Il Brighton vola con un presidente campione di poker e le lezioni di De Zerbi

by Lorenzo Cascini
Brighton

Se qualche anno fa pensavi a Brighton, città di 300mila abitanti che si affaccia sulla manica, ti venivano in mente solo i gabbiani, il lungomare e i locali frequentati dai tantissimi italiani in vacanza studio. Oggi, invece, tra le cose che balzano alla mente alla parola Brighton c’è anche e soprattutto il calcio. Come è possibile?

Merito di una società forte, con una filosofia chiara e un’identità ben precisa. Tutto grazie al lavoro del presidente Tony Bloom, ufficialmente numero uno dal 2009, ma che in realtà muove i fili del club da molto prima. La sua è una storia di scommesse, poker e visione. Ma ci arriveremo. Quello che intanto si prende la copertina è il De Zerbi-ball, lezione di calcio a Chelsea e Liverpool e settimo posto in campionato a meno -3 dalla zona Europa. Modello da seguire.

La scommessa di Bloom, the Lizard.

Ma andiamo con ordine. Bloom diventa uno degli azionisti di maggioranza del club nel 1999 quando il Brighton milita in quarta serie, rischia il fallimento e gioca le sue partite in casa a Withdean, dove non c’è uno stadio e il campo è una pista di atletica riconvertita. Tutto fino al 2009. Anno di svolta e nadir di un percorso che oggi vede la società ai vertici del calcio inglese. Viene costruito l’Amex stadium – 30mila posti a sedere – oltre a una delle migliori strutture di allenamento del paese. Cambia tutto, compresa la mentalità. E meglio di ogni altra cosa lo racconta una frase, presente sul corridoio che porta allo spogliatoio della squadra. “Think like a winner”, sempre. Anche quando le cose non sembrano andare per il verso giusto. Scommessa vinta su tutta la linea.

Bloom è uno che è sempre andato a braccetto con il rischio. Deus ex machina dell’azienda Starlizard, leader mondiale nella consulenza in scommesse sportive online. Ha fondato lui la società, con sede a Camden, a nord di Londra, nel 2006. Ma non solo. È anche un grande giocatore di poker, ha partecipato a importanti tornei,  tra cui le World Series del 2005, arrivando quarto. Lo chiamano The Lizard, la lucertola. È freddo, cinico e gli basta uno sguardo per studiare chi ha davanti. Citando James Bond in Casino Royale si potrebbe dire che « a poker non giochi con le carte che hai in mano ma con la persona che hai di fronte». Ritratto perfetto. Riferimento e guida del Brighton.

C’è un episodio che descrive il suo modo di fare il presidente. Dopo la sconfitta nei playoff del 2016 per andare in Premier, entra nello spogliatoio e trova tutti i giocatori sdraiati, in lacrime. «Ciò che non ti uccide ti rende più forte, noi il prossimo anno saremo campioni» urla.  Profezia avverata. È stato quindi non solo di caricare i propri giocatori ma anche poi di metterli nelle condizioni per cui le cose si realizzino. Infine piccola postilla: Bloom è anche il presidente del Union Saint-Gilloise, altra isola felice a due passi da Bruxelles, in cui si costruiscono sogni dal niente. Inutile dire di chi sia il merito.

Tesi sul dribbling e campioni del Mondo, i segreti del Brighton

La squadra poi in campo vola ed è piena di storie. Da Mitoma che ha sostenuto una tesi accademica sul dribbling a Evan Ferguson, classe 2004 e protagonista con due gol e due assist dell’ultimo mese. Contro Arsenal, Everton e Liverpool, mica roba da tutti. E poi c’è De Zerbi. Allenatore capace di sostituire Potter in corsa e di rifilargli anche quattro schiaffoni all’Amex Stadium alla prima da ex. Dopo la vittoria contro il Chelsea The Guardian lo aveva definito un allenatore ‘risk-taking’, ovvero ambizioso, desideroso di importare la sua idea di gioco oltremanica.

Quattro giocatori – Estupinàn, Moses Caicedo, Trossard e Mac Allister – sono andati al mondiale, con il dieci argentino che è addirittura tornato con la Coppa in mano, dopo una competizione giocata da protagonista. Anche se nessuno sembra aver pagato la fatica, anzi. Vanno tutti a mille all’ora. E quando non ci sono i titolari, chi subentra fa sempre benissimo. Vedere per credere, Ferguson. In estate il Brighton ha incassato più di cento milioni dalle cessioni di Cucurella, Bissouma, Maupay e Ostigard, ma ha subito ricostruito e quest’anno va ancora più forte. Della serie: vanno via i migliori? Pazienza, la soluzione si trova in casa. Chiedere a Trossard e Lallana per conferma, completamente rinati rispetto allo scorso anno.

Mai come in questa stagione quindi sembrano esserci i presupposti per un anno da record, che magari potrà portare i Seagulls a superare il nono posto – massimo piazzamento della squadra nella loro storia in Premier League – raggiunto lo scorso anno con Potter allenatore. Le premesse sembrano esserci tutte. Una rosa in cui c’è il giusto mix di esperti e giovani, un manager apprezzato dalla piazza e dai giocatori e un presidente, che spesso viaggia in treno mischiato ai tifosi durante le trasferte. Personaggio. Ha avuto il merito di fare una puntata coraggiosa quando molti si sarebbero tirati indietro. Niente di nuovo per un uomo come lui. Ora le fiches sul tavolo sono tante, bisognerà solo continuare così fino alla fine, sperando che l’ultima carta sia più fortunata delle altre. Ma senza nessun bluff. Il Brighton ormai è una solida realtà e l’obiettivo, da quelle parti, sembra essere quello di voler puntare in alto. Guardando sempre in faccia l’avversario, senza paura. Glielo ha insegnato Bloom.