«Sono un guerriero, mica un poeta!». Dante e il Nizza, una storia d’amore

by Redazione Cronache

Quando sbarca per la prima volta in Costa Azzurra, Dante Bonfim Costa Santos è spaesato. È il 22 agosto 2016. Otto giorni prima, c’è stato un attentato sulla Promenade des Anglais: «Ancora oggi, quando passeggio, mi fermo a guardare le ghirlande di fiori». La strage è una ferita aperta ma c’è chi va ugualmente all’aeroporto, con una parrucca in testa, ad attendere il nuovo acquisto: «Mica passo inosservato, con questi capelli». Pure per questo, un suo amico lancia una linea di vestiti e Dante gli fa da testimonial. Immaginati un brasiliano nella città europea più assolata d’Europa, con un sorriso contagioso: «In Germania fa freddo, qui è bellissimo. Quante risate con mio padre». Padre, di professione pittore, che ha scelto il suo nome: «Non so se gli piacesse Dante, l’italiano. Poi io sono un guerriero, mica un poeta». Padre che lascia la famiglia quando Dante è piccolo: «Vivo con mia madre e mia sorella, non è stato facile». Così, al primo provino, è costretto a vendere il suo Nintendo 64 per pagarsi il biglietto del bus. Non una tratta qualsiasi. Da Bahia a Panamà, 36 ore di strada.

Dante e il Nizza, una storia d’amore

Comme une histoire d’amour. Come una storia d’amore. È giovedì quando, con queste esatte parole, Dante annuncia un rinnovo di contratto annuale col Nizza. È il capitano dei rossoneri, la sorpresa di questa stagione di Ligue 1. Ha 28 anni. Ne ha vissute tante. In panchina c’era Lucien Favre, in campo Mario Balotelli: «Credevo fosse molto più pazzo». Al primo anno, con Dante, il Nizza è campione d’inverno e termina la stagione 2016/17 con un record: 78 punti e terzo posto in classifica. Vale la Champions League. Ma ai playoff c’è il Napoli, che vince 2-0 in casa e 2-0 in trasferta. Sentenza. Dante va in Europa League, becca la Lazio e segna allo Zulte Waregem. L’anno dopo c’è Vieira e a 35 anni il brasiliano ha la fascia da capitano al braccio. Dall’estate 2019, invece, cambia numero. Prima ha il 31, «perché ai tempi del Lille volevo il 13 e non me l’hanno dato, così ora lo prendo a cifre invertite». Poi sceglie il 4. Il 2 novembre 2020 si rompe il legamento crociato del ginocchio sinistro. Dante ha 37 anni ed è all’ultimo anno di contratto. Fine?

«È lui il mio capitano»

Ovviamente no. Mentre sul campo naufraga il progetto Vieira, e il tecnico del Nizza diventa il romeno Adrian Ursea, a gennaio il club acquista frettolosamente due difensori: Jean-Clair Todibo e William Saliba. Il primo è stato riscattato in estate, il secondo è finito agli odiati rivali del Marsiglia. E Dante è tornato in campo, nel precampionato estivo. Recupero riuscito. Sulla panchina del Nizza c’è Christophe Galtier, fresco del campionato di Francia vinto col Lilla. Quando vede Dante la prima volta, esclama: «È lui il mio capitano». Comman-Dante. Non è un gioco di parole inutile. Da tempo Fabrice Mauro, lo speaker dell’Allianz Riviera, annuncia così il brasiliano. Idolo dei tifosi: «Siamo a Nizza, siamo in uno dei posti più belli al mondo». Mauro ha un motivo extra per gridare al cielo della Costa Azzurra il nome Comman-Dante. Perché giovedì, come detto, il brasiliano ha annunciato il prolungamento di contratto col Nizza e l’ha fatto nella conferenza stampa prima della partita col Paris Saint-Germain, di stasera. Il PSG che è uscito dalla Coppa di Francia col Nizza. Ai rigori. Uno l’ha calciato Dante, con questo cucchiaio…

Champions e Mineiraço

A chi gli chiedeva per quale motivo avesse accettato il Nizza, Dante rispondeva: «Mi mancava qualcosa. Ero in Germania da otto anni. Volevo provare un’altra cultura, altre persone, un altro paese». Sbagliato. Perché Dante in Francia gioca già dal 2004 al 2006, nel Lille di Claude Puel. I prestiti in Belgio, Charleroi e Standard Liegi, quindi nel 2008 il Borussia Mönchengladbach. Se sommi qui, Bayern Monaco e Wolfsburg, Dante ha oltre 200 presenze in Bundesliga. Ha vinto tre campionati di Germania e una Champions League, al fianco dell’amico Franck Ribéry. Ha pure 13 presenze con la Seleçao brasiliana, ma è un capitolo dolente. Una è il Mineiraço, il famoso 7-1 subito dalla Germania l’8 luglio 2014: «Quella notte ho pianto. Giocare la semifinale è stato bello, ma in tanti mi hanno voltato le spalle». Pazienza. Si riparte. Alimentazione curata, sane dormite – tra le 10 e 11 ore di sonno al giorno -, poi il banjo, il sorriso e la solita capigliatura: anche così continua la storia d’amore tra Dante e il Nizza.