a cura di Francesco Pietrella

LUISS, la squadra di una Università italiana che gioca in Eccellenza

Avete capito bene. E vogliono andare in Serie D. Studenti, ex promesse e un assistente dei professori da Serie A.

Polvere a trecento metri. Campi in terra dove si combatte e ci si sporca; ‘stadietti’ di paese dove il nemico principale non sono le punte, gli esterni veloci o i trenta tifosi di casa agguerritissimi, ma il centrale col numero 5 che traccia una riga al primo minuto: «La vedi questa? Se la superi, ti falcio». Come facevano Vierchowod o Pasquale Bruno. Il viaggio della LUISS è iniziato così, a Montelanico, in provincia di Roma, e oggi prosegue in Eccellenza. Il tutto grazie a un progetto che concilia studio e sport, libri e pallone. In due parole impegno e sacrificio. Dici Luiss e spesso pensi ai soldi, al benessere, al figlio di papà che va all’università col Suv dei genitori. A stereotipi preconfezionati che magari in alcuni casi sono anche veri, si sa, ma quando si parla di sport i risultati battono tre set a zero il pregiudizio. E quindi si racconta.

 

 

Contesto. La LUISS è la squadra di una delle università private più importanti d’Italia e d’Europa, con quattro sedi a Roma e migliaia di iscritti. Gioca e si allena al campo del Don Orione, a Via della Camilluccia, e sta disputando il suo quarto campionato di Eccellenza. Il viaggio è partito nel 2009, in Terza Categoria, con un 3-0 secco al Real Montelanico, squadretta più vicina a Frosinone che alla Capitale. Pantaleo Cisotta, per tutti Leo, in due parole il d.s. della prima squadra, c’era quel giorno e c’è anche oggi, in un’altra veste. Insieme ad Andrea Chiriatti e ad Andrea Costagliola porta avanti un progetto a metà tra calcio e studio, inserito nel programma Dual Career, ovvero conciliare le due cose. I giocatori della Luiss, infatti, studiano o lavorano. Nessuno viene pagato per giocare, non c’è nessun contratto, nessun accordo economico. Neanche per l’allenatore, Guglielmo Stendardo, ex difensore di Lazio e Atalanta con più di 400 partite tra i professionisti. Willy si è laureato in giurisprudenza mente giocava nella Dea, oggi tiene un corso sul diritto sportivo e parla di leggi e contratti con i giocatori. Negli anni precedenti la LUISS è stata allenata anche da Fabio Petruzzi, Roberto Rambaudi e Christian Ledesma, ex giocatori di Roma e Lazio.

 

 

L’ultimo arrivato è Ettore Mendicino, 32 anni, punta cresciuta nella Lazio con più di 300 partite tra i pro’ e una cinquantina di gol. Una scelta di vita. Il resto sono ragazzi come tanti con la passione per il calcio, qualche ex primavera di cui parleremo poi e un paio di ‘fratelli di’, Luca Biraschi e Francesco Pellegrini. I cognomi sono abbastanza noti. Un risultato importante per un gruppo di ragazzi che danno priorità allo studio. Per giocare nella Luiss, infatti, non basta essere bravi o segnare in tutte le partite, ma devi anche sostenere gli esami in maniera positiva (il 60% in un anno). Altrimenti sei fuori. Anche perché ogni estate si presentano centinaia di ragazzi per un provino. Il ricambio generazionale è essenziale: ogni stagione la squadra va quasi rifondata da zero. ‘Colpa’ dell’Erasmus, di offerte di lavoro all’estero, di stage importanti e di turni di lavoro incompatibili con gli allenamenti.

 

Quindi ogni ‘sessione di mercato’ Leo si confronta con Paolo Del Bene, direttore dell’Associazione Sportiva LUISS, e poi si mette al telefono. DS amatoriale per passione che in questo progetto ci ha messo tutto se stesso, inizialmente da giocatore, girando mezza Roma ogni weekend prima di un brutto infortunio al ginocchio, e ora dietro le quinte. Giacca, cravatta, computer e telefono sempre acceso. Mentre vediamo l’allenamento sarà squillato quattro volte, tutte chiamate di lavoro. Nel 2019 la LUISS ha vinto il campionato di Promozione e si è guadagnata l’accesso in quinta serie. L’anno scorso ha chiuso al terzo posto, quest’anno chissà. Il campo dove gioca oggi è in erba sintetica, a Roma Nord, e non c’è traccia. Solo nei ricordi dei suoi fondatori.