a cura di Matteo Lignelli e Giacomo Brunetti

Da Catania a Tenerife, il beach soccer ti prende e ti porta via

Come si inizia a giocare a beach soccer? Spesso è amore a prima vista. In più adesso c’è un corso per chi allena.

La storia di Martina Galloni racconta molto bene delle tante strade che ci sono per diventare una giocatrice o un giocatore di beach soccer. Pensate che per lei la Nazionale è arrivata addirittura prima di una squadra di club. Dopo Sassuolo, Parma e Verona (lato Chievo), Galloni si è trasferita per qualche mese in un college americano: «Avevo ancora voglia di viaggiare e restare fuori dall’Italia, così mi sono trasferita in Spagna e ho ripreso a giocare in una squadra vicino Madrid. Quando le mie compagne sono andate al Real Unión de Tenerife, a Santa Cruz, ho accettato la proposta, anche se ero un po’ spaventata».

 

Non pensava che sarebbero successe così tante cose in poco tempo. «Sull’isola ho provato ad allenarmi sulla spiaggia ed era molto divertente, così tramite alcune conoscenze ho chiesto di provare a giocare a beach. Prima ancora di un club è arrivata la possibilità di fare uno stage in Nazionale. Da lì ho iniziato, è molto impegnativo far coincidere le due attività però non posso farne a meno. Faccio un esempio: il campionato è finito il 20 maggio, il 22 avevamo il raduno delle Azzurre a Tirrenia». A luglio, poi, è arrivato anche un club, Lady Terracina, con cui ha vinto scudetto e premio di miglior portiere. «Come prima stagione di beach, non posso lamentarmi», sorride Martina. 

 

 

Se Galloni è arrivata al beach grazie a un percorso di vita, per Fabio Sciacca è stato un ritorno a casa: «Lo praticavo prima di entrare nel settore giovanile del Catania e andare in Serie A. Sono tornato sulla sabbia per la riabilitazione dopo i problemi alla caviglia. Dal percorso medico e sportivo, è rinato un amore. Avevo problemi da due anni, sulla sabbia magicamente passavano. Essendo più morbida, attutisce i movimenti e i carichi». Durante l’anno gioca a calcio a 11 nei dilettanti e «su certi campi, sento dolore». Si è allungato la carriera, conquistando la Nazionale e togliendosi soddisfazioni con i club. Sciacca è un ragazzo che viene dalla spiaggia, dal mare, e sulla sabbia è tornato. Ha subito il richiamo: «A livello fisico è provante, ma la soddisfazione è enorme e sono orgoglioso di questo percorso».

 

Grazie a Emiliano Del Duca, c.t. delle nazionali azzurre, campione europeo del 2018 e capace di vincere tutto a livello di club con Terracina, sarà anche più facile diventare allenatori sulla sabbia. «Fino all’anno scorso non esisteva una Coverciano del beach soccer, in campo si vedevano solo gli adattamenti di esperienze prese dal calcio a 11 o dal futsal» ci spiega. «L’anno scorso ho coordinato 10 tecnici e abbiamo creato un corso pilota per allenatori di Beach Soccer Uefa B e oggi esiste anche un manuale di allenamento. Siamo partiti da zero e ci abbiamo messo tutto quello che conoscevamo. È un traguardo quasi unico a livello internazionale, solo la Spagna ha qualcosa di simile: abbiamo preparato i primi 80 allenatori e adesso vogliamo aiutare a crescere il settore giovanile». Uno sport che non vuole assolutamente fermarsi, anzi cerca di strutturarsi.