Cosa può garantire Ancelotti al Real Madrid?

by Redazione Cronache

Sono tre i motivi per cui il Real Madrid ha scelto di affidarsi per la seconda volta a Carlo Ancelotti: risparmio, conoscenza e sicurezza. È prima di tutto una questione di soldi: tanti, maledetti e subito, quelli chiesti da Conte e Pochettino come stipendio e come budget per rinforzare la squadra. Ma i conti in rosso del club e i 600 milioni di mutuo aperto per la ristrutturazione del Santiago Bernabéu hanno fatto cambiare idea al presidente Florentino Pérez. L’ex allenatore dell’Everton, con cui ha risolto un contratto valido fino al 2024, è perfettamente consapevole di cosa significhi sopportare la pressione dei media, dei soci e dei tifosi madrileni. C’è infine anche un tema di fiducia dello spogliatoio. Per chi comanda tra le mura di Valdebebas Ancelotti è una certezza, segno di un rapporto che nel 2015 è solo stato messo in pausa, ma non concluso. Nella notte di Lisbona, quando sono entrati nella storia della società vincendo la Decima Champions League nel derby contro l’Atlético in finale, i giocatori lo avevano celebrato in conferenza stampa. Non certo un gesto così usuale in un gruppo di star come Kroos, Modrid, Ronaldo, Bale e Benzema.

Giovani da crescere

Alcuni lo riaccoglieranno a braccia aperte, ma le stagioni passano per tutti. Diversamente da quanto avvenuto otto anni fa con Mourinho, la rosa che Ancelotti eredita da Zidane, suo ex vice, sembra meno promettente. I reduci dal ciclo delle tre Champions, Benzema, Casemiro, Varane, Carvajal, Kroos e Modric, sono nella fase conclusiva della loro carriera. Sergio Ramos non dovrebbe rinnovare, dato che non ha ancora raggiunto un accordo economico con il club. Certo ci sono giovani interessanti come Vinicius, Llorente e Rodrygo, ma anche per via di qualche infortunio di troppo non hanno mai dimostrato continuità di rendimento ad alto livello. Come riportato da Marca, però, ad aiutarlo nell’inserimento potrebbe esserci uno dei suoi calciatori di riferimento nella sua prima esperienza, Arbeloa. Dal mercato per ora è arrivato solo Alaba, a parametro zero dal Bayern Monaco. Il manifesto programmatico della campagna acquisti blanca: di soldi non ce ne sono, quindi o viene qualcuno in scadenza o con un contratto a un anno, oppure bisogna fare di necessità virtù. Nonostante i mezzi siano più limitati, le aspettative però non si abbassano.

Casting

Eppure il fascino di un ritorno a Madrid, in una città che ha apprezzato nel suo primo periodo da allenatore, si è rivelato troppo attraente per essere rifiutato. Nel congedarsi dall’Everton, l’ex tecnico del Milan ha scritto di «un’opportunità inaspettata, che credo sia la mossa giusta per me e la mia famiglia in questo momento». Ancelotti, però, giunge in Spagna non proprio da prima preferenza. Tra i nomi valutati dal Real Madrid per prendere il posto di Zidane ci sono stati anche Massimiliano Allegri, sfumato dopo la firma con la Juventus e una leggenda come Raúl, attuale manager della squadra B. Florentino Pérez non voleva ripetere lo stesso azzardo di Agnelli con Pirlo e in quest’ottica vedrebbe di buon grado la proposta che Raúl ha ricevuto nelle ultime settimane dall’Eintracht Francoforte: un’esperienza ideale per crescere e tornare a Madrid da allenatore formato.

 

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Perso l’appeal?

D’altro canto scegliere la terza opzione testimonia anche la perdita di fascino del club. Come analizzato da The Athletic, Il Real non riesce ad a sedurre un tecnico top proprio da sei anni, dalla precedente gestione Ancelotti. Da allora Pérez ha deciso sempre per soluzioni di ripiego, con alterni risultati: pessimi nel caso di Benitez e Lopetegui, ottimi con Zidane. Ancelotti in questo momento è da considerare un allenatore da seconda fascia. Non per il palmares, che parla di venti titoli, ma per le scelte degli ultimi due club. Nel trasferirsi al Napoli e all’Everton, Carletto ha privilegiato la vita fuori dal campo, per differenti ragioni: il clima, metaforico e non, sotto il Vesuvio e la serenità con cui ci si approccia al calcio in Inghilterra. Ora è pronto per una prova più impegnativa, si sente preparato per rituffarsi nel calderone blanco. Inoltre lo stuzzica un particolare record. Come scritto dal giornalista esperto di statistica Giuseppe Pastore, se arrivasse primo in campionato, Ancelotti diventerebbe l’unico allenatore della storia ad aver vinto i cinque tornei top in Europa: Liga, Bundesliga, Serie A, Premier League e Ligue 1.

Serenità

Nel suo primo periodo a Madrid ha messo in bacheca quattro trofei in due stagioni. Oltre alla Champions, con lui le merengues hanno alzato la Supercoppa Europa e spagnola e anche il Mondiale per Club. Nella seconda annata, 2014/2015, la squadra viaggiava a ritmo serrato, con 22 vittorie consecutive da agosto a dicembre. L’ultima, il 2-0 contro il San Lorenzo che ha permesso agli spagnoli di diventare campioni del mondo. Poi a invertire il trend ci si sono messi gli infortuni di alcuni uomini chiavi, come Modric, Ramos e James Rodriguez. Eppure fino al gol di un canterano, Morata, il Real aveva un piede in finale di Champions. Non è bastato ad evitare l’esonero, formalizzato esattamente un anno dopo la conquista della Decima. Un provvedimento mai realmente approvato dai giocatori, in particolare da Cristiano Ronaldo che ancora oggi gli scrive ogni volta che cambia panchina. Poco importa, restano i ricordi. I rimpianti, invece, si sono affievoliti. Ha firmato un contratto di tre anni ma non resterebbe molto sorpreso se non dovesse portarlo a termine. Lo sa, è Madrid. Che val bene un po’ di stress.