De Rossi: «Criticare Fonseca è da folli. Luis Enrique? È andato via lui, non glielo perdonerò mai»

by Redazione Cronache

Daniele De Rossi parla così durante la live Twitch della Bobo Tv. Dall’ipotetico passaggio alla Fiorentina fino ai temi più scottanti del nostro calcio, ecco quanto affermato.

PIAZZE E AMBIZIONI – «Per la Fiorentina non ero pronto a livello legale, i discorsi si concludono lì. Ho detto lo stesso quando ho parlato di Pirlo: già uno che ha il coraggio, che si prende una responsabilità, in cuor suo è pronto. Poi c’è da vincere le partite. Roma è sempre stata una città molto opprimente, mio papà quando perde una partita è infastidito e vive un calcio che non ti mette questa pressione di risultati. Questo lavoro potrebbe metterci di fronte alla realtà in cui vai, prepari gli allenamenti e dopo un mese stai a casa. Sono elettrizzato dall’idea di iniziare. Farlo in una piazza bella carica e grande mi sarebbe piaciuto tantissimo e mi piacerebbe».

IDEA CALCISTICA – «Per me il migliore è Guardiola, il problema è che tutti capiscono ciò che fa ma quasi nessuno riesce a rifarlo. Se devo iniziare, mi piacerebbe farlo con quella filosofia lì. Ha cambiato il calcio, l’ha capovolto. Avrebbe vinto meno senza Messi, Iniesta, ecc. Ma nell’ultima fase della carriera l’abbiamo vissuto, faceva il possesso palla a zero tocchi: vedeva e aveva studiato un calcio diverso dal nostro».

FONSECA – «È quarto in classifica, ora la Roma ha Udinese e Benevento, magari tra due settimane non sarà neanche più quarto. Mettere in discussione Fonseca è follia. Ha vissuto alti e bassi, è innegabile che contro le squadre più forti la Roma stia facendo più fatica. Ma c’è da scindere: la società è dalla sua parte giustamente, la squadra sa quello che deve fare. Non ci si deve accontentare di vincere con le piccole e perdere dignitosamente con le grandi, bisogna ambire a qualcosa di più. Ma per il gioco e per i risultati, è in piena linea se non qualcosa in più. Non sono d’accordo con chi metteva la Roma settima o ottava, la Roma è forte e non è inferiore a Milan, Napoli, Lazio o Atalanta. Ma sta rispettando le aspettative. Poi c’è il discorso di ambizione: noi eravamo arrivati a pensare in una maniera che quando arrivavamo secondi ci dava fastidio. L’anno scorso parlavo con un dirigente della Roma che mi diceva che tutto filava liscio ed erano contentissimi: era quinta dietro al Cagliari. Dire che andasse tutto bene da quinti in classifica non era giusto, ma dire che andava tutto male quando era a quattro punti dalla prima, è follia».

LUIS ENRIQUE – «È andato via lui, non glielo perdonerò mai. Ha subito critiche eccessive, se hai idee come le sue un anno è poco. La sua idea di calcio ci era sconosciuta: il primo giorno ha preso un pallone, ha tirato in mezzo al campo e ha detto ‘giocate’. Abbiamo pensato: ‘Questo è matto’. Doveva capire come noi interpretavamo il calcio. Pur non avendo risultati incredibili, ci ha cambiato modo di giocare. Era scattato qualcosa: non credo che avremmo vinto quello che ha vinto col Barcellona, ma ci saremmo divertiti tanto».

CALCIO ARGENTINO – «Gli argentini stessi pensano che il loro calcio faccia schifo, ma non è vero che è sempre così. Ci sono anche stadi molto brutti e squadre che giocano male, ma loro sono i primi che pensano di essere inferiori come calcio. E invece hanno strutture impressionanti, vere. Sono andato lì con un po’ di pregiudizio, dentro al campo non succede nulla. I giocatori hanno un calcio incredibile, alcune squadre sono più organizzate di altre ma come in Italia o in Inghilterra. Loro sono i primi che devono rendersi in conto che non c’è questo divario, ma lì c’è un calcio rispettabilissimo, non parliamo di terzo mondo».