Bernardo Cueva, l’uomo che disegna i migliori calci da fermo al mondo

by Lorenzo Lombardi

set piece’/calcio piazzato: una mossa attentamente organizzata e praticata in un gioco di squadra con cui la palla viene messa in gioco, come un calcio di punizione.

Questa è la definizione dell’Oxford Learner’s Dictionaries e il Brentford, attualmente nono in classifica in Premier League, sembra averne intuito più di tutti l’importanza. Da anni il club londinese, precursore in ambito di innovazione calcistica, si concentra sui calci piazzati, diventando sempre più letale dai loro sviluppi. Questo lavoro permette ai giocatori di avere un vantaggio importante in un mondo in cui i dettagli fanno la differenza. I precedenti specialisti, Gianni Vio e Nicolas Jover, sono stati assunti da Tottenham e Arsenal. Nel 2021 il Brentford ha affidato la cura di questo aspetto a Bernardo Cueva, che ha il compito di analizzare dati e creare schemi da utilizzare a seconda delle squadre da affrontare.

La sua ispirazione è suo padre. Al di fuori del calcio, ama leggere, viaggiare e giocare a golf. Gli piace la musica rock, in particolare gli Arctic Monkeys. Il suo film preferito è Il Gladiatore, e la sua serie TV preferita è Black Mirror.

Il suo sogno era far parte di un club in Europa e, dopo un lungo percorso, ora si gode ogni momento del suo lavoro.

Bernardo Cueva, dal Messico sognando l’Europa

Bernardo ha approcciato il mondo del calcio grazie ai suoi genitori, che lo hanno portato all’età di tre anni in un club sportivo a Guadalajara, la sua città natale. Ha provato a giocare professionalmente per Chivas e Toluca, ma, dopo aver capito di non aver le doti necessarie per giocare in prima divisione, ha deciso di studiare e laurearsi in ‘business administration’.

Ha lavorato nell’azienda di famiglia sfruttando la laurea; tuttavia, non ci è voluto molto per capire che non voleva e non poteva separarsi dal calcio, la sua grande passione. Da qui gli studi per avere la licenza di direttore tecnico. Nonostante altre certificazioni ottenute in Europa, lo stesso Bernardo ha affermato che la parte autodidatta del lavoro è stata fondamentale nel suo processo di apprendimento. Ha divorato centinaia di partite, letto libri e parlato con esperti del settore. La prima opportunità nel mondo del calcio è arrivata grazie a Jorge Vergara, ex presidente del Chivas. È rimasto nel club dal 2017 alla metà del 2020, periodo in cui ha ricoperto diversi incarichi. Dal ruolo di analista alla creazione e sviluppo del dipartimento internazionale, cercando di generare legami con le squadre di tutto il mondo, all’acquisizione e all’incorporazione di nuove metodologie per implementarle le diverse aree del club. Inoltre, è stato incaricato di modernizzare il dipartimento di intelligence sportiva. Dopo poco più di tre anni ha deciso di terminare la propria avventura al Chivas, per inseguire il sogno di un’opportunità europea.

«A Chivas ho imparato molte cose. Quello che mi è rimasto impresso è stato riuscire a capire, da diverse prospettive, quanto sia complessa una squadra di calcio in tutte le sue aree e come debbano essere allineate per raggiungere il successo sul campo. Inoltre, mi sono reso conto dell’importanza della cultura di un club. Se costruisci cultura, hai tutto».

Grazie al ruolo ricoperto al Chivas ha potuto studiare e apprendere diversi modelli di gestione e di allenamento di varie squadre internazionali. Una di queste, il Brentford, lo ha colpito per l’innovazione tecnologica e gestionale. Cueva ha cercato di imparare da loro, apportando migliorie al club messicano.

Tre settimane dopo le dimissioni dal Chivas, ha ricevuto un messaggio da Rasmus Ankersen, uno dei direttori sportivi del Brentford. Il messaggio diceva: «Bernardo, quali sono i tuoi piani per la prossima stagione?».

Sette giorni dopo quel messaggio, era già a Londra per i colloqui.

