Ecco come ha fatto l’Arsenal a guardare tutti dall’alto in Premier League

by Redazione Cronache
Arsenal

Zero punti, zero gol fatti, Arsenal ultimo in classifica. Tre sconfitte di fila, con Brentford, Chelsea e Manchester City. L’anno scorso, i Gunners hanno cominciato così. Niente a che vedere con oggi: 15 punti in cinque giornate, punteggio pieno e primo posto in classifica. Così l’anno scorso, dopo tre k.o. consecutivi, prima della quarta giornata parla Mikael Arteta. Racconta ai calciatori della sua infanzia e di un delicato intervento al cuore subito all’età di due anni. I medici, cautamente, consigliarono di non praticare sport. E invece, Arteta giocherà a tennis e calcio. Al PSG con Ronaldinho, ai Rangers con Tore Flo, alla Real Sociedad – senza però incontrare l’amico Xabi Alonso – poi dritto in Premier League. Sei anni all’Everton e cinque all’Arsenal, 150 partite e la fascia di capitano dei Gunners. Nell’estate 2016, Arteta si ritira. Ha tre offerte: Wenger gli offre la guida dell’Academy biancorossa, Pochettino lo vorrebbe come suo vice al Tottenham e Pep Guardiola nel suo staff al Manchester City. Lo spagnolo accetta il suo connazionale. Oggi è davanti a lui.

 

Arteta, Emery, quattro lingue

Quindi Mikael Arteta fa tre anni all’ombra di Guardiola – già conosciuto al Barcellona – e assieme vincono due Premier, una FA Cup e due Carabao Cup. Ironia della sorte, a gennaio 2017 arriva a Manchester un brasiliano dal Palmeiras, Gabriel Jesus. Si sono ritrovati oggi, ma a Londra. Il 20 aprile 2018, poi, Arsène Wenger lascia l’Arsenal dopo 22 anni e 823 partite, tra cui le 28 – senza sconfitta – con cui nella stagione 2003/04 i Gunners sono campioni d’Inghilterra, da imbattuti. The Invincibles, li chiamano. Lehmann e Ashley Cole, Ljungberg e Vieira, Bergkamp ed Henry. Ma ad aprile 2018 Wenger lascia e insomma, Arteta è in lizza. Alla fine il posto viene dato a Unai Emery, esonerato un anno e mezzo dopo. Il 20 dicembre 2019 inizia l’era Arteta nel nord di Londra. «Voglio persone che si assumano responsabilità. Sappiamo tutti che ci sarà molto da lavorare. Darò ogni goccia di sangue per questo club». Pragmatismo. Legge molto e parla fluentemente spagnolo, basco, catalano e inglese: «Ma se potessi imparare il tedesco, lo farei domani».

 

Arsenal, una docu-serie e il calciomercato

C’è ovviamente Arteta tra i protagonisti di All or Nothing, il documentario che Amazon ha prodotto seguendo l’Arsenal lungo la stagione scorsa, 2021/22. Come nel caso di Sunderland ‘til I die, le telecamere non hanno portato benissimo. Tre sconfitte di fila, il peggior inizio di stagione in 67 anni di storia. L’Arsenal del precampionato prometteva bene, poi però alla fine è arrivato un quinto posto (e il Tottenham, quarto, è in Champions League). Quinto come nel 2019, meglio del sesto posto nel 2018 o dei due ottavi in 2019 e 2020, con la mancata qualificazione alle Coppe europee dopo 25 anni. Oggi però l’Arsenal è davanti a tutti. Quindici punti in 5 giornate. Primo posto in solitaria, con la miglior difesa d’Inghilterra (3 gol subiti, come il Brighton di Graham Potter) e il terzo miglior attacco (13 gol, dietro il Manchester City di Haaland, già a 9 reti, e il Liverpool). Merito del mercato? Via Nicolas Pépé – prestato a Nizza –, 88 milioni di euro sono finiti al City in cambio di Zinchenko e Gabriel Jesus (95 gol in 236 partite), 35 al Porto per Fábio Vieira, l’ennesimo gioiellino – 6 gol e 14 assist l’anno scorso – svezzato da Sergio Conceição.

«Responsabili della felicità delle persone»

Il 5 agosto, in casa del Crystal Palace di Patrick Vieira, William Saliba – rientrato dal prestito al Marsiglia – giganteggia in difesa. Il trequartista è Martin Ødegaard, in attacco debutta – ma non segna – Gabriel Jesus. Finisce 2-0. La settimana successiva, all’Emirates, il Leicester crolla 4-2: Saliba stavolta fa autogol, Jesus doppietta e due assist. Cambio della guardia. Il 20 agosto, 0-3 al Bournemouth: Saliba trova la porta giusta, Ødegaard fa doppietta. Il 27 agosto, contro il Fulham di Aleksandar Mitrović (in gol), la decide all’86’ Gabriel Magalhães di testa. Infine, ieri sera con l’Aston Villa, 2-0: ancora Jesus e ancora Martinelli. L’undici titolare è lo stesso: Ramsdale; White, Saliba, Gabriel, Zinchenko; Thomas, Xhaka; Saka, Ødegaard, Martinelli; Jesus. Unici cambi – obbligati – sono Elneny e Tierney, all’occorrenza il 22enne Lokonga. Arteta, 40 anni compiuti a marzo, unico ad aver vinto la FA Cup come capitano e come tecnico dell’Arsenal, è davanti a tutti: «Trovo sia bellissimo essere responsabili della felicità delle persone». L’ha scritto pure Nick Hornby, e indovina per chi tifa? «I began to believe that Arsenal’s moods and fortunes somehow reflected my own». Ho cominciato a credere che gli umori e le fortune dell’Arsenal in qualche modo riflettessero i miei.