Callegari, l’esordio al PSG e gli errori: «Oggi sono maturo. Voglio tornare a un livello superiore»

by Cosimo Bartoloni

Francese a tutti gli effetti. Lorenzo Callegari (25 anni) ha il nome e il cognome italiano, perché in Italia sono le origini dei suoi genitori (papà di Piacenza, mamma di Foggia). Ha sempre vissuto in Francia, ma ogni estate l’ha passata nella Penisola, tanto da imparare benissimo la lingua ed è per questo che durante l’intervista sfodera un italiano perfetto.

Lorenzo da piccolo è un grande talento. È un centrocampista che piace. Fa il regista: «Il mio idolo da piccolo era Andrea Pirlo. Poi ha conosciuto Verratti e anche lui è diventato fonte d’ispirazione», racconta a Cronache. A 13 anni fa un camp estivo e viene notato dal PSG. Che lo prende. È l’estate del 2011: è il primo PSG di Al-Khelaïfi. L’alba di una nuova era. Per il club e per Lorenzo Callegari, pronto a cambiare vita.

Lorenzo Callegari, scuola PSG

Crescere al Paris Saint-Germain, ci raconta Callegari, è stato meraviglioso: «Al PSG non mi hanno fatto mancare nulla, in campo ma anche fuori. Stanno molto attenti anche all’istruzione e all’educazione dei ragazzi: fanno di tutto per aiutarti. Quel periodo mi ha fatto crescere tantissimo come persona». Dalle giovanili alla prima squadra. Senza bruciare le tappe, ma aspettando il momento. Il tempo, poi, lo ha premiato. Stagione 2016/2017: «Con Emery avevo fatto qualche partita da titolare in estate all’International Cup contro l’Inter e il Real Madrid. Giocai molto bene e la gente iniziò a parlare di me».

L’esordio in prima squadra

Le amichevoli, seppur di lusso, in estate. In autunno poi è arrivato l’esordio ufficiale. Angers-PSG, 30/11/2016. Minuto 87: «Non mi aspettavo mai di entrare. Avevo fatto solo qualche panchina senza riscaldarmi. Ad Angers Emery mi chiede di scaldarmi. Mancavano pochi minuti. Dentro di me mi son detto: ‘Vabbè, tanto non entro nemmeno stasera’. Poi mi chiama. Non ho avuto tempo di realizzare. Mi sono vestito, sono entrato al posto di Lucas Moura, ho toccato due palloni e l’arbitro ha fischiato la fine. Però che soddisfazione. È durata poco ma ricordo che ero concentratissimo nel fare bene ogni minimo dettaglio. Quando sono tornato a casa mi hanno chiamato tutti, genitori, amici. Solo a quel punto ho realizzato quello che avevo fatto». Emozione ed esaltazione sul momento. Piedi per terra sempre: «Ho detto: ‘Ok, ho messo un piede in campo’. Ma il calcio è una roba tosta. Se ti monti la testa sei finito. Ero consapevole di non essere a nulla».

Da lì poi non c’è più stato spazio per Callegari al PSG. E qualcosa è andato storto, per una serie di fattori: «Non è facile capire cosa non sia andato. Partiamo da questo: il PSG quella stagione aveva Matuidi, Verratti e Thiago Motta. Uno dei centrocampi più forti al mondo. Per un diciottenne che giocava in quel ruolo non era facile. Altra cosa: al PSG non è mai stato troppo facile per i giovani. Non c’è troppo spazio. C’è sempre bisogno di vincere, ci sono pressioni, il club spendeva tantissimo per campioni che poi erano per forza davanti a te nelle gerarchie, ma dai quali comunque ho imparato tantissimo standoci vicino. Tanti altri giovani come me sono sbocciati altrove: penso a Nkunku, Moussa Diaby, Coman, Ikoné ecc».

I propri sbagli

Fattori esterni, ma anche interni: «Non mi nascondo: ho le mie responsabilità e le mie colpe. Quando sono tornato in seconda squadra è stato più difficile e ti dico la verità che mi sono un po’ buttato giù di morale. Il mio carattere di quell’epoca non mi ha aiutato. Io ero un ragazzo timido e a quell’età la timidezza l’ho pagata cara. Il calcio va a una velocità folle. Se sei più estroverso, soprattutto in uno spogliatoio come quello, è più facile, ti integri meglio ecc. Oggi non sono più così. Sono cresciuto tanto, anche grazie a quell’esperienza».

Callegari: un top player per la Canadian Premier League

Oggi Lorenzo Callegari ha ritrovato il sorriso. Dopo il Genoa, la Serie C con la Ternana, qualche esperienza nelle serie minori francesi, oggi è il perno del centrocampo dell’Halifax, squadra seconda in classifica della Canadian Premier League, e viene spessissimo inserito nella Top XI della settimana. Non neghiamolo, il suo percorso – fino a oggi – è stato diverso da quello che ci si aspettava nel 2016, quando Callegari faceva capolino in mezzo alle stelle del PSG. Ma a 25 anni c’è ancora tutto il tempo per il riscatto e quella è l’età giusta per rendersene conto: «Mi piacerebbe tornare in Europa e andare a giocare in un campionato di un livello superiore, come potrebbe essere anche l’MLS. Ho ancora un anno di contratto, qui in Canada sto bene, sono felice e ho ritrovato serenità. Qui sento la fiducia e fa tutta la differenza del mondo per un calciatore. Ma vediamo: voglio arrivare a un livello superiore. Voglio dimostrare che ho le qualità per arrivare più in alto».

Callegari presto in Italia?

«Credo di poter dire la mia in una squadra di Serie B che gioca palla a terra. Rispetto alla Serie C, un campionato molto fisico che ho giocato con la Ternana anni fa, in B si gioca molto e la tecnica può essere messa in risalto. Mi vedrei bene in una squadra che gioca un calcio divertente. La pressione poi non è più un problema per me: ricordati che vengo dal PSG, un club dove cresci con le pressioni. Oggi sono maturo, non sono più il ragazzo timido di quegli anni». Lorenzo Callegari ha imparato ed è cresciuto. Le qualità sono rimaste le stesse. Le pressioni sa gestirle. E oggi è anche maturo e sa dove non si deve sbagliare. La seconda grande chance è lì che lo attende.