Il River Plate sta dando una grande lezione alle squadre italiane fuori dal campo. E soprattutto, sta riscrivendo la storia delle tecnologie nel calcio.
Quando si pensa al Sudamerica ci vengono in mente il vecchio amore per il calcio, il tifo quello vero e verace. Lo associamo a un calcio d’altri tempi, di cuore, non sicuramente a tecnologia e innovazione. Invece il River Plate è una delle società più all’avanguardia del mondo. Un esempio: al Monumental, appena restaurato e arrivato a 85,018 posti a sedere, non serve il biglietto, si accede tramite riconoscimento facciale.
Un punto fondamentale per tutto questo sono i soci. Infatti il River ne conta più di 350mila. A febbraio sono stato ospite de LaLiga, il campionato spagnolo, in una tre giorni dove alcuni dei più grandi club di tutto il mondo – oltre a Cronache – raccontavano le loro innovazioni, e lì ho conosciuto Ignacio Villarroel, vicepresidente del River, che mi ha spiegato nel dettaglio una società che mi ha stupito. Ha saputo fidelizzare in modo incredibile i propri tifosi: sono sempre più di 84mila allo stadio e hanno realizzato oltre 70 partite consecutive con sold out.
Il River ha rivoluzionato il mondo della fidelizzazione dei tifosi: sulla piattaforma River ID ci sono oltre 1,3 milioni di tifosi registrati e ai soci vengono garantiti accessi prioritari, sconti su acquisti e altri benefit. La mission del club è chiara: scalabilità delle iniziative e sopportazione dell’alta richiesta che sopraggiunge da parte dei supporters.
Ma sapete qual è il vero dato? Mentre le squadre europee, in particolar modo quelle italiane, vivono legate indissolubilmente agli introiti dei diritti televisivi, il River fa tutt’altro. Gli introiti relativi alle televisioni sono soltanto l’8% del totale: dal ticketing e dai soci, e quindi dalla fidelizzazione, arriva il 47% degli introiti totale. Un numero enorme, a cui si somma il 13% di introiti dagli abbonamenti. Sponsor e merch fanno il 15% della fetta e un altro 10% è composto da eventi e hospitality (in questo, nei giorni senza partita, solo i soci possono visitare lo stadio). Tutto senza contare le plusvalenze.
Questo perché in una società dove lavorano oltre 900 dipendenti, suddivisi in 11 aree, è fondamentale un altro concetto: polisportiva. Infatti il River non è solo calcio: basket, futsal, handball, pallavolo e pallamano, nuoto, tennis, ginnastica ritmica e hockey su prato. Chi più ne ha, più ne metta.
L’experience al centro di tutto. Il River continua a spingere: l’ingresso tramite riconoscimento facciale è solo l’ultima sfida vinta. A ottobre 2024 ha chiuso il bilancio più in attivo di sempre: 64 milioni di dollari.