Da Lipari alla Fiorentina: la scalata alla gloria del muratore Riganò

by Cesare Ragionieri

di Cesare Ragionieri

La storia di Christian Riganò è un po’ il sogno di tutti noi amanti del calcio. Dalla Promozione, passando per l’Eccellenza, la Serie D e la C2, fino alla Serie A e la Liga spagnola, per poi finire tornando nel calcio dilettantistico. Riganò ha vissuto ogni sfumatura del pallone, tant’è che ha giocato in 9 campionati su 10: gli è mancata soltanto la Terza Categoria. L’unico rimpianto, come ha dichiarato lui stesso, è stato quello di non aver mai vestito la maglia della Nazionale. ‘Per colpa’ dei tanti attaccanti italiani che affollavano i campi di Serie A all’inizio degli anni Duemila.

Gli inizi 

A neanche vent’anni la prima stagione in Eccellenza, con la maglia del suo Lipari: 15 gol in 25 presenze il suo bottino. Nelle stagioni successive continua a spaccare la rete, facendo la spola tra Eccellenza e Promozione. Continuando, nel frattempo, a svolgere il lavoro di muratore. Poi, nel 1997-98, ecco la prima chance: lo chiama il Messina, in Serie D. Fa fatica a segnare, così accetta la chiamata dell’Igea Virtus: in due stagioni realizza 28 gol, guadagnandosi sul campo la chiamata del Taranto in C2. Nella prima stagione guida la squadra alla promozione, segnando 14 gol in 31 partite. In C1 la prima vera esplosione: 28 gol in 37 incontri, che gli valgono l’occasione più grande della sua carriera. Che non si farà sfuggire, ma anzi dimostrerà con gli interessi di essersela meritata.

La Florentia Viola

La Fiorentina, reduce dal fallimento e dalla discesa agli inferi, riparte dalla C2. E decide di affidare l’attacco della Florentia Viola – questo il nome della nuova società – proprio a Riganò. Che diventa così il nuovo idolo della Curva Fiesole, che segue la propria squadra in ogni trasferta. Pronti, via e all’esordio segna subito una doppietta nel 5-1 contro il Castel di Sangro. Il bottino finale nella prima stagione in riva all’Arno sarà di 30 gol in 32 partite. Con alcune perle niente male, tra cui il gol decisivo al Como nello scontro diretto. Quanto basta per vincere il campionato, dominare la classifica marcatori e guadagnarsi la promozione in C1. Un campionato in cui la Fiorentina, finalmente tornata al nome originale, non ci giocherà mai perché verrà ripescata in Serie B. L’attaccante siciliano nel frattempo, è diventato il nuovo idolo dei tifosi viola: pur passando da Batistuta a Riganò nel giro di pochi anni, si riconoscono nel bomber di Lipari e nella sua voglia di rivalsa. Tanto da dedicargli uno striscione entrato di diritto nella storia del club: «Dio perdona, Riga-nò».

 

Il purgatorio viola

La Serie B, dunque. Un campionato che la Fiorentina non si aspettava di dover giocare, visto che l’annuncio del ripescaggio arrivò nella seconda metà di agosto. Un doppio salto che non spaventò Riganò, che anche in quella stagione fu il capocannoniere della Viola con 26 gol. Meglio di lui, in quella stagione, soltanto Toni (30), Lucarelli (29) e Protti (25). Quella stagione si concluse con una cavalcata impressionante che portò la Fiorentina fino allo spareggio per andare in Serie A contro il Perugia. Due partite che Riganò non gioco a causa dell’infortunio ai flessori rimediato contro il Torino, ma fortunatamente per i tifosi viola ci pensò Fantini a mandare in paradiso Firenze e i suoi tifosi.

La Serie A, finalmente

A 31 anni suonati, Riganò si affacciava con l’entusiasmo dei giovani alla prima stagione in Serie A. Promosso a capitano della Fiorentina, segnò subito una doppietta decisiva in Coppa Italia contro l’Hellas Verona. Poi l’esordio, all’Olimpico contro la Roma: la sua partita durò meno di mezzora, dovendo lasciare il campo a causa di un infortunio muscolare che lo terrà fuori per diverse settimane. Ad ottobre i Della Valle lo ricompensarono per tutto quello che aveva fatto di buono per la Fiorentina fino al 2007. Ma Riganò voleva tornare in campo ad aiutare la sua squadra: dovette aspettare fino ad un pomeriggio di metà novembre, quando subentrò a Nakata nel secondo tempo della partita contro il Livorno. La sua Viola stava perdendo, ma Riganò cambiò le sorti di quel giorno con il colpo di testa che valse alla Fiorentina il pareggio e a lui il primo gol in Serie A.

Quella fu una stagione sfortunata per il bomber di Lipari, costellata da continui infortuni che ne limitarono il rendimento. La squadra di Dino Zoff si salvò all’ultima giornata, vincendo 3-0 contro il Brescia anche grazie al timbro di Riganò. 18 presenze e 4 reti, questo il suo bottino nella prima stagione di Serie A. Il club dei Della Valle, però, pensava già in alto e in estate acquistò dal Palermo Luca Toni. Così la Fiorentina, negli ultimi giorni di mercato, lo cedette in prestito all’Empoli: il club toscano conquistò l’ottavo posto finale in classifica e Riganò contribuì con 5 gol, di cui uno proprio alla sua ex squadra, in 33 presenze.

