Dal bancone del KFC fino a diventare uno dei migliori attaccanti della Serie A

by Francesco Pietrella
Beto

L’Udinese si trova a sorridere per la sua miglior partenza della storia in Serie A. La squadra del debuttante Sottil se ne sta lì, al quarto posto, un punto dietro le prime della classe. E grande merito è anche di Beto, il gigante da 4 gol in 6 partite. Oggi 24enne, da ragazzo in Portogallo lo accostavano di tanto in tanto a Haaland per via delle gambe lunghe e la progressione. Ma era il teenager scalmanato che portava le borracce. Ci torneremo. Chiudete gli occhi e immaginatelo dietro il bancone di un KFC vicino Tires, polo rossa e cappellino d’ordinanza. Lavorava lì.

Il viaggio di Beto

Beto ha 16 anni e serve i clienti, pulisce i tavoli, prende le ordinazioni e le passa alla cucina. Un gigante di quasi due metri dietro la cassa.  «Giochi a basket?», gli chiedono. E lui sorride: «Faccio l’attaccante…». Anche se la testa gli sta dicendo «no, io mollo tutto». Beto gioca nella giovanili dell’União de Tires, paesino vicino Cascais, non lontano da Lisbona. È stato appena scartato dal Benfica e vuole solo godersi l’estate con gli amici. Il destino gli offre un bell’assist. Sulla strada per la spiaggia incontra il presidente del Tires, la squadra lasciata un anno prima per trasferirsi vicino al Da Luz. «Mi fa una ramanzina così grossa che per un’ora e mezza non vedo la sabbia. Alla fine mi convince a tornare». A una condizione però: giocare qualche mese nella Juniores B, la seconda squadra. Quella meno forte insomma. «Fu la mia fortuna, a quei tempi non ero concentrato sul calcio». Cambierà idea. Anche grazie a un anno di lavoro in quel KFC. 

«Lo convinsi a cambiare la mentalità, lo stile di vita, l’alimentazione, l’approccio agli allenamenti. Feci leva sul suo orgoglio». Luis Lopes (ex tecnico di Beto)

Ramanzine

La scorsa stagione Beto è stato la rivelazione dell’Udinese. Il bomber che non t’aspetti. Preso a fine mercato dal Portimonense, aveva segnato 6 gol in 12 partite. Gotti ci ha creduto, i friulani pure, a Tires non si perdono neanche una partita. Oggi sta andando ancora più forte. Luis Lopes, uno dei suoi primi allenatori, lo faceva calciare in porta con palline da tennis per affinargli la tecnica. Una merendina per ogni gol. Il gran rifiuto del Benfica gli cambia la vita: «Lo convinsi a cambiare la mentalità, lo stile di vita, l’alimentazione, l’approccio agli allenamenti – ha raccontato Luis – Feci leva sul suo orgoglio». Altra ramanzina, stavolta dal suo vecchio mister: «Gli dissi ‘basta serate, vai a letto presto. Arriva primo al campo e lascialo per ultimo. Così diventerai grande». Per fargli capire cos’è l’umiltà gli fanno perfino portare le borracce. «Se sono vuote non giochi». E lui le riempie fino all’orlo. 

La svolta

La svolta si chiama Olimpico do Montijo, terza divisone portoghese, estate 2018. Beto si presenta con una maglietta bianca e gli scarpini in mano, non ha neanche il borsone, ma strega tutti in un quarto d’ora. «Ok, prendiamolo». I 21 gol in 34 partite gli valgono la chiamata del Portimonense. Il primo anno gioca solo 11 volte senza mai segnare, il secondo diventa titolare e tocca quota 11 squilli, tra cui una rovesciata da brividi contro il Tondela. Il ragazzo che portava le borracce ora segna gol d’autore, si diverte e mostra il petto. È Beto da Lisbona. E lavorava in un Kfc.