C’è solo una cosa peggiore di chi ha un cammino intermittente, sfilacciato e tagliuzzato: chi è consapevole di non averne uno. Questa frase perentoria rimbomba nel destino dei grandi incompiuti, metafore viventi di sport che trascendono nella vita di tutti i giorni.
Sempre a un passo dall’infinito. Baggio è stato questo. Ci sono giorni in cui avrebbe dovuto bruciare, e invece lui appena vedeva l’orizzonte se ne andava. E poi gol bellissimi, e tanti assist. Tutti abbiamo impresse nella memoria le sue giocate, il costante ciondolare del suo codino, le sterzate improvvise, i solchi sulle sue ginocchia. Baggio era un giocatore ingombrante, per colpa della sua diversità e della sua anima. E quindi, piuttosto, era meglio farlo passare come un giocatore stanco, e dalla forma imperfetta. Ecco il grande dettaglio in cui immedesimarsi nella vita di tutti i giorni. Hanno cercato in tutte le maniere di renderlo un disadattato, con molto sadismo lo hanno annientato e a poco a poco hanno provato a farlo scivolare nel dimenticatoio. Lo hanno trattato da impostore: come uno che ti aspetti che tiri fuori il coniglio dal cilindro. Ma tanto Baggio ha l’anima scolpita prima dei muscoli. E’ per questo che sta bene, che ha qualcosa di più grande a cui pensare. Lui è uno che quando gli chiedevano il motivo dei suoi tanti cambi di maglia, ti rispondeva: “Comunque, la squadra più grande dove ho giocato sono le giovanili del Vicenza che all’ala sinistra aveva Gianni Bonfante, molto più bravo di me”. Ma non cercate questo Bonfante, non ne troverete alcuna traccia.
Baggio non era un cerino che a poco a poco brucia, ma uno che dà scosse elettriche anomale, improvvise. Per questo, poi: due menischi in meno, il legamento del ginocchio ricostruito, tre operazioni, due anni senza giocare. Ma la sua fragilità era apparenza. Perché se cercavate i segni dei lividi su di lui, i segni dell’offesa, della disperazione, non ne trovavate traccia. Ha sempre avuto negli occhi una goccia di serenità che ti costringeva a tuffarti dentro.
Un campione assoluto con la sua assurda voglia di essere normale, schivo. Un campione intramontabile ed indimenticabile.