Carlos Cuesta: è questo il nome del nuovo allenatore del Parma. Un profilo giovane – che non ha ancora compiuto 30 anni – con cui iniziare un progetto lungo. Fin qui non ha mai guidato una prima squadra, nonostante abbia fatto il vice di Arteta all’Arsenal negli ultimi anni e sia cresciuto nell’U17 di Atlético e Juventus.
C’è sempre una prima volta
La scelta del Parma è sicuramente coraggiosa. A spingere verso di lui è stato l’ad, Federico Cherubini, suo estimatore ormai da molto e che lo aveva già portato in Italia ai tempi della Juventus per farlo crescere al fianco di Francesco Pedone, ora mister della Sampdoria U17: «Quell’anno Cherubini e Scaglia erano i responsabili del settore giovanili. In estate mi dissero: ‘C’è un ragazzo interessante con cui abbiamo parlato. Potrebbe davvero aiutarci’. Io non lo conoscevo, ma avevano ragione: la cosa più bella è che ci siamo arricchiti con le nostre idee».
Pedone e Cuesta hanno lavorato insieme per una stagione – quella col COVID – trovando da subito una grande intesa: «Quando ho letto del Parma mi ha fatto davvero piacere. Certo, ero un po’ sorpreso ma per le tempistiche. Ma Carlos non si discute. Era arrivato giovanissimo, ma aveva già fatto esperienza all’Atlético. Mi aveva stupito che un ragazzo della sua età avesse così tanta voglia di imparare, ingegnarsi e di mettersi in gioco. Aveva un entusiasmo incredibile». 17 partite, 16 vittorie e 1 pareggio. Poi lo stop per la pandemia e l’incertezza del futuro.
Agli ordini di Mikel Arteta
Lo stop del campionato aumenta i dubbi di Cuesta: «Un giorno mi ha preso da parte – ci ha raccontato Pedone – dicendomi: ‘Mister, io non so se alla ripartenza sarò ancora alla Juventus. Se Arteta mi chiama all’Arsenal, vorrei andare’. Scelta legittima». I due si erano conosciuti nel 2018: a 23 anni, Carlos aveva deciso di girare l’Europa per studiare da vicino i migliori allenatori al mondo.
Fra le tappe, c’era il Man City di Guardiola, il cui vice era proprio Mikel Arteta. Il feeling fra i due era scattato subito. Per questo dopo il Covid, Cuesta ha scelto di seguirlo all’Arsenal lasciando la Juventus che, tra l’altro, non era neanche la sua prima esperienza avendo già lavorato nell’Atlético.
Ad appena 19 anni, Cuesta era entrato nel settore giovanile dei Colchoneros sfruttando una posizione aperta come ‘volontario’. Si era appena iscritto a Scienze Motorie presso l’Università di Madrid, ma i libri non erano sufficienti. Dopo aver lasciato il calcio giocato appena maggiorenne, Carlos cercava un’esperienza diretta, dalla prospettiva di allenatore.
«Perdiamo il pallone e riaggrediamoli, no?»
Diventa allenatore dell’U14 e un punto di riferimento per l’intero vivaio. Poi, come vi abbiamo detto, si è preso un anno per studiare da vicino gli altri allenatori. «Alla Juventus aveva portato le sue idee di gioco e soprattutto il suo modo di pensare: con l’U17 è importante far crescere i ragazzi a 360 gradi. Si occupava tantissimo del lavoro individuale, con tanti allenamenti sui singoli».
Non a caso, uno dei primi ruoli che Arteta gli ha ritagliato all’Arsenal è stato quello di ‘allenatore dello sviluppo individuale’: una posizione a stretto contatto con la rosa. Conoscendo 6 lingue, d’altronde, non ha mai avuto problemi a farsi capire. Anche con le idee di calcio più innovative…
«La nostra Juventus era davvero forte per questo ogni tanto abbiamo pensato a delle soluzioni particolari. Avevamo visto – ci ha svelato sempre Pedone – che quando pressavamo alti, eravamo abili a ribaltare la situazione e creare azioni da gol. Più volte Carlos mi aveva detto: ‘Facciamo come in Spagna. Quando siamo negli ultimi 30 metri, perdiamo di proposito il pallone e riaggrediamo gli avversari!’». Sicuramente una soluzione curiosa: «Ma vi dico: mi aveva convinto. Non lo abbiamo fatto spesso, ma qualche volta l’abbiamo provata ottenendo grandi risultati». Gli stessi che il Parma ora spera di ottenere con lui.