Bernabé vola in Serie A: «Per due anni non ho risposto a Buffon».

by Alessandro Lunari

Ricorda un po’ David Silva e un po’ Messi. Calma con i paragoni, è presto. Ma nel 2022 anche la Lega B si era fatta prendere la mano postando su twitter il gol di Adrián Bernabé contro il Cosenza con la telecronaca spagnola di una rete di una celebre rete di Messi. Già, quel gol per movenze, dribbling e finalizzazione un po’ lo ricordava. Ma Adrián Bernabé è altro e sta scrivendo la sua personalissima storia a Parma. Il libro deve ancora finire, ma intanto sta per iniziare un nuovo capitolo: la Serie A.

 

«Mi sono accorto del messaggio di Buffon dopo quasi 2 anni»

Il Parma dal prossimo anno tornerà a giocare nella massima serie, dopo aver vinto la Serie BKT 2023/24 dominandola: 76 punti in 38 giornata, 2a miglior difesa e 2° miglior attacco. Tra le certezze di mister Pecchia, c’è questo ragazzo con la 10 sulle spalle alla sua terza stagione in Italia. 9 gol e 5 assist in 38 presenze fra tutte le competizioni. Non aveva mai fatto così bene.

Era arrivato a Parma nel 2021, lasciato andare dal Manchester City. A volerlo Enzo Maresca, suo allenatore nell’U23 dei Citizens. Il trasferimento è chiuso, ma poi sorge un problema: «Appena arrivato, ho scoperto di avere un serio problema di salute. Ho avuto davvero paura di smettere. Uno dei giorni più brutti della mia vita è stato quando ho dovuto dirlo alla mia famiglia, che era ancora in Spagna. In quel periodo erano tutti felici per il nuovo contratto, per la possibilità di giocare e non si aspettavano di certo una notizia del genere. Ho avuto paura per 2-3 giorni, poi i medici mi hanno detto che c’era la possibilità di risolvere tutto operandomi. Dissi: ‘Ok, voglio farlo il prima possibile’».

Bernabé si opera e resta fermo per tutta la prima parte di stagione. Il Parma, i compagni e il mister gli rimangono vicini. Debutta il 5 febbraio 2022, mister Maresca non c’è più: era stato esonerato, ma anche Beppe Iachini si accorge del valore indiscutibile del classe 2001.

«Tantissime persone mi hanno scritto in quel periodo fra amici, calciatori e famigliari e non ho fatto in tempo a leggerli tutti. Ma poi c’era questo numero italiano che non sapevo di chi fosse. Scorrevo fra le chat e non so perché mi sono fermato a leggere: ‘Ciao Adrián, sono Gigi Buffon. Ti aspetto e non vedo l’ora che possa rientrare con noi’. Erano passati quasi due anni e io non avevo neanche risposto. Mamma mia, che figura».

 

La Serie A fra le esultanze con Bonny e i capelli bianchi


Dopo tre stagioni, Bernabé e il Parma hanno centrato la promozione, sfumata nella passata stagione con l’eliminazione ai playoff contro il Cagliari. Quest’anno non si poteva più sbagliare: «Quando ho capito che fosse l’annata giusta? In vari momenti, perché spesso abbiamo segnato nel finale ma se devo sceglierne uno dico la partita contro il Palermo: eravamo sotto 1-3 al 92’, ma abbiamo pareggiato. Lì il pubblico ci ha dato una spinta enorme anche per il resto della stagione. In squadra c’è chi per tutto l’anno ha detto: ‘Se andiamo in Serie A, mi taglio i capelli’. Poi c’era chi invece diceva: ‘Io invece me li tingo di bianco’. Qualcuno l’ha già fatto, poi è venuto da me: ‘Dai Adrián, fatti le treccine o tagliati i capelli’. Ma non mi fregano. I miei capelli non si toccano». Già, quel capello che ricorda un po’ David Silva, ma ci arriveremo. Intanto la forza di questo Parma sta nel perfetto mix di esperti e giovani. Come Adrián, ormai inseparabile dal classe 2003 Ange-Yoan Bonny: le loro esultanze hanno fatto il giro del web divertendo chiunque: «Con Bonny c’è un’amicizia molto forte. In tutta questa stagione ci siamo fatti una promessa: ‘Per ogni nostro gol dobbiamo fare un’esultanza diversa’. È stato uno stimolo in più. Abbiamo un rapporto speciale».

Esultanze a parte, Bernabé sa di essersi conquistato uno spazio importante a Parma e che ora è atteso da palcoscenici più importanti come quelli della Serie A: «Non vedo l’ora di giocarci con il Parma. A San Siro l’anno scorso contro l’Inter in Coppa Italia abbiamo sfiorato l’impresa. Se devo scegliere uno stadio dove vorrei giocare dico l’Olimpico di Roma». A guidarlo, ci sarà ancora Pecchia: «Il mister è una grandissima persona, non è scontato trovare allenatori del genere: è moderno, ti capisce e poi è in grado di cambiare modulo in base alla partita. Ti sposta qua e là e fa sentire tutti importanti. Questo è uno dei suoi più grandi meriti».

 

Guardiola e Maresca: Bernabé fra City e Parma


Prima di arrivare nel 2021 a Parma, Bernabé gioca nel Manchester City. Diventa un punto fisso della formazione U23 dei Citizens allenati da Enzo Maresca. In quella squadra ci sono Frimpong, Palmer, Eric Garcia e Foden. Talento puro. Bernabé riesce a debuttare anche in prima squadra il 25 settembre 2018 contro l’Oxford United in Carabao Cup. In tutto gioca 5 match con il City di Pep, vince una Coppa di lega e colleziona panchine fra Premier e Champions League.

