a cura di Cosimo Bartoloni, Giacomo Brunetti, Andrea Consales, Matteo Lignelli e Francesco Pietrella

Cinque storie dell’Australia.

Questa volta cercheranno di vincere almeno una partita. Anche senza la vecchia guarda, da Cahill a Viduka

 

Andrew Redmayne, il portiere ballerino che ha conquistato il Mondiale

 

Nome: Andrew Redmayne. Età: 33 anni. Curriculum: mai giocato in Europa. Lavoro attuale: eroe. Già, perché è merito di questo portierone di 33 anni, di base al Sydney Fc, se l’Australia è al Mondiale. Redmayne è lo specialista di cui ogni nazionale ha bisogno, non a caso nello spareggio per il Qatar contro il Perù è entrato solo alla fine dei supplementari e, alla sua terza presenza con i Socceroos, li ha portati in trionfo parando l’ultimo tiro degli avversari. Questo è il ‘cosa’, ma poi c’è anche il ‘come’: per giorni, infatti, si è parlato del buffo ‘balletto’ sulla linea di porta con cui ha ipnotizzato Alex Valera. Se i suoi compagni riuscissero a fare un miracolo ai gironi, allora questa abilità potrebbe tornare utile.

 

 

Awer Mabil, un ‘regalo’ al Paese che l’ha accolto

 

Qui, ragazze e ragazzi che state leggendo la guida al Mondiale di Cronache, siamo di fronte a una di quelle grandi storie che solo il calcio sa dare. Proviamo a riassumerla. Awer Mabil gioca come ala, ha 27 anni e da quest’estate veste la maglia del Cadice, la prima in una delle grandi leghe europee. Poche settimane prima di salutare il Midtjylland (con cui nel 2015 aveva pure affrontato il Napoli in Europa League) aveva regalato all’Australia la qualificazione al Mondiale segnando l’ultimo della serie di rigori che ha permesso di battere il Perù nell’ultimo spareggio. «Era il modo migliore per ringraziare l’Australia a nome di tutta la mia famiglia» ha detto. Il Paese lo aveva accolto da bambino, in fuga dalla guerra in Sudan. Nato in un campo profughi, ha raccontato di esser sopravvissuto contando su un pasto al giorno, ma senza mai rinunciare al calcio. Giocando anche a piedi scalzi con un pallone fatto con un calzino arrotolato.

 

 

Martin Boyle, australiano per caso

 

Nella partita decisiva per andare al Mondiale, lo spareggio contro il Perù, Martin Boyle è stato schierato sulla fascia destra. In realtà questo attaccante non particolarmente veloce, può giocare in tutti gli slot dell’attacco. La cosa interessante è che Boyle, 29 anni, è australiano quasi per caso, e soprattutto soltanto calcisticamente. Nato in Scozia, ad Aberdeen, ha sempre giocato nel suo Paese a parte un’esperienza di qualche mesi all’Al-Faisaly, in Arabia Saudita, tornando poi nello stesso anno all’Hibernian, la società che lo aveva cresciuto nel settore giovanile. In più è sposato con Rachael Small, calciatrice della nazionale scozzese. Ma allora perché gioca per l’Australia? (Dove non era nemmeno mai stato prima della convocazione). Le cose sono andate così: nel 2018 Graham Arnold, l’attuale c.t. della Nazionale australiana, era andato a trovare alcuni dei suoi calciatori che si trovavano proprio all’Hibernian. Chiacchierando è venuto fuori che Boyle aveva parenti in Australia. E siccome la Scozia non sembrava considerarlo non c’ha messo molto a scegliere, debuttando il 18 novembre di quello stesso anno con i Socceroos.

 

 

Garang Kuol e quel vecchio vhs con Mark Bresciano

 

Un periodo niente male per Garang Kuol punta di 18 anni che ha ricevuto la prima convocazione in Nazionale a settembre, che poi è stato incluso nella lista per il Qatar e che una volta finito il Mondiale andrà ad unirsi al Newcastle. Il club di Premier League lo ha strappato al Barcellona pagando 350mila euro alla sua attuale squadra, i Central Coast Mariners nel campionato australiano. Questo ragazzo, che spicca per velocità e agilità nei dribbling,  è diventato il più giovane esordiente dei Socceroos dai tempi di Harry Kewell (siamo nel 1996) e fa parte di una famiglia di sei fratelli, tra cui Alou Kuol, 21enne, sempre attaccante, in forza allo Stoccarda. Nato in Egitto, la famiglia si è rifugiata in Australia. Suo padre, Mawien e sua madre Antonita lavoravano in una lavanderia, anche se il ricordo d’infanzia che Garang racconta più spesso sono le ore passate con i fratelli a guardare un vecchio vhs con alcune delle migliori partite dell’Australia in una Coppa del Mondo, citando spesso Mark Bresciano. «Il gol di Cahill contro l’Olanda del 2014, invece, io e mio fratello Alou ci siamo divertiti a rifarlo in cortile». Aveva 10 anni, oggi tocca a lui indossare quella maglia.

 

 

L’indignazione per le violazioni del Qatar in tema di diritti

 

In campo si deve ancora andare, ma una battaglia i Socceroos l’hanno già vinta prendendo posizione contro il Qatar sul piano dei diritti umani, ignorati nel Paese che ospiterà il Mondiale. A fine ottobre, i calciatori hanno diffuso un messaggio video letto una riga a testa. Anche la Federazione, subito dopo, si è fatta sentire affermando che le «sofferenze» subite dai lavoratori immigrati e dalle loro famiglie «non possono essere ignorate» così come il fatto che «l’omosessualità sia illegale nel Paese». Si tratta di una delle dimostrazioni pubbliche più significative da parte di una Nazionale alla vigilia del torneo.