Azzurro come il cielo, rojo como el sangre.

by Stefano Bagnasco

9 JUL 1994: ROBERTO BAGGIO SLIPS PAST ZUBZARETA ON HIS WAY TO SCORING THE GAME WINNING GOAL AGAINST SPAIN DURING THE1994 WORLD CUP QUARTERFINAL MATCH AT THE FOXBORO STADIUM IN MASSACHUSETTS. ITALY W0N 2-1. Mandatory Credit: Simon Bruty/ALLSPORT

Europeo 2008, Mondiale 2010, Europeo 2012. Dopo l’exploit azzurro nel 2006, la Nazionale Roja ha imposto al mondo intero un dominio netto e meritato. A farne le spese per ultimi fummo proprio noi, a Kiev, perdendo per 4-0 una finale conquistata solo due anni dopo esser usciti rovinosamente dal Mondiale sudafricano.

Negli ultimi vent’anni abbiamo sfidato la selezione spagnola trentaquattro volte con bilancio in perfetto pareggio (10V – 14P – 10S). A Boston (Usa 94), Dino Baggio e Roby Baggio confezionarono il 2-1 finale dopo l’autogol iniziale di Benarrivo mentre Tassotti si prendeva otto giornate di squalifica per una gomitata non vista all’attuale tecnico del Barcellona Luis Enrique.

Poi tante amichevoli fino a giungere ad Euro 2008: a Vienna regge lo 0-0 per 120 minuti e dal dischetto ci sono fatali gli errori di De Rossi e Di Natale: la Spagna batterà poi in finale la Germania aggiudicandosi il primo trofeo del loro originalissimo triplete. La storia più recente la conosciamo,l’egemonia spagnola è stata quasi noiosa, disarmante per la superiorità tecnica dei suoi interpreti e interrotta solamente dalla Germania (ops, a volte ritornano, in ritardo di otto anni) nel 2014.

Siamo quindi alla vigilia di una sfida affascinante ma troppo prematura: gli Dei del calcio hanno deciso di farci iniziare con uno dei peggiori abbinamenti possibili, il gol di Perisic ci condanna ad un dentro fuori che non voleva nessuno tranne, giustamente, la Croazia.

Lasciatemi dire che la Roja vista in questi europei non è la corazzata ammirata fino a qualche tempo fa, Piquè ha dichiarato che non avrebbero mai voluto affrontarci … e grazie, chi è che vuole affrontare i “Maestri della difesa” e quattro volte campioni del Mondo? E non perché abbiamo un blocco difensivo di valore assoluto, bensì perché siamo una Nazione che sforna da sempre i migliori difensori del mondo, tignosi, grintosi, con la bava alla bocca e senza paura. Al momento ci aggrappiamo alla nostra retroguardia perché è evidente che la spedizione azzurra in Francia difetti di qualità e di alternative valide ai titolari. Quelle alternative che non mancano invece alle furie rosse: quando esce Silva entra Thiago Alcantara, se esce Morata entra Aduriz, esce Fabregas ed entra Koke, tutti cambi decisamente all’altezza dei titolari e a volte, per chi scrive, addirittura superiori.

Noi rispondiamo con calciatori più umili, modesti tecnicamente e che certamente faticheranno a raggiungere il 40-45% di possesso palla. Ma va bene così, voglio partire sfavorito e che i nostri avversari si sentano superiori e in dovere di produrre gioco.

Perché siamo l’Italia, da sempre ci esaltiamo quando i favori del pronostico non ci sorridono e ci galvanizziamo quando siamo chiamati a sovvertire le previsioni degli addetti ai lavori. Il Belgio doveva spaccarci, i nr. 2 del ranking, Hazard Lukaku bla bla bla… due a zero e coda in mezzo alle gambe firmato dagli interpreti più contestati, Giaccherini e Pellè!

Arriviamo alla sfida con la Spagna consapevoli che loro giocano a calcio, fraseggiano, si muovono e amano tenere la palla finchè l’avversario di turno non si scopre, filtrante dietro la linea dei difensori e solitamente comodo tap in a porta vuota del Morata di turno. Quel Morata appena ceduto al Real e che si troverà di fronte i suoi ex compagni di squadra. Sono sicuro che lo educheranno per bene sempre con il sorriso sulle labbra, perché Morata è un ottimo attaccante, giovane e di qualità, ma quando è chiamato a metterci la grinta, secondo il mio modesto parere, difetta non poco. Se lo marcano Barzagli e il suo petto possiamo tendenzialmente dormire sonni tranquilli!

