a cura di Cosimo Bartoloni, Giacomo Brunetti, Andrea Consales, Matteo Lignelli e Francesco Pietrella

Cinque storie del Canada.

Per trent’anni abbiamo guardato il calcio di Toronto o Montreal come l’ufo di Roswell, ma alla fine sono lì.

 

Messico ’86: quando il portiere era italiano

 

A quei tempi il calcio era uno sfizio. Hockey su ghiaccio, football e poi? Poi sì, un po’ di pallone, ma giusto per uniformarsi alla fortezza Europa. L’ultimo Mondiale risale al 1986, un anno in cui il Muro di Berlino è ancora in piedi e Top Gun riempie tutte le sale. Nessuno dei 26 convocati è nato prima o durante quell’anno. Il Canada si presentò in Messico con diversi giocatori di origine italiana: Pasquale De Luca, Branislav Segota, Bob Lenarduzzi e infine Tino Lettieri, nato a Toritto e diventato leggenda a Toronto. Soprannominato «The Bird Man of Minnesota», aveva difeso i pali della nazionale anche all’Olimpiade di Mosca sei anni prima. Il Canada chiuse il torneo con zero punti e 6 gol subiti, ma di Lettieri si parla ancora oggi. Così come della sua passione per i pappagalli. Quand’era calciatore amava portare un peluche accanto al palo e ci parlava durante i rigori. «Lo facevo per distrarre gli avversari, ogni tanto sbagliavano».

 

 

Herdman, il c.t. che allenava le donne

 

Più di qualcuno dubitava «John Herdman? Davvero? In 12 anni ha allenato solo le donne…». E giù critiche. Sul tavolo aveva due offerte, l’Inghilterra femminile e il Canada. Nessun dubbio. E oggi se la ride rileggendo i commenti di quattro anni fa. Herdman, 46 anni, inglese con una laurea all’Università di Leeds, da giovane si è diviso tra il ruolo di coach e quello di professore di educazione fisica. Nel 2006 la grande chance: «Verresti a Wellington?». John prende il mappamondo, si fa due calcoli sul fuso e accetta subito. Ha guidato la Nuova Zelanda a due edizioni del Mondiale (2007, 2011) e all’Olimpiade di Pechino. Il nome gira, la storia pure, così come qualche bravata adolescenziale: quando aveva 18 anni disse a un pilota d’aereo che si era legato una bomba sul corpo. Una tirata d’orecchie che non ha più dimenticato. Nel 2011 accetta l’offerta del Canada Women e arriva due volte terzo alle olimpiadi (Londra e Rio), prima di passare alla squadra maschile nel 2018. L’anno dopo ha battuto gli Stati Uniti dopo 34 anni. «Voglio scalare le montagne, non passeggiare sulle colline».

 

 

Aggrappati ai gol di Jonathan David

 

Il bomber di Herdman è nato a Brooklyn, ha vissuto ad Haiti, è esploso in Belgio e segna in Francia. Si chiama Jonathan David ed è la punta di diamante del Canada, 22 gol in nazionale in 34 partite. Giocare a calcio era il sogno di sua madre, riferimento e guida a cui non è riuscito a dire addio. Il 6 dicembre 2019, dopo aver concluso l’allenamento con il Gent, riceve una telefonata da Ottawa. È il padre. Gli dice che sua madre sta peggiorando e che deve tornare. Jon fa un biglietto al volo e arriva in aeroporto in tempo record, ma non fa comunque in tempo. Quando atterra a Londra per fare scalo gli dicono che lei non ce l’ha fatta. Da quel giorno David gioca per lei. A 18 anni lo prende il Gent, ma al primo allenamento rischia di farsi subito cacciare. Buca la sveglia, arriva in ritardo e si scusa, corricchiando a testa bassa durante il giro di campo di punizione. Yves Vanderhaeghe, allenatore del Gent, aveva già capito tutto: «Quel ragazzo è un talento, il ritardo è stato un incidente». Oggi segna e sogna nel Lilla.

 

 

Alphonso Davies, da rifugiato a stella

 

Se chiude gli occhi si vede a Buduburam, campo profughi del Ghana, e sulle spalle sente ancora il respiro affannoso di papà, che a un certo punto, prima di andare a letto, gli racconta una storia stringendogli il viso tra le braccia: «Per sopravvivere ho impugnato una pistola e sono saltato sopra i cadaveri». L’infanzia di Alphonso Davies è stata un dribbling continuo di insidie e difficoltà, almeno fino all’arrivo in Canada nel 2001. Un giorno confessa ai genitori di voler fare il calciatore e inizia a metterci la testa: a 15 anni firma il primo contratto. Record. Sei mesi dopo debutta con la seconda squadra dei Vancouver Whitecaps nel campionato USL. Altro record: è il più giovane di sempre a giocare un minuto. Nel 2019, dopo assoli e gol in Mls, lo chiama il Bayern dei giganti. A fine anno è campione d’Europa. Costretto ai box diversi mesi per una miocardite, Davies arriva in Qatar con un problema fisico, ma Herdman ci punta. In nazionale non gioca terzino, bensì esterno alto: 12 gol in 34 partite.

 

 

Capitan Hutchinson, l’eroe dei due mondi

 

Subito un primato. Atiba Hutchinson arriva a Doha come il giocatore più anziano del Mondiale. Nato a febbraio 1983, 39 anni, batte Pepe per circa venti giorni. Nonostante qualche acciacco ha stretto i denti, guiderà la banda Herdman da capitano. Del resto non ha mai rinunciato alla convocazione. Hutchinson è il calciatore con più presenze nella storia della nazionale canadese, 97, e proprio in Qatar toccherà almeno quota 100. Mamma e papà sono nati e cresciuti a Trinidad e Tobago, poi si sono trasferiti in Ontario per garantire una vita migliore ai loro figli. Atiba è nato a Brampton e ha sempre giocato a calcio, dal liceo al college. Bandiera del Besiktas, 327 presenze negli ultimi dieci anni, si è fatto amare in tutte le piazze in cui ha giocato: Helsingborg, Copenaghen, Psv Eindhoven e infine in Turchia, dove oggi crescono i suoi tre figli. Lo chiamano “eroe dei due mondi” , ma in realtà ne ha visti anche di più. Ruolo? Centrocampista di lotta e governo. Il Canada ne avrà bisogno.