dagli inviati, Giacomo Brunetti e Matteo Lignelli

Monteboro, il luogo dove si coltiva il talento

A 7 chilometri dallo stadio Castellani sorge il centro sportivo dell’Empoli, con Casa Azzurri e gli uffici del club. Una struttura all’avanguardia in cui la società investe somme importanti da anni.

Se non ci fosse un gigantesco cartello blu con scritto “Empoli, centro sportivo Monteboro”, si potrebbe anche pensare di trovarsi in un resort di lusso in tipico stile toscano. Gli olivi, gli edifici color rosso mattone, tutto curato alla perfezione. La casa del club azzurro, dove hanno sede anche gli uffici di Fabrizio e Rebecca Corsi, dell’amministrazione, oltre che degli altri dirigenti, è un gioiello appuntato in cima a una collina. Le curve per arrivarci abbracciano i vitigni e aprono a una vista magnifica. Di certo è uno dei segreti del successo del settore giovanile empolese, tra i migliori d’Italia e d’Europa. Gli ultimi giocatori cresciuti nella società – Samuele Ricci, Kristjan Asllani, Mattia Viti – o valorizzati, come Fabiano Parisi e Nedim Bajrami, si aggiungono a una lunga lista che abbraccia pure gli allenatori, visto che, per restare in tempi recenti, Luciano Spalletti, Maurizio Sarri, Marco Giampaolo e Alessio Dionisi sono “creazioni” e intuizioni di Corsi, che all’inizio dei Novanta ha assunto la direzione dell’azienda di famiglia (nel settore tessile) e quella della squadra cittadina.

 

Monteboro è la realizzazione di una sua visione, e anche del padre Ruffo, a cui il numero uno azzurro tiene tantissimo. Nel 2006 c’era solamente un campo e la sede, col tempo è diventato un centro sportivo all’avanguardia in continuo ampliamento in cui poter sviluppare il settore giovanile. Oggi ci sono due campi da 11, due per il calcio a 7, una palestra. Soprattutto c’è “Casa Azzurri”, da dove parte anche il ritiro estivo della prima squadra. La struttura ospita diverse camere, un ristorante (con in bella mostra le abitudini alimentari da tenere), una sala per le riunioni e i video e un’area relax con biliardino (rigorosamente azzurro) e terrazza panoramica.

 

 

A fianco sorge un convitto da 25 posti per i calciatori che vengono da fuori. In particolare per i più giovani, dai 14 anni in su, perché per i maggiorenni la linea è quella di mettergli a disposizione alcuni appartamenti in città. Il grande bacino di rifornimento dell’Empoli, infatti, è il territorio, con scout attivi in tutta la Toscana e squadre che nascono già da bambini, dai 6 agli 8 anni, e poi crescono insieme fino alla Primavera. È successo così a molti dei ragazzi campioni d’Italia under 19 nel 2021. Ecco perché a Monteboro c’è anche un continuo viavai di pullmini blu. Su uno di questi ogni giorno saliva pure Kristjan Asllani, arrivato in Italia con la famiglia, di origine albanese, stabilendosi a Buti, in provincia di Pisa, a 40 minuti di macchina da Casa Azzurri. E ci sono allenamenti a ogni ora. Si parte la mattina con il femminile, nel pomeriggio arrivano la Primavera, gli under e a scalare i più piccoli. Le partite della Primavera e delle Ladies, invece, si giocano nell’impianto sportivo di Petroio, nella vicina Vinci, anche questo rivitalizzato.

 

Per quanto riguarda la gestione dei giocatori, la società, a partire dal presidente, è attentissima a ogni aspetto. Corsi si rapporta periodicamente con tutti i referenti delle varie selezioni e cerca di guardare più partite possibili. Del resto, la cantera è un asset fondamentale della società, e per la gestione e la manutenzione di Monteboro viene speso oltre un milione di euro l’anno a prescindere dalla categoria. Chi vive in convitto è seguito da un tutor, un ex professore, che li accompagna nel percorso scolastico e si occupa di tutto quel che occorre per l’accoglienza. Ma tutti sono trattati come membri di una grande famiglia, in cui ci si dà sempre una mano, si può sbagliare, anzi, si ha il tempo per farlo, a patto che non manchino mai alcuni valori come il rispetto e l’impegno.

 

 

A livello tecnico gli osservatori, che come detto si muovono molto sull’attività di base, fanno capo al direttore sportivo, oggi Pietro Accardi, sempre vigile anche sul vivaio. Il corridoio con la prima squadra è aperto, soprattutto in quelle stagioni in cui i più grandi hanno frequentato la Serie B ed è alta la probabilità che chi entra a Monteboro da bambino poi resti fino alla Primavera. La capacità di saper aspettare è uno dei segreti del club. «C’è molto dialogo tra i responsabili – spiega il tecnico della Primavera Antonio Buscè  – e si cerca di gestire al meglio tutte le situazioni. Sui ragazzi arrivati da poco si lavora molto sulla mentalità, che a Empoli è uno dei tratti distintivi: qua non ci sono prime donne, solo massima umiltà da parte di tutti». «Nessun allenatore vuole perdere» risponde quando gli chiediamo se a volte, per tenere questo approccio, è necessario sacrificare alcuni risultati. «Io cerco sempre il giusto compromesso tra la crescita dei miei ragazzi e gli obiettivi della squadra, le due cose vanno di pari passo. Se credi nel lavoro poi arriva un momento della stagione in cui raccogli i frutti dei miglioramenti».

 

«Non c’è un’impostazione che viene dall’alto, però ho sempre avuto l’intelligenza di far giocare le squadre con la linea a 4, quella che da 10 anni a questa parte, diciamo da Sarri in poi, ha adottato anche la prima squadra. Ho sempre cercato di portare avanti le idee della prima squadra, come l’intensità e saper giocare la palla veloce, per agevolare la crescita dei calciatori e il loro inserimento. Certo – conclude Buscè – portando sempre avanti un lavoro individuale che gli permettesse di avere le basi per affrontare qualsiasi tipo di situazione una volta usciti dalla Primavera. Alla fine il calcio è un duello in tutte le zone del campo, mentale e fisico, e noi li prepariamo a questo». A quanto pare, ci riescono bene.

 

di Matteo Lignelli