Burdisso: «Totti è il più intelligente con il quale ho giocato, vedeva tutto prima. Adriano aveva un potenziale enorme. Voglio cambiare il calcio italiano»

by Redazione Cronache

Nicolas Burdisso, ex difensore tra le altre di Genoa e Roma, ha rilasciato una lunga intervista a 90min, nella quale si è raccontato a 360°.

MONDIALE CON MARADONA – «È stata una splendida Coppa del Mondo sotto ogni aspetto, sia personalmente che come gruppo. Molti di quei giocatori avevano l’esperienza di aver giocato nel 2006, altri come Walter Samuel erano arrivati ​​dal 2002. Era una squadra equilibrata tra esperti e giovani con fantasia e creatività. C’era Verón, un giocatore molto importante per noi, Diego in panchina e Lionel in campo. Prima del Mondiale, Diego aveva pensato a come fermare gli avversari ma alla fine ne abbiamo trovato uno che era meglio di noi».

MESSI – «Mi sembra molto ingiusto quello che sta vivendo al Barcellona ed in alcuni casi sembra qualcosa di irreale, soprattutto per una persona che genera buone vibrazioni, non è una persona cattiva. Credo che le affermazioni e le dichiarazioni che ha fatto siano in grado di migliorare la squadra. I geni del calcio mondiale vogliono giocare e vincere, quindi vogliono circondarsi del meglio e dietro quello che c’è in programma in modo che continuino ad essere i migliori. Prevedo che continuerà al Barcellona e se non c’è possibilità, a livello personale vorrei vederlo in Italia perché insieme a Cristiano Ronaldo. Può giocare nell’Inter, nella Roma, nel Napoli, nel Milan, lottando con Ronaldo per essere il miglior calciatore del mondo».

CALCIO ITALIANO PEGGIORATO – «Nella realtà che si vive oggi, non sono d’accordo. La cosa migliore che può capitare a un paese calcistico è successa al calcio italiano, quando non sarebbe dovuta accadere. Quando l’Italia ha dovuto ripensare e realizzare alcuni cambiamenti che venivano apportati da Spagna, Germania, Inghilterra, Portogallo, Francia, è diventata Campione del mondo nel 2006. Ciò le ha fatto continuare a fare ciò che avevano sviluppato 20, 30 anni fa ed ha finito per portare all’esclusione ai Mondiali del 2018».

INTER O ROMA? – «Erano situazioni diverse. In entrambe ho giocato cinque anni e lo stesso numero di partite, ma con due realtà diverse. All’Inter ho giocato come terzino sinistro, come terzino destro, come difensore centrale e ho giocato anche come centrocampista centrale. Era una competizione quotidiana per giocare nel fine settimana, in uno spogliatoio feroce e internazionale dove ho imparato qual è l’élite del calcio mondiale. Venivo dal Boca e ho dovuto abituarmi a quella realtà. Oggi difficilmente si può pensare a un calciatore argentino che abbia la capacità di raggiungere una delle grandi squadre in Italia, Spagna, Inghilterra, Germania o Francia e pensare che giocherà da titolare. L’ultimo a farlo è stato Lautaro Martínez e ha avuto un anno di transizione per iniziare a giocare. Quando sono arrivata a Roma avevo già 28 anni, volevo affermarmi come un difensore centrale. Mi hanno chiamato per quello che potevo dargli come giocatore e come persona. Sono stati cinque anni quasi magici, in cui ho attraversato situazioni difficili come quando mi sono rotto un ginocchio giocando per la nazionale».

TOTTI – «Francesco è più semplice di quanto si pensi, è uno di quei miti emblematici nel calcio mondiale. Lui ama il suo club e lo difende. Come compagno è stato un giocatore straordinario. L’ho sempre considerato la persona più intelligente con cui ho dovuto giocare, aveva tutto in testa un secondo prima. Quindi quando me lo chiedono, i due più intelligenti con cui ho giocato sono Totti e Riquelme».

RITORNO ALLA ROMA DA MANAGER – «Mi piacerebbe. So che è questione di tempo, non lo metto come obbligo o necessità. So che finirò per lavorare nel calcio italiano, per avere una credibilità nel mondo e in quel paese. Sono convinto che ci siano punti che non sono mai stati toccati e mi piacerebbe poterlo cambiare».

AVVERSARIO PIÙ FORTE – «Ne cito sempre due: Andriy Shevchenko e Ruud van Nistelrooy. Dal calcio moderno, Gonzalo Higuaín, è un giocatore molto interessante. Tutto quello che fa, lo fa bene. Il fatto di aver giocato quasi 15 anni in Italia ti fa automaticamente migliorare».

ADRIANO – «Uno di quelli che non ha fatto la carriera che avrebbe dovuto fare, ed è stato uno dei migliori con cui ho giocato. Ho giocato con lui nell’Inter, anche contro le giovanili nelle qualificazioni contro il Brasile. Mi sembrava che avesse un potenziale incredibile. Era un giocatore da temere per via della potenza fisica che aveva».

IBRAHIMOVIC – «Ha un fisico privilegiato, è cambiata l’età genetica dei giocatori. Un giocatore che a 18 anni diventa professionista come Ibra, arriva a 40 anni con un fisico di 32, 33, 35 anni al massimo, perché da 20 anni si è preso cura di se stesso. Se oggi possiamo vedere questi tipi di calciatori è perché fanno la differenza. Durante i tre, quattro anni che abbiamo giocato insieme, ho potuto dire che era un giocatore con una mentalità unica».

11 IDEALE – «Willy Caballero; “Pupi” Zanetti, Burdisso, Samuel, Maxwell; De Rossi, Cambiasso; Tevez, Messi, Riquelme; Totti»

DIFENSORE PIÙ FORTE – «Paolo Maldini».