E’ invece evidente il gap a loro favore nella zona nevralgica del campo, la loro mediana sprizza qualità da tutti i pori; non possiamo reggere il confronto e avremmo bisogno di un centrocampo con Verratti Marchisio e Pirlo per provare a competere ad armi pari. Peccato non averne nemmeno uno e doverci affidare a Parolo Giaccherini e De Rossi che finora, comunque, non si sono affatto comportati male.

Il movimento calcistico italiano è quasi ai minimi storici, il ct della Nazionale ha faticato a trovare 22 convocabili e in alcuni ruoli ha chiamato gente che si adatta a giocare in una posizione che non ricopre nei rispettivi clubs (Candreva, Florenzi, Darmian).

Giochiamo consci dei nostri limiti, gli azzurri finalmente giocano con la passione e la grinta che noi tutti esigiamo: nessuno pretende di impiantare i piedi di Pirlo in Giaccherini e la testa di Vieri in Pellè. Chiediamo invece che i calciatori non si comportino come negli anni passati, quando chi guardava le partite dell’Italia si annoiava e si vergognava nel vedere le maglie azzurre asciutte.

Vogliamo che gli spagnoli temano ogni contrasto, che Silva ci pensi due volte a puntare Chiellini e che Morata si spaventi quando Barzagli prova ad anticiparlo.

Gli lasceremo sì il pallino del gioco ma tutto sommato credo che sia uno degli avversari meno ostici da affrontare: capiamoci, se giocano giusti e come sanno, illuminati dalla regia di un Iniesta in versione deluxe, ci fanno girare come le trottole e difficilmente ci capiremo qualcosa; se però si specchiano troppo nei loro mezzi tecnici (come ha fatto già il Belgio), se perdono la pazienza perché non riescono a far breccia nella prima mezzora e se la nostra retroguardia gioca concentrata e ordinata, beh, sono sicuro che daremo parecchi grattacapi a Del Bosque.

Dobbiamo sfruttare alcuni vantaggi che abbiamo sulla Spagna e che forse non tutti percepiscono: noi abbiamo una cerniera difensiva unita e consolidata, loro hanno due centrali che si “odiano” e sono acerrimi nemici da sempre, ok il professionismo, ok la Nazionale, ma non è una casualità che talvolta si lascino andare a disattenzioni e leggerezze pericolosissime. Se giochiamo compatti e riusciamo a tenere la squadra corta possiamo mettere in difficoltà il loro eterno fraseggio, indurli nell’errore e ripartire velocissimi con Eder e le nostre ali. Ecco, magari cerchiamo di non fare lo stesso errore commesso con la Svezia ossia lasciare Pellè da solo, isolato e distante dal resto della squadra: Pellè non è un nove vecchio stampo, non è un rapace d’area e non sa crearsi le occasioni da solo, Grazianone fa salire i compagni e protegge bene il pallone ma per farlo segnare dobbiamo servirlo e coinvolgerlo attivamente per tutti i 90 minuti.

Dobbiamo giocare con l’identità di squadra che abbiamo dimostrato finora, con la coesione che deve avere una selezione nazionale e con la passione e il sacrificio che rendono grandi squadre poco più che modeste. Nel 2006 abbiamo vinto un Mondiale senza partire come favoriti, ci siamo guadagnati la pagnotta eliminando tutti i nostri avversari e trascinati da calciatori sicuramente non appariscenti (Materazzi, Grosso) ma con una voglia di spaccare il mondo sconosciuta ai più. Prendiamo come esempi la fame di Cannavaro e l’intelligenza e l’umiltà di Del Piero, esultiamo come se non ci fosse un domani ad ogni rete e siamo sempre pronti ad aiutare il compagno in difficoltà, raddoppiando le ali e chiudendo le loro linee di passaggio.

Forza Azzurri

Siamo in una parte di tabellone infausta ideata dalla genialità di Paperoga ma prima o dopo per arrivare in fondo bisogna sempre battere le più forti. Abbiamo la fortuna di conoscere i nostri limiti e di sapere fin dove possiamo spingerci, ma dove non arrivano i piedi deve arrivare il lavoro di squadra, l’abilità di lavorare insieme verso una visione comune. L’abilità di dirigere ogni azione individuale verso un obiettivo organizzato, il carburante che permette a persone comuni di ottenere risultati non comuni.