Peluches, Panda e azionariato popolare. Conosci davvero il Betis?

by Costantino Giannattasio

Padre Israel Risquet, sacerdote della Parroquia Sagrada Familia di Siviglia, inizia la sua giornata con mezz’ora di corsa. Ascolta solo rock: Metallica, AC/DC, Iron Maiden. A 12 anni suo zio lo accompagna in curva al Benito Villamarín. Israel porta i capelli lunghissimi. Cresce tra gli ultras, una volta si scontra persino coi poliziotti. Oggi invece recita la Santa Messa: «Il Signore è apparso nella mia vita», dice. Ma il tifo per il Betis Balompié resta. Così Padre Risquet a inizio stagione benedice Joaquín – l’ex Fiorentina, oggi 40enne – e oggi Los Verdiblancos sono terzi in classifica. Coincidenza? Che ci fa il Betis lassù? Stupisce tutti. Lo stesso fa Guzmán Ahumada, il coordinatore provinciale di Izquierda Unida a Málaga , quando il 17 dicembre entra nel Parlamento di Andalusia. Chiede l’attenzione dell’aula e si mette a cantare: «Oh, Juan Miguel, oh, Juan Miguel, todos queremos que marque Juan Miguel!». Tutti vogliamo che segni Juan Miguel, detto Juanmi, che con 11 gol finora è vicecapocannoniere de La Liga, dietro Benzema. Calciatore del mese a dicembre, è lui la principale sorpresa della sorpresa di quest’anno.

 

Betis, Siviglia e la metro

Siviglia, casa della corrida e del flamenco. Se vuoi raggiungere il Ramón Sánchez Pizjuán per una partita del Siviglia, puoi scendere comodamente alla fermata della metro di Nervión. Solo nel 2022 però la linea coprirà anche Héliopolis, il quartiere residenziale (celebre per le vie chiamate col nome di paesi sudamericani) in cui si trova il Benito Villamarín, stadio del Real Betis Balompié. Che hanno fondato il 12 settembre 1907 e si chiama così perché Betis è il nome latino del Guadalquivir, il fiume che attraversa Siviglia. La storia della metro la dice lunga sulle gerarchie. Il Siviglia ha il palmarès più ricco. Tra 1947 e 1958 il Betis gioca addirittura in terza serie. I tifosi, per scacciare i fantasmi, inventano un motto che fa storia: «¡Viva er Beti manque pierda!». Anche se perde. A riportare i biancoverdi in Prima Divisione è il presidente Villamarín. Nel 1961 acquista pure l’Estadio Héliopolis, che oggi porta il suo nome. Nel 1992 il Betis sperimenta l’azionariato popolare: 400 milioni di pesetas raccolti in tre mesi. L’azionista di maggioranza si chiama Manuel Ruiz de Lopera. Addio Villamarín, ora lo stadio lo intitolano a lui. Fino al 2010 però, perché viene accusato di frode mentre il Betis è in seconda serie. Lo stadio torna a chiamarsi Villamarín. E il Betis retrocede ancora, nel 2014. Ma prima viene eliminato dal Siviglia agli ottavi d’Europa League.

 

Tra ingegneria e peluches

Eppure oggi il Betis è terzo ne La Liga. Mai così in alto dal 1935, quando vinse il primo e finora unico campionato. Podio conquistato il 12 dicembre scorso, con un 4-0 alla Real Sociedad. Prima, però, come da tradizione, c’è stata la lluvia de peluches. Pioggia di peluches. Oltre 19mila giocatoli, lanciati dagli spalti al terreno di gioco. Senza pile e non più alti di 35 cm, por favor. Ad accoglierli Alba Fernández, una bimba di 8 anni che ha sconfitto la leucemia. A riceverli, i bambini poveri: «Che nessuno resti senza un giocattolo, questo Natale» è stato l’appello del club. La generosità è stata premiata con la goleada. Merito di Manuel Pellegrini, già traghettatore del Málaga degli sceicchi e vincitore di una Premier col Manchester City nel 2014. Cileno di origine italiana, allena ed è laureato in ingegneria civile. A Siviglia guida una squadra di ex Serie A: Víctor Ruiz era al Napoli, Pezzella alla Fiorentina, Montoya all’Inter. Sulla trequarti, dove brilla Nabil Fekir, ci sono due ex viola (Tello e il già citato Joaquín, che secondo Salah era il più amato) e poi c’è Borja Iglesias, detto “il Panda” perché ai tempi del Celta B metteva sempre “Panda”, la hit di Desiigner, a tutto volume.

 

Juanmi, una peña e TikTok

Lo scorso 17 dicembre, il consiglio comunale di Coín – 23mila abitanti, a 30 km da Málaga e Marbella – vota all’unanimità. Tutti gli impianti sportivi della città, compresi la piscina coperta e i campi da calcio, si intitolano a Juan Miguel Jiménez López, in arte Juanmi. Ha 28 anni e 11 gol in 17 partite di Liga: «Sta disputando una stagione speciale, ed è cresciuto qui a Coín». Gioca al Betis dal giugno 2019. Si infortuna a un piede, salta una stagione. Rientra ed è la quarta scelta. Ora non si ferma più. Gli dedicano una canzone – cantata dal politico sopracitato –, spopola su TikTok. Gli dedicano una peña, un gruppo di tifosi. Ma mica è uno sconosciuto, Juanmi: vince due volte l’Europeo U19 con la Spagna in due anni consecutivi (2011 e 2012). Cresce nel Málaga dello sceicco Al Thani assieme all’amico Isco, all’ombra di van Nistelrooy. A 16 anni è il più giovane marcatore dei Boquerones, “le acciughe”. A 17 anni e 4 mesi fa doppietta: ci riesce prima di Raúl e Bojan. Ma qui Padre Risquet non c’entra.