a cura di Matteo Lignelli

Siamo stati a casa di Luciano Spalletti.

Il nostro viaggio nella tenuta di Montaione, in provincia di Firenze, dove l’allenatore del Napoli ha vissuto e dove torna ogni volta che può.

Il capolavoro di Luciano Spalletti a Napoli parte da lontano. Da una casa piena di oggetti e ricordi legati al calcio immersa tra boschi e vigne dove ha vissuto i due anni che sono trascorsi dalla fine del rapporto con l’Inter fino alla chiamata del Napoli. Siamo a Montaione, borgo fiorentino a due passi da Empoli dove ‘Lucio’, come lo chiamano gli amici, ha dato forma insieme a suo fratello Marcello a La Rimessa Experience, una tenuta di cinquanta ettari dove passa il suo tempo libero lasciando che la connessione con la natura faccia fermentare le idee.

 

 

Proprio nella casa nella foto qua sopra ha passato giorni e giorni a studiare e aggiornarsi, a selezionare gli allenatori emergenti da andare a vedere dal vivo. Con la fame per la conoscenza che l’ha sempre contraddistinto. È nelle terre in cui è nato e cresciuto che, mentre l’Inter che lui aveva ricostruito coglieva lo scudetto, si è preparato ad affrontare la prossima sfida. Circondato dai ricordi del passato. Quando l’abbiamo visitata, ad esempio, c’era un quadro risalente agli anni in nerazzurro in cui Spalletti è ritratto come il protagonista del celebre L’urlo di Munch. In un altro, che presumibilmente si rifà al periodo romano, Luciano è un gladiatore. E chissà quanti ne arriveranno da Napoli. Per adesso c’è un piccolo gufo con le sembianze di Maradona che lo protegge dagli altri ‘gufi’, quelli in carne ed ossa.

 

 

Ma visitare la tenuta della famiglia Spalletti aiuta a cogliere tanti aspetti del suo carattere che lo contraddistinguono come allenatore. Le idee, ad esempio, che sono sempre tante e ‘ganze’, come si direbbe in toscano. Comunque mai banali, come confermano i dipendenti che ogni giorno si prendono cura della Rimessa. Nonostante il suo sia un lavoro totalizzante, non c’è niente che accade dentro quei confini di cui Spalletti non è a conoscenza. Quando torna, raccontano, fa subito un giro per capire cosa si può ancora migliorare. E torna spesso, come fatto per Pasqua.

 

 

Alcuni spunti li ha realizzati da solo, per altri ovviamente ha chiesto aiuto. Ma in quei due anni anche lui si è rimboccato le maniche, tra lavoretti di manutenzione, il vino e la frangitura delle olive. È un mondo che gli è sempre appartenuto, tanto che a Trigoria ancora si ricordano di quando si è adoperato per tagliare e togliere un pino che era caduto davanti all’ingresso. A Eugenio Taccini, artista della ceramica della vicina frazione di Montelupo, ad esempio, ha chiesto di realizzare quelli che oggi sono i due guardiani della Rimessa. Carl e Marce, due enormi opere d’arte con l’aspetto di uno spaventapasseri. Rappresentano suo padre e suo fratello che oggi non ci sono più e dall’alto proteggono quel posto così caro alla famiglia.

 

 

Un posto, per altro, favoloso. Oltre all’oliveta c’è una vigna dove nascono le uve dei suoi vini, molti dei quali con nomi ‘calcistici’. Bordocampo, Contrasto… in attesa del prossimo che si chiamerà Rosso diretto e diventerà l’etichetta di punta. C’è un lago, ci sono tantissimi animali. Cavalli, l’asino, le capre, gli alpaca, e soprattutto le galline. Idealmente rappresentano ‘Le galline del Cioni’, come le ha definite Luciano in un’intervista alla Rimessa, anche se quelle ‘vere’, citate nell’iconica conferenza stampa, sono quelle del pollaio di un suo vicino di casa empolese. Col tempo poi ‘Le galline del Cioni’ è diventato anche il nome di un gruppo che racchiude alcuni amici.

 

 

Insomma, girando tra casolari e campi di quella che oggi è anche una casa vacanze, si entra a contatto diretto con il temperamento di Luciano, con la sua voglia di imparare sempre cose nuove, con la dedizione e la cura del dettaglio. Tutti elementi che poi, guarda caso, ritroviamo nel suo Napoli dei record. Ma c’è di più: si respira un’immensa passione per il calcio, che prende forma nella collezione di maglie che custodisce con cura.

 

 

Ci sono quelle dei giocatori più forti al mondo: da Ronaldo il Fenomeno a CR7 e Messi (sia quella del Barça che quella dell’Argentina) a un omaggio per Maradona. Ma in mostra ci sono diversi protagonisti del calcio contemporaneo, allenati o incontrati da avversari. Da Ronaldinho ad altri grandi attaccanti come Ibra, Cavani, Adriano, Higuain, Batistuta, Vieri ma anche stelle come Kakà, Kroos, Baggio o i difensori azzurri Cannavaro e Chiellini. Una collezione che mette i brividi.

 

 

Non mancano quelle dei suoi ragazzi alla Roma, all’Inter e al Napoli (a cui sono dedicate le due poltrone), quelle di Di Natale e Maccarone, De Rossi e hanno uno spazio a parte quelle di Totti. Ma Spalletti ha conservato pure una marea di pagine di giornale che fotografano i momenti della sua carriera, dagli inizi fino alla magia di Napoli. E tra queste c’è pure la stampa di un post Instagram di Cronache di spogliatoio in cui faceva sapere di dormire in albergo per stare più vicino alla squadra. A riprova che dà tutto per la causa. E ora vuole raccoglierne i frutti.