Da sigarette e furti ai gol in Conference. La vera storia di Milik

by Redazione Cronache

Sigarette e piccoli furti, specialmente di cioccolato. C’è anche questo nel passato di Arkadiusz Milik a Tychy, 130mila abitanti, sede del birrificio Tyskie – il più antico di Polonia – ma anche di ex stabilimenti Fiat. Il microcosmo di Milik è un complesso residenziale con cinema, negozi e un campo da calcio. Nessuna squadra però lo può tesserare. Qui entra in gioco Łukasz Milik, il fratello, dato che conosce l’allenatore di una squadra di Katowice. Si chiama Sławomir Mogilan e diventerà il padre “adottivo” di Arkadiusz, siccome a 6 anni suo padre biologico abbandona la famiglia. Da Mogilan in poi, è storia. In campo e fuori. Come quando nel 2018 Milik apre proprio a Katowice il suo ristorante. Si chiama Food&Ball. Cibo, ma anche cocktail. I più gettonati? Si chiamano Nations League, Pelé e Zidane. Non Sampaoli, visti alcuni presunti screzi intercorsi a Marsiglia. Dove Milik effettivamente va a corrente alternata: 5 gol in campionato, 5 in Coppa francese e 6 nelle Coppe europee (suo record personale). Con tanto di doppietta giovedì in Conference League al Qarabag…

Milik, Nawałka e provini

Arkadiusz Krystian Milik entra a 6 anni al Rozwój Katowice, un club nato come dopolavoro per gli operai di una miniera di carbone limitrofa. Nell’autunno 2010 ha 16 anni ed esordisce in terza serie. Che gli va terribilmente stretta. Dopo un mese lo chiama il Górnik Zabrze, dove tra gli altri sono cresciuti Robert Warzycha e Łukasz Skorupski. Dettaglio non trascurabile: il suo allenatore qui è Adam Nawałka, futuro c.t. della Polonia. Ma Milik gioca poco: va in Inghilterra a un provino per il Reading, gioca un’amichevole contro il Tottenham. Segna. Così a fine gara il Tottenham a sua volta gli offre un provino. Ma tra i due litiganti nessuno gode. Manco Milik, che torna in patria. A luglio 2011 è il Górnik Zabrze a offrire a lui un quinquennale e al fratello Łukasz un posto nel dipartimento marketing del club. A 17 anni, 5 mesi e 3 giorni, Milik esordisce nella Serie A polacca, l’Ekstraklasa – in cui oggi domina il Lech Poznań, l’ex squadra di Lewandowski.

«Tutti hanno paura di lui»

Milik segna 4 gol in 24 partite, poi nel gennaio 2013 si trasferisce al Leverkusen. In estate va in prestito all’Augsburg, poi nell’estate 2014 va all’Ajax e questa scelta gli cambia la carriera. E non solo perché il 25 settembre 2014, in Coppa d’Olanda, realizza 6 gol e 2 assist in un 9-0 dei biancorossi in cui anche Ricardo Kishna finisce sul tabellino. Nella sua prima stagione ad Amsterdam, segna 23 gol. L’Ajax lo conferma a titolo definitivo e l’anno dopo Milik fa meglio: 24 reti. Ma c’è di più. Il già citato Adam Nawałka viene nominato c.t. e convoca Milik per l’Europeo in Francia. Qui la Polonia esce ai quarti col Portogallo poi campione e Milik è titolare, accanto a Lewandowski, quando affronta da avversario il suo idolo Cristiano Ronaldo. Ma la prima volta in cui Arek incontra Nawałka, c’è solo timore: «Tutti hanno paura di lui». Poi il mister lo chiama da parte: «Continua a lavorare e sposterai le montagne, io farò in modo che tu vada lontano».

Hockey su ghiaccio e Marsiglia

Il 1° agosto 2016, Milik è a Napoli. De Laurentiis lo paga 32 milioni. Prende il posto di Higuaín e sceglie il 99 perché numero di Wayne Gretzky, il suo hockeista su ghiaccio preferito, da molti considerato il migliore al mondo. Esordisce in Serie A assieme al connazionale Piotr Zieliński, ma a ottobre si rompe il crociato. In panchina c’è Sarri che vara il tridente leggero, Callejón e Insigne ai lati di “Ciro” Mertens. Per vedere Milik in campo, serve attendere febbraio. Per vederlo esultare, aprile. Nel 2018/19 segna 17 gol. Batte il record di Boniek sui gol segnati da un polacco in Serie A e il 17 giugno 2020 vince la Coppa Italia realizzando l’ultimo – decisivo – rigore in finale contro la Juventus. Milik però si vede altrove: effettua le visite mediche con la Roma, il Napoli si irrigidisce e lo mette fuori rosa. A gennaio 2021, per non perdere l’Europeo, va in prestito a Marsiglia. Condivide il reparto con Benedetto. Quando l’argentino parte, in estate, il 9 finisce a Milik. Che come detto battibecca con Sampaoli: «Arek è un giocatore come gli altri». E il polacco replica: «C’è chi diceva fossi un pessimo attaccante, ora mi fanno i complimenti…».