Clermont, il club arrivato in Ligue 1 spendendo 380 mila euro sul mercato in tutta la vita

by Cosimo Bartoloni
clermont

Purtroppo sta vivendo il periodo peggiore da quando è salito per la prima volta di sempre in Ligue 1 (è penultimo), ma il Clermont Foot è una squadra che continua a regalare sorprese. Sabato allo Stade Gabriel Montpied è arrivato un 0-0 contro il PSG che ha fatto passare la domenica più bella della stagione alla sua gente. Mbappé & compagni non sono passati. La partita di sabato però è solo un gancio. Perché al di là di quello, la cosa bella e incredibile del Clermont Foot è la sua storia, pazzesca e piena di innovazioni.

La storia del Clermont Foot

Clermont e il calcio non hanno avuto un grande rapporto fino a qualche decennio fa. Lo sport che faceva da assoluto padrone era il rugby: il Clermont rugby ha più di cent’anni di storia ed è un nobile del ‘Top 14’, il massimo campionato francese di rubgy di cui detiene anche due titoli (l’ultimo vinto nel 2017). La squadra si chiama ASM Clermont Rugby ma nacque sotto il nome ‘Associaton Sportive Michelin’. Sì, esattamente quel Michelin, l’imprenditore che ha lanciato la multinazionale, altro grande vanto della città. Anche il calcio piano piano sta diventando un altro vanto locale, e senza aver avuto bisogno di ricchi investitori o fondi sovrani. Anzi, tutt’altro: perché nell’epoca in cui siamo abituati a vedere spendere, a volte anche senza troppo senso, sul mercato, il Clermont insegna tutt’altro. Ossia che si può arrivare al top senza spendere neanche un milione.

Clermont Foot: il club ‘re’ dell’economia

Non è una frase fatta o un modo di dire. Il Clermont Foot è arrivato in Ligue 1 spendendo 380mila euro sul mercato. Nella sua seppur breve storia (il club rinasce ufficialmente nel 1990 dopo un fallimento), il club ha scalato le categorie arrivando fino all’élite con i ragazzi del settore giovanile e comprando o giocatori in prestito o giocatori a costo zero. Eccezion fatta per Famara Diédhiou nell’estate del 2016, preso per 380mila euro. Fu l’unica eccezione, uno strappo alla regola dovuto ai 21 gol che fece in 38 partite in Ligue 2 (fu il capocannoniere) che fecero dire ai dirigenti: ‘Ok, mettiamo mani al portafogli’. Ma avevano una strategia ben chiara: dopo pochi giorni fu venduto a 1,6 milioni all’Angers, in Ligue 1. Subito plusvalenza e conti a posto.

Neanche dieci milioni spesi sul mercato nella sua storia

Le roi de l’économie. Non serve traduzione, ma il Clermont Foot viene chiamato anche così in Francia. Con queste spese e i conti sani il club nel 2021 si è regalato la prima storica promozione in Ligue 1. Tutto vero. Dalla scorsa estate, invece, gli investimenti sono iniziati anche sul mercato: nell’estate del 2022 il Clermont ha speso 1 milione per Komnen Andrić della Dinamo Zagabria e 1,3 milioni per Mateusz Wieteska dal Legia Varsavia (oggi al Cagliari). 2,3 milioni totali. L’estate scorsa la spesa è salita ancora: 3,5 milioni per Maximiliano Caufriez (acquisto più costoso nella storia del club) dallo Spartak Mosca, 1,9 milioni per Andy Pelmard dal Basilea, 1,2 milioni per Habib Keita dal Lione e 500mila euro per il prestito oneroso di Nicholson dallo Spartak Mosca: 7,1 milioni spesi, che sommati ai 2,3 dell’anno prima e ai 380mila euro di Diédhiou del 2016 fanno 9 milioni e 780mila euro spesi nella sua storia per il calciomercato. Un dato incredibile.

Il Clermont: l’incubo del PSG?

E nonostante questo, il Clermont ha ottenuto la promozione in Ligue 1 e due salvezze consecutive. Quest’anno la stagione è partita peggio: due punti nelle prime sette giornate. Uno di questi fatto col PSG, che quando vede Clermont non sta mai tranquillo. Il precedente più assurdo fu in Coppa di Francia nel 1997 (con il Clermont in quarta divisione): il PSG è tranquillamente in vantaggio per 4-1 (in gol anche Cauet e Dely Valdès, due vecchie conoscenze della Serie A) fino a ventidue minuti dal novantesimo. Poi succede l’impensabile: al 68′ 4-2, al 69′ 4-3 e all’87’ 4-4: autogol di N’Gotty. Ai rigori non poteva che vincere il Clermont: e infatti andò così.

L’anno scorso invece ci fu la vittoria al Parco dei principi: 3-2 per i ragazzi di Pascal Gastien, l’allenatore del club dal 2017, quando prese il posto a Corinne Diacre, allenatrice che a sua volta aveva preso il posto di un’altra allenatrice, Helena Costa: fu la prima volta nella storia del calcio professionistico francese che una squadra di calcio maschile veniva allenata da una donna.

Un club d’altri tempi

Il Clermont è tutto questo. Strategia e innovazione. Un club unico, come il suo stadio (intitolato a Gabriel Montpied, membro della Resistenza francese ed ex sindaco di Clermont), che dispone di una sola tribuna coperta e di altre due tribune prefabbricate (la terza è in fase di costruzione adesso). Dalle telecamere si possono vedere i parcheggi con le macchine e i palazzi accanto. Il Clermont è così. Un club di altri tempi. Arcaico per certi versi, visionario per altri. In ogni caso, un club che con le sue forze si è permesso di lottare ad armi pari contro i giganti del calcio moderno. Senza mai spingersi oltre le proprie possibilità. Senza mai porsi limiti.