a cura di Cosimo Bartoloni, Giacomo Brunetti, Andrea Consales, Matteo Lignelli e Francesco Pietrella

Cinque storie dell’Argentina

Sono i campioni del Sudamerica e per molti è l’ultimo ballo generazionale. Vogliono regalare il Mondiale al proprio condottiero.

 

Alexis Mac Allister era uno dei tre porcellini

 

Alexis Mac Allister, classe ’98 argentino in forza al Brighton, è arrivato a gennaio 2020 dopo 13 partite giocate con il Boca Juniors. Qualche tempo fa i gialloblù di Buenos Aires si sono laureati campioni d’Argentina all’ultimo respiro e quindi ha sostanzialmente vinto lo scudetto. A sua insaputa però: «Sinceramente, la partita era appena finita e io la stavo guardando, ma non mi ero reso conto che sarei diventato campione – ha raccontato il giocatore ad ESPN – e a fine partita un amico mi ha inviato un messaggio dicendomi ‘congratulazioni, campione’. Sono rimasto stranito. Poi mi sono arrivati tutti i messaggi e mi sono reso conto». Una famiglia di sportivi: i fratelli sono calciatori, il padre ha giocato in Nazionale. Da piccolo, amava Messi. Ora è uno degli underdog di questa Nazionale, chiamati ad accompagnarlo sul tetto del mondo. Da piccolo cantava due canzoni con i fratelli: una relativa ai tre porcellini, un’altra sul Real Madrid. Adesso è tempo di inno argentino in Qatar.

 

 

Juan Foyth poteva non esserci

 

Possiede il passaporto polacco, ma non c’è mai stato dubbio: Argentina, sempre. Dall’Estudiantes al Tottenham, ora al Villarreal, con cui ha vinto l’Europa League. A giugno 2021, nonostante fosse stato sempre nei piani, Scaloni lo ha avvisato che sarebbe stato fuori dai convocati per la Copa América. Un momento durissimo. Dal taglio alla chiamata. Si è giocato fino all’ultimo la chiamata per il Qatar, e alla fine l’ha spuntata. Sembrava dover saltare pure il Mondiale, a causa di un infortunio maturato con il Getafe ad agosto. E invece eccolo. Ha imparato a essere aggressivo in campo grazie a Pochettino e Kane, ed è stato lui con una battuta a raccontare la divisione all’interno dello spogliatoio degli spurs, tra la Welsh Mafia e gli argentini, anche ai tempi di Mou. Una divisione che non c’è, invece, in un gruppo unito come quello dell’Albiceleste.

 

 

Marcos Acuña e i colpi alla testa

 

L’occasione più bella a 31 anni. Difensore, centrocampista e campione del Sudamerica lo scorso anno. In Europa ci è arrivato nel 2017, vincendo 3 trofei con lo Sporting in Portogallo. La Nazionale la mastica dal 2016, e in silenzio lui c’è sempre stato. Non chiedetegli perché, ma allo Sporting ha firmato prendendo la maglia numero 9. Lo chiamano ‘Uovo’, perché da piccolo era sempre pieno di bernoccoli in testa. Incarna perfettamente ciò che viene richiesto per essere nell’Albiceleste.

 

 

Guido Rodríguez è stato tradito da Wikipedia

 

Il Betis lo ha portato in Europa dopo il suo giro tra Argentina e Messico. E quando giochi nel River Plate, si sa, non dimentichi. A Siviglia ha trovato German Pezzella, anche lui ex dei Millionarios, e durante un’intervista ai canali del club hanno improvvisato un coro della curva, della hincha del River. Lo hanno cercato tante squadre, ma ha raccontato che l’unica cosa di cui aveva paura, era lasciare il Betis. Al momento del suo arrivo, invece, ha scoperto che era stato tradito da Wikipedia. Quando il reparto comunicazione gli ha chiesto perché il suo soprannome fosse ‘Sciacallo’, lui è rimasto sorpreso. Quel nomignolo, ‘Chacal’, lo tormentava da anni sui social, ma mai nessuno lo ha chiamato così. E quando gli hanno chiesto se potessero basare il video di presentazione su uno sciacallo, Guido ha risposto: «Non so da dove spunti fuori questa storia. Questo è il momento in cui devo modificare la mia pagina Wikipedia».

 

 

Mai guardare una partita con Enzo Fernández

 

Arriva in Qatar totalmente on fire. Tutti vogliono il calciatore del Benfica, perfino il City. Valorizzato da Gallardo nel River, in estate ha fatto il grande salto. Il debutto con i Millonarios è avvenuto nel 2019, quando Gallardo lo aveva convocato per la prima volta dopo averlo visto giocare appena 13 minuti con la Reserva. In quel momento non giocava nella seconda squadra, ma il suo talento non è sfuggito all’occhio vigile del Muñeco. Esordio con i grandi e poi tanta gavetta, con il prestito al Defensa y Justicia, agli ordini di Beccacece e di Crespo, con cui ha vinto la Copa Sudamericana e la Recopa. Lo chiamavano ‘El Gordo’, era un po’ paffutello da ragazzo. Tifoso del River dalla nascita, ha vissuto da lontano la vittoria contro il Boca a Madrid, valsa la Libertadores. Quel giorno era rimasto a casa a vedere la partita con la fidanzata Veronica Cervantes, ma dopo il primo tempo chiuso in svantaggio per 1-0, l’ha mandata via per… cabala, visto che non avevano mai visto un match insieme.