«La cosa più importante è che quando ho conosciuto a fondo l’identità, la cultura del club e le persone che ci lavorano, mi ci sono subito identificato. Un club ribelle, che cerca di sfidare i pregiudizi, che apre strade, che cerca modi per essere più efficiente e che è un pioniere in molti settori. Non ho esitato un secondo a far parte della sua storia».

L’arrivo in Premier League

Bernardo Cueva il primo messicano della storia a far parte di uno staff tecnico di Premier League. Il Brentford ha capito, prima di tanti altri club, inglesi e non, che per competere ai massimi livelli del calcio moderno occorre essere all’avanguardia e pronti a sfruttare qualsiasi vantaggio competitivo si possa avere. Grazie alle tecnologie utilizzate e alla mole di dati analizzata, Thomas Frank, eclettico manager del Brentford, e i suoi colleghi sono considerati dei precursori. La squadra londinese grazie al suo approccio in stile ‘moneyball’, celebre film di Brad Pitt, affida da tempo aree del proprio sviluppo a professionisti specializzati.

Il messicano è lo ‘statistico tattico’. Si concentra sull’analisi dei dati in tempo reale, durante le partite non è inusuale vederlo accanto a Frank per mostrargli l’andamento statistico, e inoltre si occupa di preparare tutti gli schemi che la squadra utilizzerà per far ‘male’ agli avversari.

In un calcio che sta diventando ogni giorno più complesso e analitico, lo sviluppo di queste figure diventa sempre più centrale. Se nelle ultime due stagioni le ‘Bees’ hanno segnato 30 gol da palla ferma, e sono una delle migliori squadre in Europa in questo fondamentale, il merito va allo specialista messicano che, dal suo arrivo, ha ottenuto grandi successi.

Lo sviluppo degli schemi si basa su 4 punti fermi:

Il primo è l’organizzazione e la realizzazione di tattiche personalizzate per ogni partita, in modo da sfruttare i punti deboli degli avversari. La seconda chiave, fondamentale per il successo degli schemi, è ingannare l’avversario. I giocatori biancorossi che presidiano l’area avversaria, infatti, hanno il compito di rimanere compatti e di non dare punti di riferimento alle difese avversarie. La varietà di schemi a favore delle ‘Bees’ fa il resto del lavoro. Nella vittoria a Stamford Bridge di poche settimane fa, questa confusione generata nell’area del Chelsea ha portato Azpilicueta all’autogol che ha sbloccato il match. Il tempismo dei battitori e dei saltatori è cruciale e spesso gli schemi di Cueva partono con una serie di passaggi ravvicinati, in zona bandierina, per far muovere le difese avversarie e far prendere il tempo ai suoi giocatori. Contro il Newcastle, tutti i calci d’angolo del primo tempo sono partiti dai piedi di tre giocatori biancorossi, molto defilati pronti a scambiarsi il pallone. Il Brentford non considera i calci piazzati come eventi isolati, ma come un’opportunità per applicare le routine studiate in settimana e questo li porta a essere alla costante ricerca del miglioramento e dell’innovazione. Questi sviluppi, a volte atipici, si ‘scontrano’ contro i principi teorici che durano da decenni. Allo stesso tempo però le idee, e il coraggio dimostrato dal club londinese, vengono ripagate sul campo. Il primo anno ‘inglese’ per Cueva è coinciso col primo trofeo vinto; nel 2021 infatti il Brentford, battendo lo Swansea, si è guadagnato l’accesso alla massima serie.

Il progetto e lo sviluppo del Brentford

L’anno successivo, al debutto in Premier, che mancava dal 1947, e in un nuovo stadio, i biancorossi si sono imposti per 2-0 sull’Arsenal. Partire col piede giusto è stato fondamentale per acquisire fiducia e intraprendere un percorso unico. Oggi il Brentford segna una rete ogni 19.8 calci piazzati e questo, insieme a altri dettagli, li differenzia dal resto delle compagini. Il club londinese non può competere a livello economico con potenze del calibro di Manchester City, United, Arsenal; per avere successo deve sviluppare una visione e un progetto chiaro, cercando di sfruttare particolari che, in campo e fuori, altri club sottovalutano. Psicologi, specialisti del sonno e dei calci piazzati collaborano giornalmente per migliorare e crescere. Si tratta di vantaggi marginali che, sommati l’uno con l’altro, portano a grandi risultati.