Il ricordo è comunque più che positivo: «Se c’è una persona che devo ringraziare quella è Enzo Maresca: l’ho avuto al Manchester City nell’Under23 e mi ha voluto qui al Parma. Devo ancora sentirlo a dire la verità, voglio complimentarmi anche per la sua promozione in Premier League. Ho avuto tanti allenatori nella mia carriera, ma lui è stato il primo a credere in me facendomi fare lo step in più per arrivare fra i professionisti. E poi ha avuto il coraggio di portarmi qui. È una persona magnifica. Se sono il calciatore di oggi, lo devo a lui».

Parlandoci ricordiamo insieme un momento. L’esordio con il Manchester City nella tournée estiva contro il Bayern Monaco: «C’è una foto che mi piace molto: Guardiola che mi abbraccia nel 2018 dopo il mio esordio con la prima squadra del Manchester City in un’amichevole con il Bayern Monaco. Immaginate: una persona che fino a poco prima guardavi solo in tv, ora ti fa i complimenti per come hai giocato e ti dà altri consigli. Sono emozioni forti».

Le stesse provate anche qualche anno dopo, nel 2021, poco prima di lasciare il City: «Ricordo che nella finale di Champions League del 2021, persa poi con il Chelsea, io ero in tribuna insieme a tanti altri giovani. Non siamo entrati negli spogliatoi: in settimana si percepiva la tensione, era altissima anche in allenamento. Magari provavi a viverla normalmente, ma poi sentivi la pressione». In quel City erano appena state poste le basi per la meravigliosa squadra che ha vinto tutto lo scorso anno. A distanza di tempo, però, Bernabé ricorda ancora molto bene i primi pensieri una volta arrivato in Inghilterra: «Arrivare nel 2018 al Manchester non è stato facile: ero in uno spogliatoio nuovo, lontano da casa e non sapevo parlare inglese. Quando cambi squadra è sempre tosta perché devi adattarti velocemente a molte situazioni differenti. Ma mi hanno trattato tutti benissimo davvero. Il City ha calciatori incredibili, sono i top a livello mondiale. Però poi fuori dal campo i vari De Bruyne, Bernardo Silva e così via sono persone normalissime. Ridono, scherzano, fanno cose che fanno tutti. Quello che mi ha stupito di più? Cancelo, aveva una qualità incredibile, ma anche David Silva: il primo anno passavo il tempo a guardare ciò che faceva in campo e cercavo di replicarlo. Lui poteva essere un calciatore a cui magari assomigliavo un po’, anche per i capelli».

 

L’amore per l’Espanyol e il ‘tradimento’ per il Barça

Il viaggio di Bernabé, però, parte dalla Spagna. E non in una zona qualsiasi. La Catalunya. Non ha mai avuto un vero e proprio piano b: è nato in una famiglia di sportivi, con il papà – in passato – e la sorella – ancora oggi – entrambi calciatori. Se nasci a Barcellona, però, hai due opzioni: o sei blaugrana oppure scegli l’Espanyol. Adrián da piccolo è totalmente innamorato di quest’ultimo.

Dopo aver mosso i primi passi nel CF Damm, una piccola squadra locale, a 7 anni l’Espanyol arriva a prenderlo, assicurando anche un taxi privato per portarlo agli allenamenti, visto che i genitori sono impegnati con il lavoro. Per 5 anni resta lì: resiste alla corte del Barcellona. Pur essendo ancora molto piccolo, Bernabé infatti piace sul serio ai blaugrana che per 5 lunghe stagioni fanno la corte a lui e alla sua famiglia. La risposta è sempre stata: «No, grazie».

Nel 2013, poi, deve arrendersi: «Lasciare l’Espanyol per il Barcellona è stato difficilissimo: la rivalità lì è sentita molto, è un vero derby e io tifavo Espanyol, insieme alla mia famiglia. Per anni il Barça mi ha cercato e voluto, ma io ho sempre resistito. Poi, quando è finito l’ultimo anno di calcio a 7 prima di passare a quello a 11, ho parlato con la mia famiglia. Entrare a La Masia era la scelta migliore per la mia carriera. Avevo solo 12 anni, ma sentirsi parte del Barcellona è qualcosa di magico». Nell’ultima partita con l’Espanyol scoppia a piangere insieme al papà. Lasciava i suoi amici, la sua squadra e anche la fascia da capitano con il numero 21 di Dani Jarque, leggenda da quelle parti dopo essere scomparso per un infarto. È lo stesso a cui Iniesta dedicò il gol nella finale dei Mondiali del 2010, giusto per intenderci.

Fino al 2018 Bernabé sarà del Barcellona: girerà la Spagna e l’Europa vincendo trofei e scoprendo tutti i segreti de La Masia. I paragoni con Messi si sprecheranno: un po’ per la struttura fisica, un po’ per il suo passo. In blaugrana conoscerà Ansu Fati ed Eric Garcia: «Ancora oggi Eric è il mio migliore amico. Abbiamo condiviso lo spogliatoio per anni, prima al Barcellona e poi anche al Manchester City. Incredibile».Sì, a Manchester ci andrà anche lui nel 2018 prima di separarsi. Adrian deve finire di scrivere la sua personalissima storia e il prossimo capitolo sarà quello più emozionante: il Parma in Serie A. E il meglio deve ancora venire.