Andrea Pirlo, il mago di Brescia.

by Redazione Cronache

pirlo6 giugno 2015, Berlino, ore 20.46

Dopo quanto tempo ci si può considerare maturi? Dopo quante vittorie si diventa immortali?
Le calde notti di Germania, 2006. Parole che sembrano il titolo di un film hard, parole che da nove anni rappresentano il dolce ricordo del centrocampista più talentuoso del calcio italiano degli ultimi 20 anni.

12 giugno 2006, Hannover. Andrea da Brescia pennella il primo gol della spedizione azzurra, un gol che fa tremare l’Italia, il Ghana e molte altre rivali che fino a quel momento ci osservavano con sonnolenza.
La storia del Mondiale è scolpita nelle nostre menti. La fatica, l’orgoglio, la passione, il talento sono dottrine promulgate da quel momento dai maestri di Berlino, Andrea in primis.
Ma non basta. Pochi giorni dopo si riparte con una stagione sportiva allucinante, nata dal brodo primordiale dei preliminari di Champions League. Da vivere con il suo grande amore, il Milan.

Andrea è sempre là nel mezzo, ad orchestrare la schiera di compagni più o meno educati. Andrea vola ad Atene il 23 maggio 2007. E vola sul tetto d’Europa.
Destinato a vivere gli ultimi anni di carriera nella sua squadra del cuore, si incammina con eleganza verso lo scudetto del 2011, sempre là nel mezzo.

Poi, il crack.

Si rompe tutto. Andrea e il Milan non hanno più la forza di guardarsi negli occhi e continuare.
Nasce una pazza idea, che con il passare delle giornate assume contorni definiti. Vincere, vincere ancora, vincere lontano da Milano, magari dopo un affascinante testa a testa. Succede.
Andrea è tra i maggiori artefici della festa bianconera. Al secondo posto, il Milan.
Gli esseri umani trascinano dentro un senso di rivalsa naturale, quasi bestiale. Ora Andrea ha vinto tutto, anche da orfano. Ma Andrea non possiede precisamente le caratteristiche del genere umano.
4 maggio 2015. “Me ne andrò solo quando vincerò la Champions League.” Ora questa sua frase fa molto meno ridere. Molto meno.

Sbrigati a fischiare, voglio vedere la sua ultima finale, sbrigati. Voglio vedere un po’ di paura nel suo sguardo, almeno un po’ di tensione. Oggi non si può sbagliare.

Ah già. Ma lui non trema mai.