Corruzione, Álvaro Pereira e Dracula. Dentro la rinascita del Cluj

by Redazione Cronache

Mai mult decât un club. Più di un club. È la traduzione in romeno del celebre Més que un club, il motto del Barcellona. Non è l’unico copia-incolla d’autore. Nel 2013, il CFR Cluj batte in Champions League il Manchester United a Old Trafford e il regista Laviniu Lazar presenta al Transilvania International Film Festival una pellicola dal titolo Teatru Viselor, “il teatro dei sogni”. Euforia. Sì, nessuno può crederci. Perché il Cluj sboccia all’improvviso nel nuovo millennio: nel 2001, quando il milionario ungherese Árpád Pászkáni acquista il club. Investe tanto nel 2001, ma due anni dopo lo accusano di corruzione arbitrale. Il peggio arriva nel 2014, tempi duri. Stipendi non pagati per sei mesi, contratti rescissi, una folle penalizzazione di 24 punti poi annullata in arbitrato. Quando nel 2017 l’imprenditore Marian Bagacean acquista il 62% del Cluj, tutti sono più sicuri. Non a caso, Bagacean opera nel settore finanziario, di mestiere fa il revisore dei conti

 

Cluj, da Traiano a Terni

CFR Cluj è il nome. Cluj è la città, CFR è Căile Ferate Române, riferimento alla Via Pontica, voluta da Traiano, che nell’Impero romano portava da Bisanzio alla Dacia risalendo il Danubio. Il CFR Cluj nasce nel 1907, su iniziativa invece delle ferrovie statali. Inizia malissimo, e non solo perché perde la prima partita 23-0. Poi però si rifà. Nella storia, lo allenano due italiani, Cristiano Bergodi e Andrea Mandorlini, che è riuscito nel triplete (campionato, Coppa e Supercoppa di Romania). E in campo oggi? Il portiere di riserva è l’ex Sampdoria Karlo Letica, in attacco gioca Marko Dugandžić, passato per la Ternana. Di Mário Camora leggerai tra un po’. Restano un islandese, Rúnar Már Sigurjónsson, e un 36enne romeno di nome Ciprian Ioan Deac, col numero 10. La sua carriera è legata al Cluj. Ha giocato qui tra 2005 e 2007, tra 2008 e 2010, tra 2012 e 2015. Poi nel 2017 decide di fermarsi qui, dove tra l’altro è stato compagno di Roberto De Zerbi.

Luís Alberto e Álvaro Pereira

Sette campionati di Romania, quattro Coppe e altrettante Supercoppe. La curiosità? Tutto quanto dal 2008 a oggi. Prima, niente. Che filotto: dal 2018 al 2021, il campionato è roba esclusivamente loro. Quattro di fila, già, ora può arrivare anche il quinto. Merito di Iuliu Mureșan, presidente del Cluj dal luglio 2001 all’ottobre 2018: «Sono stato in carica per quasi vent’anni, ma in un certo senso è come se fossi arrivato ieri. Da soli, abbiamo vinto 8 trofei. Potrò dire ai miei nipoti di aver portato il club in Europa e Champions League». Ecco, a proposito. Nella Champions League 2008/09, i romeni battono la Roma all’Olimpico e pareggiano in casa col Chelsea 0-0. Il 5 dicembre 2012, vincono sorprendentemente in trasferta a Old Trafford. United battuto 1-0, grazie a una sassata di Luís Alberto – brasiliano, non spagnolo come il laziale – da fuori area. E i 70mila sugli spalti di Manchester applaudono la matricola romena. Quel Cluj è forte: terzo nel girone di Champions, passa in Europa League dove incontra l’Inter. Doppia sfida, 15 e 21 febbraio 2013. Due sconfitte, 2-0 e 3-0. Ma pure la gioia di aver ritrovato Álvaro Pereira, l’uruguagio nerazzurro che prima di far bene al Porto giocava proprio in Transilvania, col Cluj.

«A casa? Solo in vacanza»

Passano 250 km tra la città di Cluj-Napoca e il castello di Bran, celebre per aver probabilmente ospitato il conte Dracula nel romanzo dell’irlandese Bram Stocker. Cluj-Napoca è l’ex capitale della Transilvania, nonché città del Cluj, campione in carica di Romania. Radici nell’Impero austro-ungarico, sguardo decisamente verso Occidente. E non solo per via del suo capitano, un portoghese, terzino/centrocampista, di nome Mário Jorge Malico Paulino. Tutti lo chiamano Camora, è qui da undici anni e mezzo ed è una leggenda del Club. Ha vinto cinque campionati, una Coppa e due Supercoppe: «Tutto quel che sono, lo devo alla Romania. Ho moglie rumena, mi sento rumeno». Camora nasce a Benavente, la città natale di Gonçalo Guedes, sul fiume Tago prima che questo sfoci a Lisbona. Mário gioca in Portogallo, poi nel 2011 gli cambia la vita. Retrocede in seconda divisione col Naval e accetta l’offerta del Cluj. Da allora, 417 presenze – è lo straniero con più partite nella Serie A romena – e tanta fama: «Dal mio paese in Portogallo mi chiamano tutti, mi fanno i complimenti. A casa? Ci torno solo in vacanza. A fine carriera resterò qui».