11 anni o 11 mesi dopo? Il BVB proverà a cancellare il suo dramma

by Alessandro Lunari

Il Borussia Dortmund del 2013 ce lo ricordiamo tutti. Un po’ per i suoi calciatori, un po’ per quell’indomabile Jürgen Klopp che prese il BVB dalla zona retrocessione nel 2008 e lo portò in finale di Champions League contro il Bayern Monaco nel 2013, dopo aver eliminato il Real Madrid di Mourinho in semifinale. Quel 4-2-3-1, all’occorrenza 4-3-3, che fece tanto sognare: Weidenfeller; Schmelzer-Hummels-Subotić-Piszczek; Gündoğan-Bender-Götze; Reus-Lewandowski-Błaszczykowski. Magia.

 

L’apoteosi del BVB di Klopp: il poker di Lewa al Real

4-1 all’andata con il leggendario poker di Lewandowski. Sconfitta indolore (ma con tanta sofferenza) per 2-0 al Bernabéu al ritorno, in quello che fu il coronamento dell’avventura di Klopp sulla panchina del BVB. Subotić lo definì «un confessore, un pastore di anime calcistiche. Non è solo un allenatore. Ognuno dà il massimo pur di non deluderlo».

Neanche 10 anni prima, il club era sull’orlo del fallimento con un debito di 140 milioni di euro e una lotta continua per non retrocedere. Addirittura, per pagare gli stipendi chiese un prestito agli eterni rivali del Bayern Monaco. Un’altra epoca. Poi cambiò tutto, anche grazie all’arrivo di Klopp nel 2008 nonostante lo scetticismo per la sua ultima avventura al Mainz, con cui retrocesse nel 2007.

 

La rinascita con Klopp e quel maledetto ‘89

In 7 stagioni riporta il BVB in Europa, vince 2 Bundesliga di fila, 1 DFB Pokal e 2 Supercoppe tedesche. Spesso e volentieri proprio contro il Bayern Monaco. L’appuntamento con la storia, però, è la prima finale di UCL tutta tedesca: la decide Robben all’89’, dopo i gol di Mandžukić e Gündoğan. Con il gioiello Mario Götze seduto in tribuna per infortunio, ma già sotto contratto con i bavaresi per la stagione successiva.

Ai costi contenuti, ai colpi mirati e alla politica giovanile del BVB, Klopp aggiunge il suo ‘gegenpressing’: ritmo alto, pochi tocchi, tanta verticalità. La massima espressione del suo calcio sarebbe poi arrivata qualche anno più tardi a Liverpool.

Per migliorare la tecnica e la velocità di pensiero dei suoi, nel centro sportivo del BVB inserì il ‘Footbonaut’: un cubo di 14 metri quadri con 4 sparapalloni e 72 quadrati da centrare dopo essersi illuminati. Mai lasciare nulla al caso.

 

11 anni fa o 11 mesi fa? Quel maledetto 89’…

11 anni dopo il Real Madrid, il Borussia Dortmund è ancora in semifinale di Champions League. Di quella rosa è rimasto solo Marco Reus. 11 mesi dopo il dramma della Bundes persa all’ultimo lo scorso anno. Per un altro gol all’89’.

Sarebbe bastato vincere in casa col Mainz: d’altronde, il BVB non perdeva nel suo stadio dal 20 agosto. Il Bayern, secondo in classifica, gioca contro il Colonia. A Dortmund è già festa fuori dal Signal Iduna Park e sugli spalti. Le gambe in campo, però, tremano.

Al 15’ il BVB è già sotto. Potrebbe subito pareggiare su rigore con Haller. La perfetta chiusura del cerchio per il BVB e per lui, dopo il cancro. Parato. Fino a quel momento aveva calciato in carriera 28 rigori. 27 segnati. L’unico errore 7 anni prima con l’Utrecht contro l’AZ Alkmaar. Il Mainz raddoppia.

Guerreiro e Süle fanno 2-2 quando è troppo tardi: a Monaco Musiala si è appena inventato il gol del 2-1 all’89’. Vince il Bayern Monaco per la maggior differenza reti. Dramma. Ancora una volta. Quel maledetto 89’.

Oggi il BVB sta vivendo la peggior stagione degli ultimi anni: è 5° in Bundes e fuori dalle coppe nazionali. Ma con una semifinale di UCL da giocare. Alla guida c’è sempre il tifosissimo Edin Terzic, un tuttofare. Dallo staff nelle giovanili a talent scout e osservatore per Klopp. Addirittura finto steward nel 2013 per studiare da vicino i rigoristi del Real Madrid.

Davanti ci sarà il PSG: di Mbappé, ma anche di Hakimi e Dembélé. Non due qualunque da quelle parti.