«Il gol di Bove come la firma di Dybala». Il progetto giovani della Roma

by Alessandro Lunari

«Quando ho visto il gol di Bove contro il Bayer Leverkusen in semifinale, ho provato la stessa gioia di quando ho preso Paulo Dybala».

Così Tiago Pinto ha parlato a The Athletic qualche giorno fa. Quel gol così importante, non valeva solo l’accesso alla finale di Europa League, ma era il coronamento di qualcosa dal valore inestimabile. Ma andiamo con ordine.

 

Il progetto giovani della Roma: Bove e Zalewski, la punta dell’iceberg

11 maggio 2023. La Roma vince la semifinale d’andata di Europa League grazie a un tiro da fuori di uno dei prodotti del suo vivaio, Edoardo Bove. Sarebbe potuto finire in prestito altrove, ma la Roma ci ha puntato. Lui ha deciso una semifinale europea.

Tra qualche settimana, a fine mese, Tiago Pinto lascerà il suo incarico da ds. In tre stagioni, tra cessioni e una situazione finanziaria delicata, la Roma ha valorizzato molti dei giovani del vivaio.  Merito di un progetto che a Trigoria stanno portando da vari anni e che ora sta dando i suoi frutti. Tra i ragazzi che ne hanno preso parte, ci sono anche Zalewski e Bove.

«Selezionavamo i migliori calciatori del settore giovanile e li trattavamo come fossero della prima squadra. Avevano uno psicologo, un nutrizionista, un coach speciale. Hanno ricevuto anche una formazione sui media, su come parlare ai giornalisti. Hanno curato tutti gli aspetti», ha raccontato Tiago Pinto a The Athletic.

Così Cronache ha voluto approfondire di più il progetto giovani della società. L’obiettivo della Roma era quello di aiutare i ragazzi della Primavera che erano già in orbita della prima squadra: hanno costruito un programma in cui diverse figure professionali affiancavano i giovani e producevano report ogni due settimane. Tenevano traccia dei progressi a livello di intensità o resistenza. Ma non solo. Ne venivano osservati i comportamenti e anche l’approccio alla comunicazione.

 

Tutto su Bove: Pinto, Mou e la società

 

Bove era tra questi. Si allenava già con la prima squadra ed aveva esordito grazie a Fonseca, ma sul finire della stagione fa una scelta con cui conquista tutti. Si mette a disposizione della Primavera per un ciclo di partite clou, mentre aveva un problema molto serio al braccio per il quale non avrebbe dovuto proprio giocare. Lui è stato disposto a rischiare tutto, anche un eventuale step di crescita, per la Roma.

 

Una mossa che ha convinto, ancora di più, la Roma e Pinto a puntarci. Con l’arrivo di Mou, il nome di Bove viene proposto per far parte del primo ritiro estivo in Portogallo. Era un prodotto grezzo… aveva solo esordito. In questi casi, la società può preparare la strada, ma poi deve essere il tecnico ad aprirla. E Mou non ha avuto dubbi.

 

In quel ritiro Bove si mette in mostra. Dopo due anni, il percorso delineato dalla società si sta avverando: rinnovo, status da calciatore di Serie A, presenze, personalità davanti alle telecamere. Ma non solo. Ciò che colpisce tutti sin da subito è la sua intelligenza tattica. In difesa, sull’esterno, mediano, mezz’ala, dietro la punta: gioca ovunque. Contro l’Atalanta, uscito Pellegrini, si è alzato e ha messo di prima un pallone in verticale per Spinazzola, volato a tu per tu col portiere. Fa tutto. E piano piano si sta ritagliando il suo spazio alla Roma.

 

«E pensare che ho pure rischiato di non giocare nella Roma»

Ha mollato tutto per la Roma, compreso il tennis. È un tennista mancato. Fino ai 15 anni si sdoppiava: ha giocato anche a livello agonistico. È molto amico di Cobolli, in estate ancora si sfidano E poi studia: va all’Università, tra poco dovrebbe laurearsi. Prima era un perfetto sconosciuto, ora non può neanche andare a lezione.

Eppure lui alla Roma ha rischiato di non giocarci. Ma come? Sì, ce l’ha raccontato lui stesso nel 2022. «Mi presento ai provini, senza sapere che i test sono due. Sostengo il primo, poi parto in vacanza con la mia famiglia. Poi arriva una chiamata: ‘Ma dov’è Edoardo? Lo stiamo aspettando’. Io ero al mare… non avevo capito. Pensai: ‘Ok, è finito tutto. Potranno mai prendere uno che non si presenta ai provini?’. Così mi iscrivo al campus estivo. Bruno Conti mi vede: ‘Ma te che ci fai qui?’. E io balbetto. Lui: ‘Ma quale campus, sei stato già preso. Tra qualche giorno inizi con il gruppo dei 2002!’. Follia».