Come Ibrahimovic sta cambiando il suo gioco dopo gli infortuni muscolari

by Redazione Cronache

I numerosi infortuni muscolari patiti in questa stagione hanno modificato il gioco di Ibrahimovic. Sabato sera, contro il Benevento, si è visto chiaramente. Lo svedese occupa porzioni di campo diverse rispetto a quanto aveva fatto nella prima parte di campionato. I problemi ai flessori, al polpaccio e agli adduttori che complessivamente gli hanno fatto saltare 72 giorni di allenamento e 19 partite lo hanno costretto a fare delle scelte. Zlatan ora gioca più centrale, più vicino all’area di rigore. «È un centravanti a cui piace venire a fare gioco, trovare la linea di passaggio per mandare il porta il compagno» ha spiegato a Dazn Stefano Pioli nel post partita. Eppure Ibra si muove un po’ meno per il terreno di gioco. Forse non si sente ancora completamente a posto o forse ha capito che andare a ricevere palla a metà campo lo stanca molto di più di quanto faceva qualche anno fa.

Evoluzione

Le heat maps*, le mappe di calore che indicano le zone occupate da un calciatore durante una gara, vanno però interpretate. È vero che soprattutto negli ultimi tre match di campionato, contro Sampdoria, Parma e Benevento, si registra una maggiore intensità nella fascia intorno ai trenta metri della metà campo offensiva, ma è altresì vero che la macchia di colore è ancora un po’ larga. Ibra continua a svariare, ma i tocchi a centrocampo e nella propria trequarti sono decisamente diminuiti. «Se quel testone avesse cominciato a puntare la porta quando glielo chiedevo io avrebbe segnato molto di più» ha raccontato il suo ex allenatore, Massimiliano Allegri, a Sky Calcio Club. «Dieci anni fa, quando abbiamo vinto lo scudetto, si faceva passare il pallone da tutte le parti, voleva creare gioco – ha detto il tecnico – ma poi in area chi ci andava? C’era bisogno che qualcuno che si inserisse, per questo mi sono inventato Boateng trequartista».

Doti innate

Ibra non mai perso l’istinto creativo fin dai tempi dell’Ajax, quando era più un 10 che un attaccante puro. «Gli ho insegnato a calciare» aveva dichiarato a Sky Sport nel 2017 Fabio Capello , che lo ha allenato per due anni alla Juventus. «Non finalizzava mai, cercava sempre l’assist» ha ricordato l’ex tecnico, sottolineando come desiderasse sempre fare il regista avanzato. Due o tre partite sono ancora un campione troppo limitato, ma possono indicare una tendenza. Contro i campani Ibrahimovic ha toccato 10 volte il pallone in area di rigore, quasi il doppio della sua media in campionato (6,23). Non è mai andato in fuorigioco, cosa che gli accade circa due volte a partita e soprattutto cinque dei suoi sette tiri hanno centrato lo specchio della porta, tra cui quello che ha generato il gol di Theo Hernandez. L’ 11 rossonero ha capito che se va in giro per il campo, se fa avanti e indietro, se si ferma per poi allungare a 50 metri dall’area avversaria, sottopone a un lavoro extra i suoi muscoli, rischiando delle ricadute. Non è un caso, infatti, che da febbraio in poi la sua cronaca infortuni assomigli alle montagne russe, con rientri, a volte forzati, e ulteriori stop.

 

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Vintage

Stando più vicino agli ultimi 15 metri, Zlatan può regalare giocate che per qualità, forza e inventiva non si vedevano da anni. La finta di corpo nello stretto  su Glik è Ibra vintage. Un salto indietro di una decina d’anni ma con la personalità di un veterano, che gli permette di  tenere il discorso pre-partita con i compagni in cerchio e di farsi scappare qualche «Dammi quella c***o di palla» di troppo. Sabato sera gli è mancato solo il gol. Montipò, in serata super, glielo ha negato tre volte. Non era fondamentale, quello che contava era tornare. La Champions del Milan dovrà passare anche dalle sue reti, ma per il nuovo Ibra, più bomber, potrebbe non essere un problema.

*Dati Wyscout