Accenture), automotive (Fiat) ed editoriale (ha lavorato nel 2013 da a.d. de Il Secolo XIX alla fusione con La Stampa). Il prossimo presidente scelto da Exor sarà Gianluca Ferrero, commercialista ed amministratore di più società, il 18 gennaio. E la Juventus intanto ha riscritto i bilanci per la manovra stipendi.

Andrea Agnelli, il più vincente di tutti

Il 24 luglio 1923, Edoardo Agnelli, figlio del senatore Giovanni, fondatore della Fiat, viene eletto presidente del club bianconero. La dinastia inizia qui: dal 1947 a capo dei bianconeri c’è Gianni Agnelli, l’Avvocato, e nel 1955 a suo fratello Umberto, detto il Dottore, appena ventiduenne. Il quarto Agnelli arriva il 19 maggio 2010 – dopo le gestioni Cobolli gigli e Jean-Claude Blanc – ed è Andrea Agnelli. Supera padre, zio e nonno. Diventa lui il presidente più vincente di sempre della Juventus con 19 trofei in 12 anni: nove Scudetti, cinque Coppe Italia e altrettante Supercoppe. La ciliegina che manca è la Champions, una maledizione. La Juventus ha perso 7 delle 9 finali, due recenti con Agnelli. Nel 2015 a Berlino col Barcellona della MSN, nel 2017 a Cardiff contro il Real di CR7. Ed è curioso che a mezzanotte e mezza del 19 aprile 2021 siano proprio Florentino Pérez e Laporta, assieme ad Agnelli, a capeggiare la congiura chiamata Superlega. Se non puoi vincerli…

 

Scudetti, deal, finali perse

Dei 19 trofei vinti in 12 anni, spiccano 9 Scudetti consecutivi (dal 2012 al 2020) indispensabili per ristrutturare il morale leso dai postumi di Calciopoli. Andrea Agnelli eredita nel 2010 la Juve di Diego settima e fuori dalle Coppe: al primo anno con Delneri è ancora settimo posto. Ma nel 2011 è rivoluzione: l’8 settembre 2011 si inaugura lo Juventus Stadium, in panchina c’è Antonio Conte, dal 4-2-4 al 3-5-2 e arrivano tre Scudetti, quattro li vince Max Allegri dall’estate 2014, e il nono è di Sarri. Manca la ciliegina sulla torta: né Europa, né Champions sebbene nel 2018 la Juve acquisti Ronaldo e nel 2019 de Ligt, i due che hanno eliminato i bianconeri dalla grande scalata l’anno prima. Peccato. Poi Pirlo. Ora la rottura. E una lettera ad alto contenuto emozionale con cui Agnelli s’è congedato: «Cinque scudetti femmili consecutivi, primi in Italia ad avere una serie Netflix e Amazon Prime, J Medical e J Museum, il deal con Volkswagen (pochi lo sanno), le finali di Berlino e Cardiff (i nostri grandi rimpianti)… e tanto altro». Agnelli – tra Nietzsche e il miedo escénico – scrive delee notti tra Bernabeu, Old Trafford, Allianz Arena, Westfallen Stadium, San Siro, Karaiskakīs, Celtic Park, Camp Nou. «Ricordate, ci riconosceremo ovunque con uno sguardo: Siamo la gente della Juve! Fino alla fine». Fine ingloriosa o semplice chiusura di un ciclo?