La seconda giovinezza

Alla fine della stagione tornò alla Fiorentina, che però lo lasciò libero di andarsene. Come in un cerchio che finalmente si chiude, Riganò accettò la proposta del Messina rimanendo così in Serie A. Per il bomber di Lipari sarà una stagione memorabile, un po’ meno per la società siciliana che a fine stagione retrocederà in Serie B. Alla fine del campionato il bottino parlava chiaro: 19 gol in 27 partite, stabilendo così il proprio record personale di marcature in Serie A e diventando il giocatore più prolifico nel campionato di massima serie nella storia del Messina. E se non ci fosse stato quell’infortunio a metà stagione, che lo costrinse ai box per quasi due mesi, i numeri sarebbero stati sicuramente ancora più sorprendenti. Quei 19 gol gli valsero il terzo posto nella classifica capocannonieri, dietro solo a Totti (26) e Lucarelli (20) ma davanti a mostri sacri quali Mutu, Crespo e Gilardino.

Negli occhi di tutti rimase uno dei due gol con cui abbatté la Reggina nel Derby dello Stretto. Movimento a smarcarsi ai 30 metri, controllo spalle alle porte, tocco con la suola del piede e pallone dietro la gamba d’appoggio per girarsi e mandare fuori giri il diretto marcatore. Non basta? Altro tocco per continuare la corsa e aggirare l’intervento di un latro difensore e poi il piattone imparabile che scavalca il portiere e termina la sua corsa in rete. Un capolavoro che in Serie A tutti si sarebbero aspettati dai grandi campioni, ma certamente non da un centravanti vecchio stampo di 33 anni.

La Liga e l’inizio della discesa

A fine stagione lasciò, non senza qualche strascico, il Messina scegliendo di cogliere l’ultima occasione della sua carriera calcistica. Accettò l’offerta del Levante e assieme all’ex compagno Storari andò ad infoltire la pattuglia italiana già presente nel club spagnolo, composta da Tommasi, Cirillo e mister De Biasi. L’avventura in Liga, però, non andò bene e durò soltanto metà stagione: il tempo sufficiente per Riganò per segnare 4 gol in 13 partite, tra cui un bellissimo gol al volo da fuori area. Tornò così in Toscana, in quella che ormai era diventata la sua nuova casa. A gennaio approdò al Siena, in cui riuscì a segnare soltanto un gol in 17 partite. Sarà il suo ultimo timbro in Serie A, prima di cominciare la discesa verso i bassifondi del calcio italiano. Prima la Ternana e poi la Cremonese, due stagioni condite da un solo gol.

L’ultimo Riganò

Così il nuovo ritorno in Toscana, dove ripartì la sua avventura. Riganò sceglie di tornare alla base, nei campi per periferia: quelli in cui si gioca per divertirsi, sperando di fare il grande salto. Proprio lui che il “grande salto” lo aveva fatto, diventando un mito oltre che un esempio. Prima la Rondinella in Promozione, con 10 gol in 8 partite: poi l’Eccellenza con il Jolly Montemurlo, 10 reti in 11 presenze. Nel dicembre del 2011 scende in Seconda Categoria, segnando 22 gol in 16 partite con l’Audax Montevarchi. Risale in Promozione con il Benaco Bardolino, ma è un apparizione fugace condita da 4 centri in 5 partite. Infine, nel 2013-14, quella che sembrava dovesse essere l’ultima avventura col calcio giocato: 16 gol in altrettante partite in Prima Categoria, con la maglia della Settignanese. Torna nella stagione successiva con la maglia dell’Incisa Valdarno, segnando una doppietta che finirà sulle pagine dei giornali. Il secondo dei due gol, infatti, è un capolavoro assoluto: Riganò recupera palla nel cerchio di centrocampo, ma il più compagno più vicino è lontano almeno 10 metri. Con lo sguardo vede che il portiere avversario è fuori dalla porta e decide di beffarlo con un esterno destro dai 40 metri che sbatte sul palo prima di entrare in porta. L’ultimo capolavoro del bomber di Lipari.

Riganò oggi

Dopo aver appeso definitivamente gli scarpini al chiodo, Riganò ha deciso di proseguire nel mondo del calcio. Dal campo alla panchina, prendendo il patentino da allenatore dopo aver frequentato il corso di Coverciano, in quella Firenze dove abita tutt’oggi e che rimarrà per sempre sua. Sogna di allenare nel calcio professionistico e in attesa del Master, sta facendo la gavetta in Prima Categoria. Un po’ il percorso fatto da calciatore, quando da muratore è diventato in pochi anni l’idolo di una città e dei suoi tifosi. Perché, come recitava uno striscione della Fiesole, «Dio perdona, Riga-no».