Brescia, Gastaldello: «Fermiamoci qua. Il calcio che riparte non è lo stesso»

by Redazione Cronache

Daniele Gastaldello, difensore del Brescia, è intervenuto ai microfoni di Radio Anch’io Sport per intervenire sulla ripresa del campionato. Ecco le sue dichiarazioni.

PLAY-OFF – «No, perché si modificherebbe il regolamento. Altri sport si sono fermati. Noi rischiamo di rovinare anche il prossimo campionato e non solo questo. Al termine della prossima stagione poi ci saranno gli Europei. Si rischia molto, non siamo macchine. Il nostro fisico è fermo da più di due mesi. Non è come in estate, visto che quando finisce un campionato ci fermiamo massimo per un mese e poi ci prepariamo per un mese e mezzo. Ora si rischieranno infortuni importanti.

PROTOCOLLO – «Non siamo stati chiamati in causa: nessuno ci ha chiesto se eravamo d’accordo. Noi siamo i primi a dover attuarlo, ma non ci è stato chiesto aiuto. Sarebbe giusto che anche noi dicessimo la nostra.

DECISIONE – Dico solo che secondo me il campionato deve fermarsi, poi ci sarebbe il tempo per decidere. Se noi siamo ultimi in classifica è giusto che retrocediamo. Il calcio deve ritornare a essere una passione per tutti. Io in questo momento mi sto accorgendo che ai giocatori sta passando la passione, dal momento che ci sono altri interessi».

CONTRATTI – «Le scadenze sono un problema. Noi calciatori siamo dei privilegiati, ma ricordo che si sono anche giocatori di categorie inferiori che guadagnano il minimo e devono mantenere la propria famiglia. Devono essere pagati e non in ritardo. Credo che non si debba generalizzare tutto il mondo del calcio: non sono tutti Cristiano Ronaldo».

REALTÀ – «Nel resto dell’Italia forse non si percepisce cosa sia successo in Lombardia.Si è vissuto un dramma importante, è morta tante gente. Le persone mi chiedono perché si pensi a riprendere a giocare e li capisco, hanno perso persone care. Tutto deve ripartire ma come ho detto prima questo campionato secondo me riparte in maniera molto forzata. Riparte un altro calcio, non sarà come a inizio marzo. La forma fisica sarà diversa, così come il contesto dove giocheremo, a porte chiuse. Non ci abbracceremo dopo i gol, questo non è calcio».