La squadra di un paesino di 8000 abitanti giocherà in Serie C

by Lorenzo Lombardi

Probabilmente non avete mai sentito parlare di Caldiero Terme. Un piccolo paesino in provincia di Verona che conta circa 8000 abitanti, famoso più che altro per lo splendido centro termale (terme di Giunone) di epoca romana. Beh, dalla prossima stagione questa piccolissima città entrerà a far parte del calcio che conta, perché, dopo 90 anni di storia, per la prima volta, il Caldiero terme ha vinto il girone B di Serie D, guadagnandosi la promozione in Serie C.

Impresa storica

Per rendere l’idea di quello che hanno fatto tutti i protagonisti del Caldiero bastano pochi dati: nel 2019/20 il club disputa la prima stagione della sua storia in Serie D. Il record di spettatori presenti a una partita casalinga è stato registrato quest’anno, alla penultima giornata ed è di 1200 tifosi. L’età media della rosa attuale è di 23,6 anni, una delle più giovani del torneo.

Per immergerci completamente nella realtà Caldiero, ci siamo fatti guidare dal capitano, Lorenzo Zerbato: «Quando siamo tornati, dopo la vittoria del campionato, c’erano più di 1000 persone ad aspettarci. Per noi è stato come averne davanti 100’000. Bambini che chiedevano foto e autografi, è stato incredibile».

Cinque stagioni dopo la prima in D, grazie a programmazione e investimenti mirati, «non facciamo mai il passo più lungo della gamba», il Caldiero è sbarcato nei professionisti. «Qui da noi il giocatore si sente coccolato, perché non manca niente ma viviamo in un ambiente familiare. C’è massima professionalità e chiunque entri a far parte del nostro gruppo si sente parte di una famiglia. Tutti i giocatori vengono prima scelti per il loro lato umano».

Un’impresa inimmaginabile ad inizio stagione anche per gli stessi protagonisti, che è appena diventata realtà.

Alchimia

Gli artefici di questa cavalcata sono tre: il presidente, Filippo Berti, imprenditore nel settore delle macchine agricole, capace di prendere la squadra nel 2004 e portarla, dalla prima categoria al sogno chiamato Serie C. Lo stesso presidente nel corso degli anni ha saputo affidarsi alle persone giuste, che si sono rivelati poi anche grandi professionisti.

E così entrano in gioco il direttore sportivo, Fabio Brutti, e l’attuale allenatore Cristian Soave. Entrambi, insieme, a distanza di 6 anni, hanno fatto parte delle due pagine più importanti della storia del Caldiero: prima nel 2018 quando, grazie al 2° posto nella Coppa Italia dilettanti, hanno portato la squadra in Serie D.

Poi le loro strade si sono separate. Il direttore ha fatto esperienza nel settore giovanile dell’Hellas Verona, mentre mister Soave ha allenato Desenzano e Breno.

Ancora una volta però il destino, come nelle migliori favole, li ha fatti rincontrare all’inizio di questa stagione e non potevano che essere loro a scrivere il miglior finale possibile, chiudendo un cerchio e portando il Caldiero nel calcio che conta.

Nel segno del capitano

L’obiettivo iniziale di questa stagione era centrare i playoff. Ma il cammino degli uomini di Soave in campionato è stato impressionante e, fin dalle prime giornate, il Caldiero si è imposto: 38 partite giocate e 77 punti fatti, media di 2,03 a partita.

A trascinare la squadra in campo, verso il sogno Serie C, sono stati 3 ragazzi che a Caldiero hanno lasciato il cuore. Nicolò Baldani, Alberto Filiciotto e Lorenzo Zerbato. Rispettivamente difensore, centrocampista e attaccante; l’ossatura della squadra promossa in Serie C è la stessa che, 6 anni fa, approdava in Serie D. In particolare Zerbato è stato il protagonista assoluto di questa stagione: capitano, ha segnato 17 gol e realizzato 5 assist.

«Sono a Caldiero da 7 anni, tutti fantastici. Ho fatto una scelta di vita, rifiutando varie offerte per continuare a gestire la mia azienda (di forniture sportive) e giocare a calcio. Ora però mi sono ripromesso che l’anno prossimo giocherò in Serie C con questa maglia. Non dimenticherò mai questa stagione: ho vinto il campionato da capocannoniere e tra pochi giorni nascerà anche mio figlio Cesare. Sto vivendo un sogno».